Tutto il mio folle amore, Gabriele Salvatores: “Non è importante la meta, ma il viaggio”

Tutto il mio folle amore: incontro con Gabriele Salvatores e il cast del film a Venezia 76: si parla di autismo e road movie con Claudio Santamaria, Valeria Golino e Giulio Pranno.

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Tutto il mio folle amore: Claudio Santamaria e Giulio Pranno in una scena

Gabriele Salvatores sbarca ancora una volta alla Mostra del Cinema, presentando a questa Venezia 76 un film che è per lui anche una sorta di ritorno alle origini: Tutto il mio folle amore, road movie che ricorda molto i primi lungometraggi dell'autore napoletano. La storia, tratta dalla storia vera narrata nel romanzo Fulvio Ervas Se ti abbraccio non avere paura, è quella di un padre ed un figlio che si scoprono e si conoscono durante un viaggio improvvisato da Trieste ai Balcani.

Vincent (Giulio Pranno) è un adolescente affetto da autismo che non ha mai conosciuto suo padre Willi (Claudio Santamaria), un cantante squattrinato che ha abbandonato la fidanzata (Valeria Golino) appena scoperta la gravidanza, lasciandola sola a crescere suo figlio. I due si incontrano per caso e Vincent decide di seguire di nascosto il padre in un tour per Slovenia e Croazia, intraprendendo un viaggio alla scoperta di se stesso, crescendo e superando così i suoi limiti.

Road movie e film sull'autismo

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Tutto il mio folle amore: un primo piano di Valeria Golino

Durante la conferenza stampa per la presentazione del film, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Tutto il mio folle amore, abbiamo avuto modo di scoprire insieme a regista e protagonisti che cosa ha significato per loro lavorare a Tutto il mio folle amore, che tratta un tema delicato come quello dell'autismo. Il paragone con un altro film che parla di autismo viene spontaneo e la discussione si sposta subito sulle somiglianze con Rain man - l'uomo della pioggia, il film del 1988 diretto da Barry Levinson con Dustin Hoffman, Tom Cruise e anche la nostra Valeria Golino.

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Se ti abbraccio non aver paura: Giulio Pranno nella prima foto

L'attrice, che prende subito la parola, ci dice: "Ovviamente ho pensato subito alla somiglianza tematica di questo film con quello di Levinson, anche se entrambi parlano solo in parte di autismo. Si tratta di due road movie, ci fanno vedere rincontri e scontri tra fratelli e tra padre e figlio. I personaggi principali si rieducano a vicenda e si migliorano, sono due film che hanno una grandissima vitalità, c'è una gioia intrinseca del racconto, della narrativa. Quando Rain man è stato fatto non si parlava affatto di autismo, adesso invece i tempi sono cambiati, c'è una consapevolezza diversa anche se non lo conosciamo personalmente, ci sono meno pregiudizi. Tutto il mio folle amore è un film più contemporaneo, moderno."

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Venezia 2019: il cast al photocall di Tutto il mio folle amore

Gabriele Salvatores, che dice di essere tornato al road movie per sentirsi nuovamente giovane e poter stare "dove la vita scorre", ci racconta perché ha scelto ancora una volta di girare un film a Trieste: "I Balcani erano necessari per questo film, avevamo bisogno di un confine reale e metaforico da far superare a padre e figlio. Trieste poi è molto simile alla mia città Natale, Napoli, e con lei ha in comune una malinconia e una visione fatalista della vita che mi sembrava adatta, ha delle componenti che mi piacevano molto." Parlando poi del tema del viaggio, il regista ci dice: "Per parlare di viaggi parto sempre da quello che ci ha insegnato Shakespeare, che prende sempre i suoi personaggi e li sposta in luoghi nuovi e diversi, perché molto spesso non è importante la meta ma il viaggio, che è ciò che sprona i personaggi al cambiamento, che li rende vulnerabili."

Un viaggio per riscoprirsi

I protagonisti ci spiegano come si sono preparati ai ruoli. Il giovane Giulio Pranno, che ha avuto modo di conoscere nella vita reale i protagonisti del romanzo da cui è tratto il film, racconta: "Passare molto tempo con loro mi è servito tantissimo per poter preparare il mio personaggio, che comunque non volevo fosse una copia di qualcun altro, volevo fosse tutto mio ed in qualche modo originale. Doveva prendere l'essenza del vero Vincent, che si chiama Andrea, che è una persona magnetica, frizzante, briosa, con una grandissima vitalità e coraggio" Poi interviene Claudio Santamaria che ci dice: "Lavorare a questo film è stato molto interessante, ci siamo resi conto che durante le riprese dovevamo anche noi abbandonarci alla sorpresa, come i nostri personaggi, come se anche noi stessimo intraprendendo lo stesso viaggio di scoperta. Abbiamo improvvisato molto, ascoltando di volta in volta quello che vi risuonava dentro. Il rapporto tra i due è così speciale perché Willi tratta Vincent come un pari. Vincent insieme al padre avrà la possibilità di esprimere tutto il suo folle amore. Il mio personaggio scopre come essere un padre e Vincent come diventare uomo."