Un Matthew McConaughey da Oscar. Una Jennifer Garner intensa e, col passare del tempo, sempre più bella. Una storia struggente diretta da un autore già nel mirino dei cinefili come il canadese Jean-Marc Vallee. Ma la star di oggi, al Festival di Roma, è Jared Leto. Il poliedrico attore e cantante, che stasera sfilerà sul red carpet insieme al fratello Shannon Leto e all'amico Tomo Miličević, membri della rock band 30 Seconds to Mars, si cimenta con un altro ruolo che richiede una notevole trasformazione fisica. Jared è il trans Rayon, contraltare "femminile" del rude cowboy che si scopre malato di AIDS interpretato da Matthew McConaughey. Il film è uno straordinario atto d'accusa contro l'omofobia, ma approfondirne le tematiche è difficile in una conferenza stampa che quasi immediatamente si trasforma in uno show di Leto. Capelli lunghi, occhiali scuri, look da rockstar, Jared ammicca al suo pubblico, saluta donne e uomini con un languido 'Ciao' e non si stanca di riceve complimenti da parte del gentil sesso.
Jared, il lavoro che tu e Matthew McConaughey avete sostenuto per trasformarvi nei vostri personaggi è incredibile. Avete perso peso, plasmato i vostri corpi e la vostra andatura. Puntate all'Oscar?Jared Leto: Non importa quanto peso perdi, ma come il cambiamento ti influenza. Volevo cambiare fisicamente per capire cosa prova il mio personaggio. Mi sento molto fortunato ad aver avuto la possibilità di interpretare un ruolo complesso e commovente come Rayon.
E' stato difficile interpretare un trans?
In realtà Rayon vuole essere una donna, si sente una donna. La sua è una situazione delicata. Io non volevo che il mio personaggio fosse un cliché, ma volevo dargli una verità e un'intensità.
Non ti vediamo molto al cinema. Perché reciti così raramente?
Non mi interessa fare tanti film, ma fare film interessanti. La musica assorbe quasi tutte le mie energie. L'ultimo film che ho fatto prima di Dallas Buyers Club era Mr. Nobody.
Secondo te perché Mr. Nobody ci ha messo quattro anni ad arrivare nei cinema in America?
Buona domanda. Credo che il film fosse una sfida per il pubblico americano, abituato a ben altro, ma sono felice che ora finalmente arrivi in sala.
Che cosa ti ha spinto ad accettare l'offerta di Jean-Marc Vallee?
Quando ho letto la sceneggiatura è stato come vedere il film. E' stato così sconvolgente, mi sono commosso. Ho pensato subito che questo era uno di quei ruoli che capitano una volta sola nella vita, ma il processo per preparare Rayon non è stato semplice. Ci ho messo molto tempo prima di fare mio il personaggio.
Se dieci anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei interpretato Rayon, un trans truccato e vestito con calze a rete e pelliccia, avrei pensato che era pazzo. Non si sa mai cosa accadrà nel futuro.
Come ti sei documentato per il ruolo?
Ho parlato con molti trans, mi sono fatto raccontare il loro modo di vivere. E poi compiuto un viaggio interiore per cercare il mio lato femminile.
Cosa avete in comune tu e Rayon?
Gambe molto belle. Scherzi a parte, Rayon è molto divertente, ironica, sensibile. La adoro, è una persona incredibile.
Quale è il tuo punto di vista sulla diffusione dell AIDS negli ambienti omosessuali ed eterosessuali?
A questa domanda le statistiche potrebbero rispondere meglio di me. Nel 1995 l'AIDS era una condanna a morte. E' stata un'epoca molto difficile. Una delle cose che mi piace del film è che rappresenta in modo molto vero la realtà di quell'epoca e di quella situazione.
Interpretare Rayon ha richiesto non solo una straformazione fisica, ma anche emotiva. Come ti sei trovato a lavorare con Matthew e Jennifer?
Non ho mai incontrato Matthew e Jennifer prima delle premiere. Sul set ero nel personaggio, quindi non ho mai avuto un rapporto col loro, ma lo ha avuto solo Rayon. Il viaggio interiore in un lavoro come questo è la parte più importante. E' stato cruciale per il mio personaggio. So di aver contribuito a raccontare una storia davvero speciale.
No, Matthew è cresciuto in texas. Conosce i cowboy meglio di me.
Se nello stesso giorno avessi un concerto e una scena importantissima da girare cosa sceglieresti?
Sono bravo a organizzarmi gli impegni perciò non accadrebbe mai. Ma se proprio devo scegliere, di sicuro il palco. Girare in tour, cantare davanti a un pubblico è un'emozione unica, è è qualcosa di veramente speciale. E il pubblico italiano è quello più pazzo e più caloroso. Amo anche recitare, ma faccio pochi film perché non voglio venire a noia al pubblico.
Quale è la tua band preferita?
Sono cresciuto col rock quindi dico ##Led Zeppelin, Pink Floyd, Cure e Radiohead## Artifact, il documentario sulla tua band, è stato premiato a Toronto. Pensi di girare un film di fiction prima o poi? Ho studiato cinema all'università e ho iniziato a fare l'attore perché speravo di diventare velocemente regista. Sto tanto dietro la macchina da presa e non escludo, in futuro, di continuare. Quale tipo di film ami girare? Mi colpiscono le storie forti, non importa a quale genere appartengano. Amo i film indipendenti, sperimentali. Adoro le persone che trasudano passione per il cinema. Non importa essere ricchi o fare film che vendano tanto popcorn, ma raccontare qualcosa di importante. Cosa pensi della polemica sul sistema sanitario americano? Penso che ognuno dovrebbe avere le miglior cure possibili, qualunque sia il suo reddito. In Italia, mentre ero in tour, mi sono ammalato. Avevo la tosse da mesi, ma qui abbiamo trovato una clinica che mi ha aiutato perché mi hanno prescritto le medicine migliori, mentre in America ti danno subito le più forti. Quando poi sono andato a pagare ho speso solo sette dollari, quindi devo ringraziare il vostro sistema fiscale che mi ha permesso di guarire.