Tyler Rake 2, la recensione del film Netflix con Chris Hemsworth: un sequel più grande e meno riuscito

La recensione di Tyler Rake 2, secondo capitolo del franchise diretto da Sam Hargrave dedicato alle pericolose missioni d'estrazione dell'eroe titolare, decisamente più imponente e ambizioso ma paradossalmente meno efficace.

Tyler Rake 2, la recensione del film Netflix con Chris Hemsworth: un sequel più grande e meno riuscito

Debuttava nel 2020 - in piena pandemia di coronavirus - l'esaltante Tyler Rake con Chris Hemsworth, titolo poco promosso ma prodotto dai fratelli Russo di Avengers: Endgame che si è rivelato uno dei successi più grandi di Netflix. Merito di una regia attenta allo stile coreografico e alla profondità e veridicità degli stunt in campo, possibile solo grazie alla lunga esperienza di Sam Hargrave come coordinatore e stuntman.

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Tyler Rake 2: Chris Hemsworth in una scena

Imitando quanto fatto dai colleghi Chad Stahelski e David Leitch, ben più famosi grazie a saghe come John Wick o titoli della portata di Deadpool 2 e Atomica Bionda (ma anche l'ultimo e scatenato Bullet Train), Hargrave è stato invitato dai mecenati Russo a debuttare alla regia di un progetto fortemente incentrato sull'azione ad ampio spettro, tra CQC (Close Quarter Combat, il corpo a corpo col coltello), sparatorie e inseguimenti. Confezionava così un film di genere visivamente potente e stratificato nel comparto action, mettendo anche in scena un incredibile piano sequenza di 12 minuti entrato di diritto tra i migliori e più avvincenti mai concepiti. Squadra che vince non si cambia, e a tre anni dal primo capitolo arriva adesso in streaming l'attesissimo Tyler Rake 2, decisamente più ambizioso nella portata cinematografica ma anche meno riuscito in termini di presa estetica e contenuti, come vedremo in questa recensione.

Per la famiglia

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Tyler Rake 2: Chris Hemsworth in una scena

Il finale del primo Extraction (questo il titolo originale dell'opera) giocava con il dubbio sulla morte del protagonista, ovviamente sopravvissuto all'assalto sul ponte di Dhaka e intravisto anche nella scena di chiusura del film, ambientata 8 mesi dopo la missione in Bangladesh. Pur non essendo in alcun modo una questione problematica, già nell'incipit di Tyler Rake 2 emerge una discrepanza temporale che lede la coerenza della continuity, considerando che dopo l'incidente viene scortato in ospedale a Dubai dall'amica e collega Nik (Golshifteh Farahani) per poi ritirarsi nella montagne austriache per la ripresa. L'arco narrativo è di 9 mesi, prima dell'inizio della nuova missione, il che non combacia con la presenza di Tyler a Mumbai per "vegliare" sul piccolo Ovi, che qui non solo non viene mostrato ma neanche nominato, aprendo così anche a una discrepanza narrativa relativa al peso emotivo del protagonista nei confronti del ragazzino. È indicativo di un voluto distacco dagli inizi del franchise per cominciare un capitolo fresco e differente, questa volta ambientato nella glaciale Georgia, dove Tyler è chiamato a estrarre da un carcere di massima sicurezza la sorella della ex-moglie e i suoi due figli.

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Tyler Rake 2: una scena del film

I tre si trovano intrappolati lì a causa del marito di lei, fratello del pericoloso boss dei Nagazi, Zurab Radiani (Tornike Gogrichiani, villain che non funziona), a capo di questa organizzazione criminale votata al traffico di droga e armi e diffusa in modo tentacolare nel paese. Mantenendo vivo il dramma del protagonista, dilaniato dai sensi di colpi per la sua impotenza nella morta del figlio (avvenuta per malattia), Tyler Rake si muove su binari narrativi meno appassionanti e dal forte retrogusto b-movie, che sarebbe anche positivo se non si trattasse di un film desideroso di un'elaborazione più spettacolare ed entusiasmante dei suoi contenuti - e con un budget superiore - che però non riesce ad andare oltre la bellezza del suo nuovo e assolutamente brillante piano sequenza integrato.

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Solo 22 minuti

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Tyler Rake 2: una scena del film

Come in precedenza, il fulcro action del progetto è rintracciabile nell'estrazione vera e propria da parte di Tyler e della sua squadra, dove ritornano anche Nik e il fratello Yaz (Adam Bessa), questa volta con ruoli più decisivi e ampliati. L'intera costruzione della sequenza della fuga dalla prigione vale da sola la visione e avrebbe forse meritato il grande schermo, potendosela vedere ad armi pari addirittura con John Wick in termini d'esaltazione dell'azione in chiave scenica e coreografica. Appare persino chiaro come l'intero sequel sia sostanzialmente edificato sulle fondamenta di questo lungo e complesso piano sequenza di 22 minuti, il cui unico sbaglio è quello di arrivare troppo presto nell'economia narrativa del film, annichilendo ogni successivo tentativo di sorprendere lo spettatore, sia pure con alcuni corpo a corpo muscolari che sfruttano in modo divertente l'ambiente circostante (pensiamo a una scazzottata in palestra nel secondo atto).

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Tyler Rake 2: Chris Hemsworth in una scena

L'elemento drammaturgico è appena abbozzato e le relazioni familiari non generano l'empatia che vorrebbero, mentre dal punto di vista della rivalità in combattimento manca un personaggio difficile da abbattere come il Saju Rav del primo film o un Gaspar pronto a fare il doppio gioco. Il lungometraggio procede senza sorpresa e spreca anzi dolorosamente il potenziale di molte sequenza dal forte impatto adrenalinico, incapace di nobilitarle a dovere perché troppo interessato a quegli impressionanti 22 minuti. Lì c'è tutta la grandezza di Hargrave come filmmaker di genere, in grado di muoversi (a tratti sfruttando il digitale) con agilità tra strettissimi corridoi e affollati spazi aperti, tra una mole di nemici imbarazzante fino a una corsa sfrenata e innevata tra moto e suv, concludendo il tutto con una sopravvivenza senza esclusione di colpi a bordo di un treno in movimento.

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Tyler Rake 2: Chris Hemsworth in una scena

Si palese così anche il duro allenamento di Hemsworth per la parte, ancora una volta credibile e ancora una volta elettrizzante nei momenti più concitati, specie nei combattimenti ravvicinanti (dove brillano anche Nik e Yaz) e nella tecnica, la cui esecuzione - tanto nella fluidità quanto negli impatti - è ciò che meglio viene valorizzato dal regista, donandogli dinamiche e fisicità più che verosimili. L'ambizione di Tyler Rake 2, però, è tutto qui, in una ventina di minuti che da soli vogliono dare la misura del desiderio cinematografico di Hargrave e dei Russo di questa saga sulle estrazioni, a cui non resta che fare il nostro più sentito in bocca al lupo per il futuro, perché se questa è la trave portante dell'operazione, apparentemente disinteressate al resto, nei prossimi ed eventuali capitoli si dovrà fare sempre di meglio e sempre di più.

Conclusioni

Tyler Rake 2 si rivela un sequel dove l'ambizione cinematografica dei Russo e di Hargrave fagocita tutto il resto, a partire dai contenuti narrativi. Concludendo quanto detto in recensione, il sequel con Chris Hemsworth è forte di un lungo piano sequenza d'azione estremamente complesso, brillante e spettacolare, così come di coreografie in cqc o sparatorie ben oliate e lavorate, ma nel resto manca di presa ed empatia, di un racconto che possa dirsi avvincente per il genere, di una minaccia adeguata e di un equilibrio tra le parti che qui è totalmente assente. La seconda estrazione è al di sotto delle aspettative pur avendo dei momenti di grande cinema meritevoli del big screen.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Chris Hemsworth è ancora convincente nei panni del real action hero.
  • Il piano sequenza di 22 minuti è quanto di meglio visto quest'anno nel cinema d'azione.
  • Sam Hargrave valorizza come pochi la centralità delle coreografie.
  • La Niki della Farahani si rivela un'ottima co-protagonista.

Cosa non va

  • La scrittura superficiale e poco coinvolgente.
  • Il piano sequenza annichilisce il resto dall'azione del film.
  • Un villain anonimo e senza mordente.