Gli spettatori si sono innamorati di lei vedendola nei panni dell'anticonformista maestra Mara in La giusta distanza di Carlo Mazzacurati, ma l'esordio di Valentina Lodovini sul grande schermo risale al 2004 con Ovunque sei. Da lì in poi è un trionfo di ruoli che valorizza la bellezza mediterranea e il carisma dell'attrice: Marco Risi la vuole nei panni della fidanzata di Giancarlo Siani in Fortapàsc, Claudio Bisio se la ritrova come partner nel divertente Benvenuti al Sud e nel sequel, Benvenuti al Nord, e Daniele Vicari la chiama nel drammatico Il passato è una terra straniera. Nella carriera eclettica della Lodovini c'è spazio anche per due pellicole fuori dal comune come Tre tocchi, ancora di Marco Risi, e Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi. Nel primo film Valentina interpreta la donna dei sogni che i protagonisti vorrebbero incontrare, nel secondo interpreta la vicina di casa che il protagonista non sembra notare. E poi c'è la televisione, l'esilarante serie comica Boris, L'Ispettore Coliandro, Il Commissario Montalbano, Il segreto dell'acqua e la miniserie Coco Chanel, di cui è protagonista.
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Valentina Lodovini, madrina della tredicesima edizione di Parlare di Cinema a Castiglioncello, smentisce ridendo la nomea di "persona difficile" e ammette invece di essere un'inguaribile cinefila che passa gran parte del suo tempo libero al cinema. "A volte è difficile lavorare con chi ha visto troppi film. I confronti sono inevitabili. Le attrici come me sono sempre alla ricerca di nuovi ruoli. Da questo punto di vista l'industria americana lancia le mode, adesso sono comparse saghe come Hunger Games che vedono protagoniste giovani donne forti. A me piacerebbe avere a disposizione una maggior scelta per non rischiare di essere rinchiusa in uno stereotipo, ma in Italia siamo un po' indietro. Non so se è per mancanza di fantasia, ma dopo Benvenuti al Sud mi hanno offerto un sacco di ruoli fotocopia. Li ho rifiutati tutti. Dico tanti no, perché è con i no che si costruisce una carriera, non con i sì".
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"Non voglio interpretare personaggi, ma persone"
Oggi la situazione nel cinema italiano, a livello di ruoli femminili, sembra migliorata. Valentina Lodovini lo riconosce e afferma: "Lotto sempre per non interpretare personaggi funzionali perché nella vita nessuna è la fidanzata di..., la moglie di.... Siamo tutte persone, ognuna con un carattere ben definito. Negli ultimi due anni anche da noi qualcosa si sta smuovendo. L'unica distinzione che io faccio è tra film belli e brutti. La bellezza dei film dipende dalla sceneggiatura che ne è la spina dorsale. Mi sento fortunata a fare quello che faccio, ma sento anche che il grande ruolo, quello che fa la differenza in una carriera, non l'ho ancora avuto". Nonostante la mancanza nel curriculum, la Lodovini ha dei film a cui dimostra di essere particolarmente legata. In particolare Fortapasc. "Tenevo molto alla figura di Giancarlo Siani e volevo che non fosse ritratto come eroe. Non lo era, Siani era una persona come tante, era giovanissimo, è noto per essere stato l'unico giornalista ucciso dalla camorra, ma noi volevamo mostrarlo nella sua normalità, nelle sue debolezze".
Il lavoro dell'attrice, nel caso di Valentina Lodovini, è una lotta contro i cliché. L'attrice non si sente di aderire a quel modello di femminilità nevrotico e urlato che va per la maggiore in tanto cinema italiano e ribadisce che il compito del cinema è quello di rappresentare ogni tipo di individuo. Pur avendo detto tanti no, la Lodovini non sembra però tipo di pentirsi. "Guardando ogni tipo di film, a maggior ragione quando rifiuto un ruolo voglio subito andare a vedere che cosa ne hanno fatto senza di me. Magari ho sbagliato, hanno fatto delle belle cose, ma il pentimento non mi appartiene. Se ho rifiutato un ruolo, c'erano delle motivazioni".
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La poesia della pellicola
I numeri del cinema, soprattutto di quello italiano non sono rassicuranti e i cambiamenti a cui l'industria è andata incontro negli ultimi anni hanno costretto molto addetti ai lavori ad adeguarsi. Valentina Lodovini si dichiara una tradizionalista e ammette: "Ho sofferto atrocemente il passaggio dalla pellicola al digitale. Odio il digitale, mi mancano l'odore e il suono della pellicola. Secondo me riesce ad agganciare meglio le storie e i sentimenti, ha una componente poetica. Il digitale è freddo. Ma a un certo punto bisogna adeguarsi, non possiamo far finta che il linguaggio non sia cambiato. La generazione prima di me aveva un ottimo cinema e un'ottima tv, la mia generazione aveva una buona tv e catalizzava un buon cinema, oggi i ragazzi hanno il web, hanno le serie".
Quali dovrebbero essere le caratteristiche del regista perfetto per Valentina Lodovini? Di fronte a questa domanda l'attrice ride e confessa: "Ho lavorato con tanti registi e ho incontrato autori fantastici, capaci di destabilizzarti, di leggerti dentro. Quello che mi manca è un'esperienza totalitaria, un regista che mi prenda per mano e mi porti a fare un viaggio fuori e dentro il set per un'immersione totale nel personaggio. Ancora non mi è mai capitato. Ciò che chiedo a un regista è che rispetti la troupe, e apprezzo coloro che sanno imprimere la vita nelle scene. E' raro, ma quando accade è magnifico". Nonostante il suo attaccamento al passato e agli strumenti della tradizione, a sorpresa il nuovo film in cui vedremo prossimamente Valentina Lodovini arriva dal web, si intitola Si muore tutti democristiani ed è diretto dal team de Il terzo segreto di Satira. "Anche io mi sono messa al passo coi tempi" scherza l'attrice. "Sarà una sorpresa, vedrete".