Un esordio... equilibrato.
Equilibrium, scritto e diretto da Kurt Wimmer - sceneggiatore di film come Sfera, Gioco a due ed il recente La regola del sospetto, qui al suo esordio dietro la macchina da presa - racconta di un mondo dove, dopo una terza e catastrofica guerra mondiale, la panacea per tutti i mali umani è stata trovata nella somministrazione obbligata di un farmaco che annulla la possibilità di provare emozioni.
Niente emozioni: niente rabbia, conflitti, gelosie, invidie; ma anche niente gioia, amore, allegria, felicità. Niente vita. Chi si sottrae alla somministrazione, chi è sorpreso a guardare o custodire un quadro, un disco, un libro, viene arrestato ed ucciso.
A garantire tutto questo, ad applicare la volontà del leader del paese, il fantomatico Padre, ci sono i Cleric, una squadra/setta d'elite di poliziotti-monaci letali e spietati. Quando uno di loro, il migliore, John Preston, salta una volta la dose anti-emozioni, non riuscirà più a tornare indietro, sprofondando nella luce e nei colori dell'emozionalità e finendo col decidere di aiutare la Resistenza che mira all'eliminazione del Padre e al ritorno alla libertà del sentire.
Il film è chiaramente e dichiaratamente ispirato a tutta quella produzione artistica che comprende libri come i vari 1984 di George Orwell, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, Brave New World di Aldous Huxley e per certi versi gran parte dell'opera di Philip K. Dick e film come quelli che sono citati nello speciale sulle società future a firma di Luca Liguori, opere che raccontano futuri immaginari caratterizzati da forme estreme di totalitarismo. Sulla relazione con queste opere e sull'attualità del riproporre un certo tipo di sguardo e riflessione sul futuro parleremo in un'altra sede, nel nostro articolo Il cinema e un nuovo sguardo sul futuro; qui ora ci limiteremo a parlare di Equilibrium da un punto di vista "puramente" cinematografico.
La caratteristica più interessante ed originale di Equilibrium è quella di unire lo sguardo tipico di quelle ossessioni totalitarie di cui sopra ad uno stile ed un'estetica da film (serio) di arti marziali. Unione che è appunto incarnata nella figura dei Cleric, che combattono le loro battaglie per mezzo di una disciplina chiamata "Kata della pistola", che mescola le pose e l'eleganza delle arti marziali con l'esplosività delle armi da fuoco. Tutto questo all'interno di un paese, di una città che iconograficamente riprende lo stile e l'architettura della Germania nazista, di film come Brazil, ma anche di quel bellissimo film di fantascienza "retrò" che è stato il Gattaca - La porta dell'universo di Andrew Niccol.
Per questo motivo la parte iniziale del film - quella che introduce la situazione ed i protagonisti - è quella più debole, proprio perché meno originale e basata sulla descrizione di questa società totalitaria e massificante. La storia si fa invece via via più interessante quando si focalizza sulla figura del protagonista, che lo stesso regista ha detto di aver voluto ritratte come un samurai post-moderno, diviso tra il senso del dovere nel nome del quale è cresciuto e vissuto e la spinta emotiva alla ribellione che in lui nasce e che - capiamo - è da sempre esistita anche se repressa.
Christian Bale non è certo un grandissimo attore ma riesce comunque a ritrarre con buona convinzione il suo personaggio, donandogli soprattutto quella fisicità insieme rigida e flessuosa di cui ha bisogno. Le scene di lotta sono poi decisamente spettacolari ed eleganti al tempo stesso, ben girate e coreografate, e per una volta nel vederle non abbiamo avuto quell'eccessiva ed onnipresente sensazione di deja-vù che purtroppo ci affigge durante la visione del 90% degli action-movie da quando nel '99 il primo Matrix ha rivoluzionato il genere. E a contrastare queste esplosioni visive è lo stile del resto del film, quasi minimalista per quanto riguarda scenografie, fotografia e movimenti di macchina, tutti fattori che supportano ottimamente dal punto di vista visivo il racconto di un mondo grigio, cupo ed opprimente.
Tutti questi elementi fanno sì che il nostro giudizio su Equilibrium sia sostanzialmente positivo: si tratta di un film che conquista pian piano, che coinvolge lentamente ma in maniera sufficientemente piena e convincente.
All'esame della prima regia Wimmer - pur non avendo dato vita ad un capolavoro - viene quindi promosso con buon margine: attendiamo con fiducia e curiosità la sua opera seconda, quell'Ultraviolet già in fase di pre-produzione che mescolerà la fantascienza con i vampiri e che vedrà protagonista la splendida Milla Jovovich.