Un elemento che accomuna i grandi artisti è quello di saper anticipare gli eventi. Paul Thomas Anderson l'ha sicuramente fatto con il suo nuovo film, Una battaglia dopo l'altra, liberamente tratto dal romanzo Vineland di Thomas Pynchon, nelle sale italiane dal 25 settembre. Per il regista e sceneggiatore è, dopo Vizio di forma, la seconda volta alle prese con un'opera dello scrittore.

Anderson ha fatto sua quella storia, cambiando ambientazione temporale e congiunzione politica ed economica (il libro è ambientato nella California del 1984, anno della rielezione del Presidente Ronald Reagan, e, attraverso dei flashback, racconta la gioventù da ribelli dei protagonisti, vissuta negli anni '60). Al centro di tutto c'è Bob Ferguson (Leonardo DiCaprio), ex artificiere del gruppo French 75, organizzazione di lotta armata per i diritti civili.
L'uomo si è lasciato alle spalle la politica per crescere la figlia, Willa (Chase Infiniti), avuta con la tostissima Perfidia Beverly Hilss (un nome che è tutto un programma, interpretata da Teyana Taylor). Il suo equilibrio precario precipita quando una vecchia conoscenza, il colonnello Steven J. Lockjaw (Sean Penn), si mette proprio a caccia della ragazza. Sono quasi 20 anni che Anderson pensa a questo adattamento e, come dicevamo all'inizio, ora che il film finalmente esce al cinema sembra parlare di fatti di cronaca che sentiamo ai notiziari. Nella nostra intervista Leonardo DiCaprio e il cast ci spiegano perché Una battaglia dopo l'altra, girato in VistaVision, arriva proprio al momento giusto.
Una battaglia dopo l'altra: intervista a Leonardo DiCaprio e al cast
In Una battaglia dopo l'altra DiCaprio è Bob dicevamo, esperto di ordigni esplosivi. Ad aiutarlo c'è Sensei Sergio (il premio Oscar Benicio Del Toro). L'uomo non ha un cellulare, è ossessionato dall'idea di essere tracciato e spiato, ma comunque segue con attenzione la figlia. Per esempio andando a parlare con i suoi insegnanti. In una scena lo vediamo chiedere se a scuola le insegnino la storia giusta.
Studiare il passato è fondamentale secondo l'attore: "Viviamo in un'epoca in cui la storia viene modificata, o cancellata, o non è veritiera. Abbiamo già commesso questi errori in passato. Abbiamo commesso gli stessi errori che stiamo commettendo proprio ora. Basta guardare indietro non solo alla storia della nostra nazione, ma alla storia mondiale. Ed è per questo che è così importante mantenere il libero flusso di informazioni, senza censure, per il grande pubblico. E non manipolarlo".
Chi sono i French 75?

Il gruppo dei French 75 è formato da idealisti di ogni provenienza, ma le sue combattenti nere sono sicuramente le più agguerrite. Oltre a Perfidia c'è anche Deandra, a cui dà volto Regina Hall. Un'altra è Junglepussy (Shayna McHayle), che, durante una rapina, sale su un bancone e urla ai presenti: "Questa è la faccia del potere!". Ecco: cos'è il vero potere secondo le protagoniste?

Teyana Taylor: "Perfidia rappresenta la forza di qualcuno che è attaccato a terra con tutte e dieci le dita dei piedi. È se stessa, senza scusarsi. Non sta zitta, combatte. È semplicemente una persona che crede fermamente nei suoi ideali. Questo è potere".
Per Regina Hall invece: "Penso che Deandra abbia una forza più silenziosa. Non è evidente in modo palese, ma ce l'ha. È condannata a fare ciò che sente di dover fare, ciò che nel suo cuore è giusto. Anche se è silenziosa, lei è comunque potente".
Rivoluzione e democrazia
Nel film si dice che la rivoluzione non arriverà a colpi di hashtag. Hall è assolutamente d'accordo: "Dovrà essere qualcosa di più. Quando fai attivismo sui social è come se ci fosse qualcosa dietro di te. Dietro televisione, telefono, schermo del computer. Non puoi stare seduto e farlo con le dita. Devi andare in strada".

Bob invece dice che negli anni si è distratto, non stava prestando attenzione. È proprio quando ci distraiamo che la democrazia è più in pericolo? Per Taylor: "È così. A volte basterebbe anticipare gli eventi e riconoscere i segnali, in modo da agire tempestivamente. Non aspettando che esploda tutto per poi correre in giro con la testa mozzata, cercando di capire cosa sia successo. Devi svegliarti".
D'accordo Hall: "Inoltre, penso anche che le persone non si rendano conto di quanto siano sottili questi cambiamenti. I cambiamenti apportati a un sistema non sono sempre evidenti. Sono le sottigliezze, le decisioni prese 25 e 30 anni fa. Perché quando qualcosa è esistito per tutta la tua esistenza, il cervello non riesce a concepire che possa essere portato via. Oggi ci troviamo proprio in questa posizione. Ci sono molte cose, iniziate decenni fa, che hanno eroso la democrazia. Ma la forza della democrazia è sempre stata data per scontata, considerata infallibile. E quindi ora ci poniamo la domanda: è fallibile? Possiamo cambiarla? E come? E in cosa consiste questa lotta? Ci siamo tutti dentro".
La scena dell'inseguimento
Una battaglia dopo l'altra è girato in modo divino. Tanto è vero che Steven Spielberg non soltanto l'ha lodato, paragonandolo per importanza a Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Kubrick, ma l'ha visto già tre volte. Una scena in particolare è un capolavoro nel capolavoro: quella dell'inseguimento delle tre macchine.

Abbiamo chiesto a Chase Infiniti di raccontarci come è stato girarla: "È stato un processo lungo. Ci siamo assicurati che tutti i tempi fossero giusti. Per quanto riguarda me, ho dovuto controllare che, emotivamente, stessi seguendo il viaggio di Willa. Quando comincia quella corsa in macchina non ha la stessa consapevolezza di quando finisce il viaggio. Questa evoluzione la porta a prendere una decisione impulsiva, che alla fine le salva la vita. Quindi ho dovuto assicurarmi che fosse tutto sotto controllo, mantenendo costante l'intensità. È stato un percorso lungo, ma molto gratificante quando poi ho potuto vedere la scena sul grande schermo".