La guerra tra i vampiri e i Lycans continua, ed entrambe le fazioni danno la caccia a Selene: i vampiri vogliono giustiziarla per aver ucciso Viktor e Markus, mentre i licantropi vogliono sfruttarla per localizzare la di lei figlia Eve, il cui sangue può essere usato per creare un esercito di creature ibride invincibili. Un gruppo di vampiri decide di concedere la clemenza a Selene per ottenere il suo aiuto nell'addestramento dei soldati, ma i tradimenti sono dietro l'angolo e lei si ritrova ancora una volta nel bel mezzo di uno scontro all'ultimo sangue, che potrebbe anche risolvere il mistero della scomparsa di Michael Corvin...
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Saga immortale
Sono passati quasi quattordici anni dall'uscita del primo Underworld, un prodotto puramente pulp che applicava le lezioni di genere di Blade su scala più larga, con una lotta millenaria tra vampiri e lupi mannari e una reinvenzione intrigante della mitologia legata ad entrambi i mostri (con l'evolversi del franchise era addirittura previsto un crossover con I, Frankenstein, ma l'insuccesso commerciale di quest'ultimo ha portato alla cancellazione del progetto). Un capostipite modesto e piuttosto godibile, che lanciò la carriera action di Kate Beckinsale e quella cinematografica del regista Len Wiseman, quest'ultima con risultati non proprio entusiasmanti (vedi alle voci Die Hard - Vivere o morire e Total Recall - Atto di Forza). Fu anche, insieme al primigenio Resident Evil, arrivato nelle sale un anno prima, l'inauguratore dei franchise di punta della Screen Gems, etichetta di genere della Sony che ha saputo sfruttare bene - per lo meno a livello finanziario - le avventure di due eroine forti come Selene e Alice (Milla Jovovich), entrambe destinate, in teoria, a congedarsi dal pubblico dopo il sesto capitolo (Resident Evil - The Final Chapter è uscito qualche mese fa, mentre il sesto Underworld sarebbe già in fase di preparazione).
Prima di arrivare al capolinea è però necessario l'intermezzo costituito da Underworld - Blood Wars, che dopo la deriva più moderna del precedente Underworld: il risveglio 3D ritorna alle radici del franchise e alle gerarchie di vampiri e Lycans, sebbene la guerra tra le due fazioni abbia perso un po' di mordente - passateci il termine - con l'uscita di scena dei due personaggi più interessanti della saga, Viktor (Bill Nighy) e Lucian (Michael Sheen), uccisi nel primo film e rivisti sotto forma di flashback in Underworld: Evolution e nel prequel Underworld: La ribellione dei Lycans. Come da consuetudine, è la voce narrante di Selene a guidarci, con un riassunto delle puntate precedenti che si rivela necessario dopo cinque anni di pausa tra un episodio e l'altro, e ci ricorda anche la premessa originale dell'operazione, ormai annacquata a forza di espansioni mitologiche: l'amore proibito fra Selene e Michael Corvin, ibrido fra vampiro e licantropo che manca all'appello dalla fine del secondo film, salvo occasionali usi di immagini d'archivio e controfigure per compensare la defezione del suo interprete Scott Speedman. La contaminazione fra intimo ed epico costituiva una parte non indifferente del fascino del primo episodio, ma nel contesto generale delle ambizioni della saga è un lontano ricordo.
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Esordio anemico
Per la regia del quinto episodio si è scelto di puntare sulla debuttante (o quasi) Anna Foerster, cineasta di origini tedesche che si è fatta le ossa come regista della seconda unità e direttrice della fotografia, principalmente al servizio di Roland Emmerich da Independence Day in poi, prima di esordire propriamente dietro la macchina da presa con episodi di serie come Criminal Minds e Outlander. Una gavetta che è al contempo un vantaggio e uno svantaggio per la sua prima regia cinematografica: da un lato, l'esperienza catodica è utile per capire che in un franchise tende ad esserci un equilibrio tra la sensibilità artistica del regista e le esigenze aziendali legate alla prosecuzione della saga (e l'esperienza alla corte di Emmerich è evidente nelle sequenze d'azione); dall'altro, il suo essere stato solo una mestierante per il piccolo schermo ha fatto sì che manchi quel qualcosa di personale capace di infondere un minimo di vitalità al quinto capitolo di un meccanismo narrativo che si sta progressivamente arrugginendo.
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Solo nelle sparatorie e scene affini è possibile scorgere squarci di vitalità, e se Underworld: Blood Wars fosse un film d'azione puro si potrebbe parlare di un esercizio scolastico, modesto ma comunque con un suo perché. Ma così non è, e ogni volta che vengono sospesi i massacri la narrazione cede il posto ai tempi morti, con complotti nelle stanze del potere vampiresco che non possono che far pensare, vista anche la partecipazione di attori come Charles Dance e Tobias Menzies, ad un prodotto confezionato molto meglio come Il trono di spade. E se per gli episodi precedenti si poteva anche tirare in ballo la scusante che, malgrado la scarsa qualità del risultato finale, si avesse a che fare con un prodotto più adulto rispetto all'altro franchise vampiresco che andava per la maggiore alcuni anni fa, oggi quella giustificazione non sussiste più, e non resta che chiedersi cosa potranno mai inventarsi di sufficientemente "nuovo" per l'episodio conclusivo, ammesso che gli incassi lo rendano strategicamente fattibile. In caso contrario, se questo dovesse essere l'ultimo episodio, non possiamo considerarci dispiaciuti.
Movieplayer.it
2.0/5