Un biglietto in due: più di un cult, più di un classico. Il film di John Hughes continua a spiegarci la vita

Steve Martin e John Candy? Le strade parallele degli Stati Uniti d'America, che si incontrano in uno dei migliori film degli anni Ottanta. Non solo, il film è un classico che apre la stagione delle Festività, e che a trentacinque anni dall'uscita continua a farci emozionare. Davvero.

Un biglietto in due: più di un cult, più di un classico. Il film di John Hughes continua a spiegarci la vita

È sempre complicato parlare di morale quando trattiamo l'arte o il cinema. Un'opera artistico-filmica, in questo caso - non deve necessariamente contenere un messaggio moralistico o metaforico. Insomma, la metafora, quando c'è, può essere un'aggiunta pregevole se costruita in funzione di una narrazione che, però, non deve mai divenire una paternale. La metafora può essere anche un'idea, che prende forma grazie alle immagini. Così capita che uno dei migliori film degli anni Ottanta, diretto da uno dei più grandi registi statunitensi, sia parallelamente un cult movie, un film del cuore, un classico intramontabile e, appunto, una profonda disamina su quanto gli esseri umani siano uguali. Le classi sociali sono un'invenzione dettate dal potere, non esisterebbero i ricchi né i poveri, e tutti - più o meno - non potrebbero vivere senza amore, senza condivisione.

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Un biglietto in due: un'immagine

Da questo spunto, quel genio di John Hughes scrive e dirige Un biglietto in due (Planes, Trains and Automobiles, titolo originale), immediatamente diventato un manifesto del cinema emozionale, in cui si bilanciava il sorriso alla lacrima. Oggi lo chiameremo dramedy, ma nel 1987 le etichette di genere erano ben più marcate, e la stessa comunicazione all'epoca insisteva molto sul definire il film una commedia. Certo, le differenze tra i due protagoniste erano essenzialmente la traccia comica del film ma, come abbiamo poi scoperto, Un biglietto in due finisce per diventare altro. Molto altro. Anche oggi, dopo che sono passati trentacinque anni dalla release (!) e, puntualmente è il primo film che rivediamo quando le giornate si accorciano e le giornate si fanno più fredde.

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In viaggio con Steve Martin e John Candy

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A proposito di freddo, come sapete la pellicola di John Hughes è ambientata alla vigilia del Giorno del Ringraziamento, principalmente sulla tratta New York City-Chicago che, sotto i giorni del Thanksgiving, diventa il percorso più battuto dagli americani. Una tratta trafficatissima (sia in aereo, che via treno o automobile) accomunata proprio dal freddo e dalle prime nevicate. Ecco, il clima gelido nel film gioca un ruolo cruciale, ed è un ulteriore elemento di contrasto che si contrappone invece al tempore di una storia dal forte sapore empatico. Una storia che ha per protagonista l'intransigente Neal Page, agente di marketing che lavora a Manhattan e che, costi quel che costi, vuol tornare a Chicago, a casa dalla sua famiglia, per festeggiare il Giorno del Ringraziamento. Come nei migliori sliding doors, incontra e si scontra con Del Griffith, un improbabile omone che svolge un lavoro ancora più improbabile: venditore di anelli per tende da doccia. Letteralmente, Del sarà una sorta di inarrestabile valanga per Neal, invadendo il suo spazio, la sua vita e, soprattutto, invadendo il suo viaggio verso casa.

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Un biglietto in due: un'immagine

Minuto dopo minuto, Neal e Del diventano una sorta di corpo unico su cui John Hughes costruisce l'intero film, tra gag, fughe ed enormi bauli. E lo fa giocando sul phisique du role e sulle note attoriali dei due folgoranti attori protagonisti: Steve Martin da una parte, e l'indimenticabile John Candy dall'altra. Il centro del racconto, il fulcro di opposti che daranno vita ad un road-movie dell'anima, accompagnandoci per mano verso il catartico e straordinario finale. Nel farlo, in mezzo agli sprazzi di filosofia umanistica, la memorabile colonna sonora di Ira Newborn dai toni frenetici, in cui viene mixata una soundtrack country, pop, folk e rock: Mess Around di Ray Charles e altre riuscite cover d'autore, come Red River Valley o Back in Baby's Arms, fino alla versione strumentale di Power to Believe.

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Le strade degli Stati Uniti d'America

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Un biglietto in due: un'immagine

Pazzesco successo di critica e pubblico, Un biglietto in due di John Hughes segna anche un fondamentale passaggio nella poetica del regista che, grazie al buddy-movie disfunzionale con le facce perfette di Steve Martin e John Candy, passò da (favolose) pellicole teen (come Breakfast Club e Una pazza giornata di vacanze, per citarne due) a temi forse più adulti e sicuramente un filo più oscuri, nonostante il senso crepuscolare sia già forte nello stesso Breakfast Club. Del resto, ogni grande film respira i toni reali che lo circondano, e Un biglietto in due uscito sul finire degli anni Ottanta, riflette una sorta di disillusione successiva alla politica economica di Ronald Reagan: una produzione forsennata e una sottrazione degli affetti, unita ad una classe sociale lasciata colpevolmente indietro.

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Diversi ma complementari, Neal e Del sono la doppia faccia degli Stati Uniti: ognuna esiste in funzione dell'altra, nonostante viaggino in sensi opposti. Per questo il click di Hughes è ancora più emblematico, in quanto unisce i due percorsi sulla stessa strada che avrà come destinazione finale le certezze comuni: tradizioni, famiglia, amicizia, amore. Una coppia talmente iconica che influenzerà, negli anni, il cinema tutto: da Green Book di Peter Farrelly a Parto col folle di Todd Phillis, da Prima di mezzanotte con Robert De Niro e Charles Grodin ad Up della Disney Pixar. Del resto, Planes, Trains and Automobiles ha tracciato la rotta per ogni successivo viaggio cinematografico, dimostrando che ogni esperienza potrebbe arricchirci, migliorarci, stupirci. Tornando poi idealmente a casa, senza il rammarico di non aver vissuto fino in fondo.