Un pettirosso di nome Patty, la recensione: un regalo di Natale della Aardman

La recensione di Un pettirosso di nome Patty, il mediometraggio animato in stop motion della Aardman, in catalogo su Netflix dal 24 novembre.

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Un pettirosso di nome Patty: una sequenza

È con una parola in mente che iniziamo a scrivere la nostra recensione di Un pettirosso di nome Patty: tradizione. E sono due i motivi per cui ciò accade: il primo è legato alle feste di Natale, all'atmosfera delle feste per il quale il lavoro è realizzato, al rituale dell'albero che vediamo nel piccolo film firmato dalla Aardman Animations che dà calore alla casa presa di mira dai protagonisti; il secondo è invece proprio dell'approccio all'animazione dello studio di Bristol, così fortemente legato all'artigianato, alle tecniche tradizionali del mezzo espressivo. Nonostante la parentesi in CGI insieme a Sony per Il figlio di Babbo Natale, lo studio fondato a Peter Lord e David Sproxton ha fatto della stop-motion la sua anima, il suo cavallo di battaglia.

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Un pettirosso di nome Patty: un'immagine

Una tecnica che si ripropone anche per Un pettirosso di nome Patty, pur passando dalla claymation (l'animazione a passo uno usando la plastilina) che ha rappresentato la base del loro lavoro a un materiale diverso per l'occasione. I personaggi del nuovo mediometraggio distribuito su Netflix dal 24 novembre sono infatti realizzati in feltro: lo è il pettirosso protagonista Patty (Robin in lingua originale), lo sono i topini che gli fanno da famiglia, lo sono gli altri personaggi e gran parte dei dettagli che appaiono in scena.

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Patti e la sua famiglia

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Un pettirosso di nome Patty: un'immagine del corto

Un pettirosso di nome Patty racconta la storia, inutile dirlo, dell'uccellino che gli dà il titolo, che seguiamo quando cade dal nido, ancora nel suo uovo, e rotola via per essere ritrovato dalla famiglia di topini che lo accoglie e cresce. E gli insegna, ovviamente, a vivere da topo, a intrufolarsi nelle abitazioni per sgraffignare residui di cibo per nutrirsi. Un'abilità che la povera Patty dimostra di non padroneggiare troppo, e questo finisce per metterla nei guai e lontana dalla sua famiglia, ma la porta anche a incontrare una gazza da cui trarre insegnamento e compiere un percorso di scoperta di sé, che le farà capire l'importanza della propria natura di pettirosso.

La forza dell'individualità

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Un pettirosso di nome Patty: una scena del corto

C'è un messaggio importante alla base della storia dell'uccellino protagonista di Un pettirosso di nome Patty, raccontataci dai registi Dan Ojari and Mikey Please: l'importanza dell'individualità e delle caratteristiche dei singoli. Un tema che è filo conduttore di tanta animazione che si rivolge al pubblico più giovane (è presente, pur coniugato in modo diverso, anche nell'ultima fatica Disney, Encanto, distribuita nelle sale lo stesso giorno di Un pettirosso di nome Patty su Netflix), ma che è quantomai importante oggi, in un mondo in cui diventa sempre più difficile essere se stessi e accettarsi per quelle che sono le proprie caratteristiche, peculiarità e punti di forza.

Il calore della tradizione

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Un pettirosso di nome Patty: un'immagine del corto

Un messaggio veicolato con la grazie e dolcezza uniche della Aardman, attraverso personaggi dal design adorabile, un'animazione che è eccellenza nel campo della stop motion e l'ambizione di curare ogni più piccolo dettaglio della storia e del mondo in cui si muove. Lo si nota nel modo in cui il quadro è ricco, denso di dettagli da scorgere a ogni visione, fotografato con eleganza di luci e ombre e attenzione a ogni angolo della scenografia in cui si muovono i protagonisti. Si respira calore nelle immagini del film Aardman, il calore dell'atmosfera che lo avvolge, evocato dall'ambientazione natalizia, ma anche quello di una cura artigianale al mezzo animato, in cui è possibile percepire il tocco degli animatori, nelle canzoni e nelle voci dei doppiatori originali, da Bronte Carmichael per la protagonista al villain felino interpretato da Gillian Anderson. Netflix e le piattaforme streaming sono preziose nel poter dar spazio a produzioni del genere, che troverebbero poco spazio al di fuori dei circuiti specializzati, e l'aggiunta al catalogo è un piccolo regalo anticipato in vista del Natale. Non lasciate che passi inosservato e trovate mezz'ora di tempo per gustarvelo.

Conclusioni

Nel sintetizzare la recensione di Un pettirosso di nome Patty, non possiamo non ribadire l’eccellenza tecnica dimostrata dalla Aardman anche in questo nuovo lavoro, dagli adorabili modelli in feltro che lo animano alla incredibile cura per i dettagli delle scenografie in cui si muovono. C’è tutto il calore del Natale e dell’animazione in stop motion nel film disponibile su Netflix, ma anche un messaggio fondamentale sull’importanza della individualità e dei propri punti di forza, da non trascurare nel mondo in cui viviamo.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • I personaggi, adorabili per look e animazione, dalla protagonista Patty al _villain_ felino.
  • La cura visiva generale, dal livello di dettagli delle scenografie alla fotografia che valorizza luci e ombre.
  • Il calore trasmesso dalla storia, sia grazie all’atmosfera natalizia sia per il tocco degli animatori.

Cosa non va

  • Mezz’ora passa presto e si resta con la voglia di altre avventure di Patty e della sua famiglia di topini.