24 dicembre 1997: su Italia 1 viene trasmesso Una poltrona per due, il film di John Landis uscito nel 1983 e incentrato sullo scambio di ruoli tra un rampollo benestante (Dan Aykroyd) e un vagabondo (Eddie Murphy). Da allora, la popolare commedia americana è un ingrediente fisso del palinsesto festivo del canale Mediaset, tanto che andrà in onda anche stasera 24 dicembre in tv su Italia 1, come ogni vigilia di Natale. Un fenomeno tale da generare meme sulla sua programmazione annuale. Un successo notevole per la pellicola di Landis, che nel 2018 spegne anche trentacinque candeline. Per l'occasione, ecco alcune curiosità sul film che contribuì all'ascesa professionale di Murphy.
1. Eddie Murphy e Dan Aykroyd non dovevano essere i protagonisti
La prima versione del progetto fu concepita come una commedia per Gene Wilder e Richard Pryor, che avevano già recitato insieme in due film. Quando Pryor rifiutò l'offerta, la Paramount optò per l'allora sconosciuto Eddie Murphy, all'epoca al secondo lungometraggio. L'attore chiese che Wilder fosse sostituito, per evitare paragoni con Pryor, e ironizzò sulla propria inesperienza quando scoprì che i colleghi Ralph Bellamy e Don Ameche erano rispettivamente al novantanovesimo e quarantanovesimo film. Il suo commento fu "Insieme abbiamo recitato in 150 film!".
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2. Jamie Lee Curtis, mi raccomando: accento svedese
La scelta di Jamie Lee Curtis per il ruolo di Ophelia fu contestata dallo studio poiché l'attrice era nota solo per film horror e non aveva mai recitato in una commedia di successo. La decisione di John Landis fu ripagata dal notevole talento della Curtis, protagonista di uno dei momenti più memorabili della pellicola, quando Ophelia si finge svedese sul treno. Una scena la cui versione finale sullo schermo nacque praticamente per sbaglio: nella sceneggiatura Ophelia doveva fingersi austriaca, ma l'attrice non sapeva parlare con l'accento giusto, il che portò al cambio di nazionalità e all'improvvisazione sull'incongruenza del suo abbigliamento.
3. La battuta censurata sulle Torri Gemelle
La parte finale del film si svolge all'interno del World Trade Center, di cui Winthorpe dice "Lì dentro o uccidi o vieni ucciso." Per ovvi motivi, quella battuta fu rimossa dalla versione rimontata per la televisione americana a partire dal 2001, dopo gli attentati dell'11 settembre alle Torri Gemelle. Un'altra battuta che manca all'appello quando il film va in onda sul piccolo schermo negli Stati Uniti, per via di restrizioni sul contenuto, è quando Mortimer Duke esclama "Fuck him!". Una frase notevole poiché Landis fu costretto a girare un ciak solo di quella scena. Il motivo? Don Ameche, per questioni di fede religiosa, rifiutò di imprecare più di una volta.
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4. Recasting ironico
Il ruolo di Clarence Beeks fu inizialmente assegnato a G. Gordon Liddy, divenuto attore dopo aver scontato una pena carceraria per il suo coinvolgimento nel caso Watergate. Egli rifiutò quando lesse la sceneggiatura e scoprì la fine che fa Beeks (travestito da gorilla e lasciato in gabbia con un vero primate). La parte fu riassegnata a Paul Gleason, e la scelta originale fu trasformata in un simpatico rimando nascosto: nella sequenza del treno Beeks legge un libro intitolato Will, ossia l'autobiografia di Liddy.
5. Da Una poltrona per due... ai Blues Brothers
Come spesso capita nei film di Landis, ci sono degli elementi che rimandano ad altre sue opere o fanno parte di un catalogo di situazioni e/o frasi ricorrenti. In questo caso, quando Winthorpe viene arrestato il suo numero da detenuto è 74745058, lo stesso di John Belushi in The Blues Brothers. Un altro omaggio a quel film è il cameo di Frank Oz nel ruolo di un poliziotto, che nel 1980 riconsegnava a Jake Blues gli oggetti sequestratigli all'inizio della pena e in questa sede prende in consegna gli averi di Winthorpe.