Truth Seekers, la recensione: il ritorno in chiave fanta-horror del duo Nick Frost e Simon Pegg

La nostra recensione di Truth Seeker, la serie TV di Amazon Prime Video che segna il ritorno in chiave fanta-horror del duo Simon Pegg e Nick Frost.

Truth Seekers 1St Look
Truth Seekers: un'immagine della serie

Ci sono opere che vivono sul respiro caldo, vitale, del passato. Un passato glorioso, universale, fatto di occhi fissi sullo schermo, o di mani che pigiano ossessivamente sui tasti del telecomando alla ricerca del proprio show preferito. Ma è anche un passato intimo, personale, di piccoli spettatori destinati a diventare attori, sceneggiatori, figli ed eredi di quel mondo fatto di schermi che li ha cresciuti, modellati, influenzati. Quello di Truth Seekers, serie disponibile dal 30 ottobre su Amazon Prime Video, è a tutti gli effetti un universo generato dai lasciti dei classici del genere non solo fantascientifico, ma anche horror. In ogni inquadratura, i fantasmi diegetici fanno a gara con quelli di produzioni seriali e cinematografiche che hanno lasciato la propria impronta nella memoria collettiva. E così, come cercheremo di approfondire in questa nostra recensione di Truth Seekers, la serie ideata da Simon Pegg, Nick Frost, James Serafinowicz e Nat Saunders si avvale di un'atmosfera generale richiamante sia quella della commedia britannica sci-fi per antonomasia, ossia Doctor Who, che di citazioni e omaggi di altri classici cine-televisivi, senza per questo riuscire a crearsi una propria identità. Tutto sa di già visto e di già conosciuto, e se è vero che al mondo d'oggi è estremamente difficile risultare originali, quello proposto sulla piattaforma Amazon Prime Video non riesce a vivere di quello stile rivoluzionario e post-contemporaneo che tanto ha caratterizzato alcune tra le opere più indimenticabili del duo Frost-Pegg, come Paul, Spaced, o la Trilogia del Cornetto. Ciò che ne consegue è un patchwork citazionistico che colpisce i propri spettatori proprio perché va a scavare nei loro miti televisivi e cinematografici, senza per questo graffiare la loro anima, lasciarli a bocca aperta, stupire o colpire.

TRUTH SEEKERS: LA SINOSSI

Truth Seekers Wokoma
Truth Seekers: una foto della serie con Malcolm McDowell

Gus (Nick Frost) è un ordinario impiegato della compagnia telefonica Smyle, diretta da uno stralunato Dave (Simon Pegg). L'uomo, vedovo, nel tempo libero oltre a "prendersi cura" del proprio padre (un irresistibile Malcolm McDowell) si dedica alla sua più grande passione, ossia la scoperta e rivelazione di un mondo soprannaturale abitato da spettri ed entità paranormali che vivono nascosti tra le mura delle nostre case. Una passione così viscerale che Gus ha addirittura aperto un canale YouTube, The Truth Seekers, per documentare le proprie attività di ghostbuster in erba. Affiancato dal giovane Elton (Samson Kayo), mentre Gus ricalibra e aggiusta le connessioni internet di ospedali, hotel semi-deserti e case di donne sole, le esperienze soprannaturali dei Truth Seekers, si faranno sempre più frequenti - complice anche la comparsa improvvisa della misteriosa Astrid - terrificanti e persino mortali, fino a scoprire una cospirazione che potrebbe dar vita da lì a poco a un Armageddon fatale per l'intera razza umana.

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FROST, PEGG, E LA SFIDA DI MESCOLARE I GENERI

Truth Seekers Pegg
Truth Seekers: una foto di Simon Pegg

Il ritorno sugli schermi del duo Frost-Pegg non è un semplice comeback attoriale. È un ritorno in grande stile, fomentato da una lunga scia di aspettative e di attesa per un ritorno che sembrava non arrivare mai. La loro unione creativa va oltre la mera collaborazione; è un abbraccio di menti alacri e simbiotiche, pronte a prendere un genere e farlo proprio, ribaltarlo e rivoluzionarlo. E così, dopo gli esperimenti più che riusciti di Paul e La fine del mondo, i due attori puntano questa volta a una serie TV per avvicinarsi al genere sci-fi e destrutturarlo per poi ricomporlo in base alla propria sensibilità e contesto storico di riferimento. Questo è soprattutto vero per Simon Pegg, il quale non si è mai tirato indietro nella redazione di sceneggiature volte a donare nuova linfa vitale a franschise ormai saturi di idee, come Star Trek e Mission Impossible. Eppure qualcosa in Truth Seekers va storto; sulla pagina gli otto episodi vivono di genialità. Ogni parola è stata impressa su carta forte di un sarcasmo prestato al campo della fantascienza. Ciononostante, il risultato finale è un composto di otto episodi che vivono di un respiro pesante, tale da rendere il tempo percepito ben più ampio e interminabile rispetto alle misere quattro ore di durata effettiva e totale dello show. Un po' come il Baby Driver - Il genio della fuga di Edgar Wright che risente della penna mancante e corrosivamente ironica di Simon Pegg, così la Truth Seekers risente di un ingrediente indispensabile alla buona riuscita dell'opera seriale. Tutto è teoricamente impeccabile, perfettamente rodato, ma in pratica gli ingranaggi si inceppano, come se qualche spiritello dispettoso si intromettesse nelle sue riprese rallentando lo spirito di caustica ironia e trovate terrificanti aleggianti sulla carta. Né horror, né sci-fi, e nemmeno commedia, Truth Seekers vive in un limbo dove a essere sacrificate sull'altare dell'intrattenimento sono quelle battute pungenti che tanto avevano reso unico il patrimonio creativo del duo di sceneggiatori/interpreti.

TRUTH SEEKERS: (SOPRAV)VIVERE È UN GIOCO DI SQUADRA

Truth Seekers Kayo
Truth Seekers: un'immagine della serie

Ciò che davvero funziona in Truth Seekers è l'alchimia tra i personaggi. Ogni interprete si presenta sulla scena come una tessera imprescindibile al completamento di un puzzle visivamente appagante. Sono rodaggi ben oliati di una macchina che nella sua struttura meccanica è un portento, ma che finisce per incepparsi nel rush finale. Un micro-universo, il loro, dove anche i comprimari riescono a risaltare, e ogni comparsa non è lasciata indietro, ma libera di esprimersi e mostrare il suo talento (eccezion fatta, forse, solo per il personaggio chiave di Peter Toynbee). Se pochi dubbi potevano sorgere sulle capacità attorniali di Nick Frost, Simon Pegg (la sua parrucca è già cult), Malcolm McDowell e Kelly Macdonald, la vera sorpresa sono i giovani e promettenti Samson Rayo (Elton) ed Emma D'Arcy (Astrid). La genuinità delle loro performance donano ai propri personaggi un senso di realismo e sincera partecipazione affettiva da parte dello spettatore. I loro gesti, le loro espressioni non sono mai caricate, ma vivono di una semplicità e di un naturalismo tale che li fa sembrare esseri umani reali, prigionieri di un mondo abitato da spiriti. Chi vive più nell'ombra, rinchiuso tra le sbarre di una caratterizzazione limitata, e frenato da catene che gli impediscono di mostrare le sue innate qualità interpretative, è Julian Barratt (imperdibile la sua performance in The Mighty Boosh) nei panni di un villan non proprio temibile come dovrebbe essere. Una frenatura sicuramente da addebitare a una mancata indagine introspettiva e psicologica del suo personaggio, che porta a sua volta a una lacuna incolmabile nello schema dei personaggi, vista la mancanza di un antagonista all'altezza della situazione.

DA POZIONE MAGICA A MINESTRONE INSAPORE

Truth Seekers Barrett
The Truth Seekers: una foto della serie

Da un punto di vista meramente visivo, Truth Seekers non ha nulla da invidiare a quanto offertoci da altre produzioni seriali e cinematografiche. La regia di Jim Field Smith gioca con l'alternanza di campi larghi e piani ristretti per acuire il senso di tensione e suspense; la fotografia fumosa lascia spazio a dei bagliori di luce accecante, riverberanti la potenza misteriosa e attrativamente sublime che possono scaturire dagli incontri con il mondo del soprannaturale. Eppure, in questa giostra delle attrazioni manca qualcosa, quell'esca capace di attirare lo spettatore come orde di pesci affamati all'amo. Riuscire a capire in cosa consista questo elemento mancante è cosa assai dura e complicata. Tutto in Truth Seekers sembra essere al proprio posto, senza esserlo davvero. Forse è questa volontà di sembrare tante cose, abbracciando vari generi, per poi ritrovarsi a vestire i panni di un semplice passatempo televisivo con cui smorzare gli animi, è il vero cruccio di questa serie. Pegg, Frost, Saunders e Serafinowicz tentano di combinare più generi dando vita a una pozione magica, per poi ritrovarsi nel cucchiaio un minestrone insapore. Il background culturale dei creatori è ampio e ricco di riferimenti e mondi citazionistici con cui giocare, intrattenere, illudere il proprio pubblico che oltre all'apparenza ci sia qualcosa di più. Come nello stile di Edgar Wright (regista con cui il duo Pegg-Frost ha dato il meglio di sé, da Spaced, alla Trilogia del Cornetto) il passato spettatoriale di questi sceneggiatori e attori diventa una galleria di titoli da selezionare, omaggiare, arricchendo la propria serie di collegamenti ipertestuali. I generi attraversati si elevano pertanto a bacini citazionistici in cui immergersi per eleggere quei contenitori potenziali di infinite suggestioni attraverso cui demitizzare il genere utilizzandone i sintagmi in chiave parossistica e parodistica.

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Truth Seekers: una foto di scena

Per quanto entusiasmante possa essere ritrovare in Truth Seekers i Dalek di Doctor Who, numerosi riferimenti a Essi Vivono, all'Esorcista e all'intero universo dello sci-fi e dell'occulto (il cognome Toynbee è una chiara citazione alle misteriose tessere Toynbee) senza dimenticarsi della filmografia del duo Pegg-Frost stesso (le scene al Coventry Collectible Cosplay Convention ricordano quelle del Comic-Con di Paul, mentre un easter-egg fotografico tornerà più volte a collegare la serie con il film La fine del mondo), a mancare è un senso di profondità e armonia tra i vari episodi. Ogni puntata si conclude in maniera incompiuta, lasciando il pubblico interdetto; i cliffhanger sono alquanto prevedibili e citofonati, spingendo lo spettatore a continuare la visione solo per inerzia, o per comprendere appieno dove tutto l'intreccio voglia alla fine andare a parare. Con questo non vogliamo dire che la sceneggiatura sia completamente orfana e scevra di battute esilaranti (per un team come quello capitanato da Frost e Pegg sarebbe stato alquanto impossibile), il problema è che per un prodotto che aspira a essere la perfetta congiunzione tra fantascienza, commedia e horror, spesso a essere tralasciato è proprio il comparto orrorifico, deprivando così la storia di appaganti jumpscare. È un corpo che cammina, Truth Sekkers, si muove, parla, si nutre, ma lo fa senza cuore. È uno zombie che tenta di strapparci delle risate, finendo per accontentarsi solamente di flebili sorrisi.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Truth Seekers ribadendo quanto la serie con Simon Pegg e Nick Frost rinchiuda in sè un potenziale narrativo e visivo non ampiamente sfruttato. L'ottimo cast nulla può davanti a episodi inconcludenti e poco armoniosi. Speriamo nella seconda stagione.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • L'umorismo dissacrante tipicamente British.
  • Le performance degli attori.
  • La parrucca di Simon Pegg.
  • La mescolanza di generi.

Cosa non va

  • Molte idee non sono sfruttate a dovere.
  • Un villan poco temibile e caratterizzato.
  • Cliffhanger poco d’impatto.