Recensione The Truth About Charlie (2002)

Jonathan Demme ha deciso di rendere omaggio a quello che ha definito uno dei suoi film preferiti, Sciarada, e di realizzarne un remake: è nato così The Truth About Charlie.

Un cocktail dalle dosi sbagliate

Con un artificio che oggi - in piena epoca digitale - può sembrare forse ingenuo, il trailer di quel capolavoro che è Sciarada (diretto da Stanley Donen nel 1963) iniziava con l'immagine di un frullatore, che "mescolava" gli elementi che componevano il film: un terzo di thriller, un terzo di commedia, un terzo di romanticismo. Oggi, Jonathan Demme ha deciso di rendere omaggio a quello che ha definito uno dei suoi film preferiti e di realizzarne un remake: è nato così The Truth About Charlie.
A chi non avesse visto Sciarada, per prima cosa imponiamo 5 minuti di vergogna, poi ordiniamo di rimediare al più presto. Ma siccome abbiamo un cuore riassumiamo per quanto possibile la trama: tornata a Parigi, dove vive, una giovane americana scopre di essere rimasta improvvisamente vedova, e che l'uomo che aveva sposato era in realtà un impostore che in passato aveva sottratto una grossa somma di denaro a dei "soci in affari". Il malloppo è sparito, e i tre minacciosi soci del defunto marito danno la caccia alla malcapitata, convinti che lo abbia lei. Per fortuna ad aiutarla c'è un uomo simpatico ed affascinante, che però non è forse nemmeno lui chi vuol far credere di essere.

E allora scopriamo com'è cambiata rispetto all'originale la ricetta di questo The Truth About Charlie : come prima cosa, Demme ha (alquanto inspiegabilmente) sottratto quasi del tutto l'ingrediente commedia, abbassando poi drasticamente la quantità di romanticismo, privilegiando quanto c'è di thriller e di giallo nella trama. Un primo errore, a nostro giudizio, che non solo fa perdere di ricchezza al film, ma che limita fortemente le dinamiche d'interazione tra i due protagonisti e la loro credibilità.
Già, i protagonisti... In questo bisogna capire il regista: com'era possibile trovare dei degni sostituti a quegli emblemi di eleganza, ironia, romanticismo che erano Audrey Hepburn e Cary Grant? Demme ha fatto quello il possibile, scegliendo Thandie Newton e Mark Wahlberg, chiedendogli di dimenticare i loro predecessori e di dare una nuova caratterizzazione ai personaggi: se Thandie Newton, pur affascinante ed energica al punto giusto, cade comunque nella trappola del rifare il verso all'impeccabile Hepburn con mossette, espressioni e atteggiamenti, Wahlberg - aiutato dal copione, che ha decisamente stravolto il suo ruolo rispetto all'originale - è quanto di più lontano si possa immaginare da Grant. Ma curiosamente, pur con i limiti di cui sopra, è la Newton a convincere di più tra i due : e questo porta a chiedersi se non sarebbe stato meglio mantenere una certa aderenza all'originale anche nel caso del personaggio che fu di Grant e di affidarlo ad un attore che potesse avvicinarsi di più all'inglese, come ad esempio George Clooney. D'altro canto - sia detto per inciso - risulta azzeccatissimo il personaggio di Tim Robbins, che sostituisce degnamente il grande Walter Matthau.
Tornando poi agli ingredienti di The Truth About Charlie, c'è da notare che Demme - oltre a Sciarada - voleva con questo film rendere omaggio a quell'importante stagione cinematografica che è stata quella della Nouvelle Vague francese, sostituendo quindi allo stile di ripresa soave, morbido, musicale di Donen uno fatto di camere a mano e inquadrature sghembe e rapidissime. E lo stesso tipo di mutazione da un film all'altro ha subito anche lo sguardo sulla Parigi in cui si svolge la storia: elegante, romantica, ancora capitale della belle vie quella di Sciarada, nervosa, multietnica, irrequieta quella di The Truth About Charlie.

Concludendo, com'è riuscita questa nuova ricetta nella quale si è cimentato Demme? Quanto il cocktail di Sciarada era perfetto nella scelta degli ingredienti e delle dosi, con il risultato di essere una deliziosa ed indimenticabile esperienza cinematografica, quello di The Truth About Charlie risulta sbilanciato e scialbo, tanto da essere a tratti noioso, incerto e privo di gusto.
Il regista americano ha affrontato il problema filologico del remake in modo ambiguo: se per la prima parte del suo svolgimento la pellicola ricalca in maniera piuttosto fedele il modello originario, successivamente prende una piega che si discosta piuttosto nettamente da Sciarada, stravolgendo personaggi e situazioni. In questo modo il film resta sospeso tra ricostruzione ed elaborazione, una dicotomia che si riflette nel film anche a livello estetico e narrativo: e proprio per questo i difetti del film di Demme - ci duole dirlo - sono avvertibili anche se non lo si paragona all'originale o se l'originale non lo si è visto affatto.
La trama thriller risulta poco coinvolgente e mal strutturata, mentre la storia d'amore tra i due protagonisti - caratterizzati in modo approssimativo - stenta a decollare e ad appassionare gli spettatori. Insomma, Jonathan Demme questa volta ha davvero preso un abbaglio.