Recensione Nove regine (2000)

Disseminato di esche narrative, alcune ingannevoli, altre più trasparenti per il palesamento della verità da parte dello spettatore, Nove regine è un perfetto meccanismo ad orologeria, costruito con sapienza e ritmo sulla struttura a specchio nella quale si riflettono i due protagonisti, Marcos e Juan, speculari per intenti e personalità.

Truffa allo specchio

Non poteva sottrarsi alla logica del remake tipica dell'industria hollywoodiana, uno dei casi cinematografici degli ultimi anni: Nove regine dell'esordiente regista argentino Fabian Bielinsky. La premiata ditta Steven Soderbergh - George Clooney, già artefice del progetto Solaris (remake dell'omonimo film di Tarkovskiy) e di Welcome to Collinwood - rifacimento de I soliti ignoti di Mario Monicelli-, ha infatti prodotto Criminal di Gregory Jacobs, il remake americano di questo film di imbrogli e raggiri, un genere che sta vivendo una seconda giovinezza dopo i successi di Matchstick Men di Ridley Scott e Prova a prendermi di Steven Spielberg.

Protagonisti di questo cult sono due esponenti della micro-criminalità di Buenos Aires: da una parte Marcos (Ricardo Darin), il più cinico e privo di scrupoli, la cui etica si ferma al rifiuto delle armi e della violenza, e il più giovane e inesperto Juan (Gaston Pauls), dotato di una qualità essenziale, un viso da bravo ragazzo che spinge la gente a fidarsi istintivamente di lui.
Salvato da Marcos dopo una truffa in uno scadente supermercato, Juan è costretto a sdebitarsi con l'uomo accettando di diventare suo complice per il resto della giornata, con la promessa di dividersi il bottino, ottenuto grazie a efficaci trucchi e giochi di parole ai danni di camerieri intimoriti e vecchie zie troppo sole.
Ma la grande occasione è all'orizzonte: il falsario Sandler riesce a contattare Marcos tramite la sorella, Valeria, receptionist di un lussuoso hotel della capitale, proponendogli l'affare del secolo, le Nove Regine, copie praticamente perfette degli originali, preziosi, francobolli risalenti alla Repubblica di Weimar. Il colpo prevede la lucrosa vendita - entro 24 ore - di questi celebri francobolli ad un collezionista spagnolo, che però non ha tempo per verificare l'autenticità dei pezzi, costretto a lasciare tempestivamente il paese per motivi fiscali.

Non potendo rifiutare l'allettante proposta - Marcos ha bisogno di liquidi per la battaglia legale che ha intrapreso contro la sorella, per la spartizione dell'eredità degli zii, mentre Juan deve salvare suo padre dagli strozzini - i due si troveranno invischiati in un raggiro ad alta tensione, dove saranno in molti a volersi accaparrare una fetta della torta...

Disseminato di esche narrative, alcune ingannevoli, altre più trasparenti per il palesamento della verità da parte dello spettatore, Nove regine è un perfetto meccanismo ad orologeria, costruito con sapienza e ritmo sulla struttura a specchio nella quale si riflettono i due protagonisti, Marcos e Juan, speculari per intenti e personalità. Trovando il proprio terreno ideale in una Buenos Aires scontrosa, ancor più malinconica nel ritrarre sia l'asetticità dell'ostentazione sia la decadenza dei quartieri popolari, il film sfrutta pienamente le convenzioni del genere, con improvvisi capovolgimenti di fronte e di situazione, lastricando il discorso filmico di personaggi carichi di identità multiple e fallaci .
Denso di suggestioni relative ad altre pellicole vicine per tema e atmosfere, Il bidone di Fellini, La stangata di George Roy Hill e Pacco doppiopacco e controppaccotto di Nanni Loy, dal quale "ruba" il lei-motiv Il ballo del mattone di Rita Pavone (il mattone rappresenta infatti la popolare truffa napoletana), l'opera prima di Bielinsky è un film agrodolce che si sviluppa come un ennesimo sguardo sulla giungla metropolitana, nella quale galleggiano piccoli delinquenti, borseggiatori, rapinatori e truffatori, perdenti sui quali il regista impone una sorta di punizione ironica ma profondamente "morale", imbevendo il racconto di un'ombra attuale e drammatica, la grave crisi economica argentina.