True Detective 3X05, la recensione: If You Have Ghosts e le sue anime infestate

La recensione di True Detective 3X05 - If You Have Ghosts: il primo episodio interamente scritto e diretto da Nic Pizzolatto svela il trauma dentro Wayne Hays.

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True Detective: una scena con Mahershala Ali nell'episodio If You Have Ghosts

Occhi sperduti, lo sguardo sempre altrove, espressioni a volte assorte, a volte assenti. Lo avevamo già definito "una casa infestata ambulante", ma è soltanto grazie a If You Have Ghosts che True Detective 3 guarda in faccia i fantasmi di Wayne Hays. Il quinto episodio mette non solo le dita, ma intere mani nelle piaghe del suo detective traumatizzato, sopravvissuto a se stesso, costretto a convivere col senso di colpa per tutti i suoi errori di padre e marito prima che di agente. Dentro la coscienza sporca di quest'uomo, a cui uno straordinario Mahershala Ali concede sia fragilità che rigore, troviamo soprattutto un radicato senso di inadeguatezza.

L'amara consapevolezza di non aver fatto abbastanza, di aver lasciato andare colpevoli e amori, assassini e affetti. True Detective ci aveva lasciato con un cliffhanger esplosivo, ovvero con la difesa estrema dell'indiano solitario e vagabondo, quel Brett Woodard su cui era facile far ricadere i più ovvi e scontati sospetti. Trincerato nel suo appartamento, l'uomo ammazza senza pietà i suoi persecutori e risparmia volutamente Hays, quasi per concedergli un ultimo faccia a faccia tra reduci. Ed è qui che Wayne conosce l'ennesimo dei suoi fantasmi dopo quelli "guadagnati" in Vietnam, perché il confronto estremo tra i due costringe Hays a sporcarsi le mani di sangue.

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True Detective: Mahershala Ali e Stephen Dorff nell'episodio If You Have Ghosts

Un'immagine che tornerà dieci anni dopo dentro le finestre, a perseguitare una persona destinata a guardarsi indietro per tentare di andare avanti. Senza mai riuscirci davvero. Perché True Detective 3 sembra una scala a chiocciola che gira attorno a un caso maledetto in cui sprofondiamo tutti, episodio dopo episodio.

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I bambini dovrebbero ridere

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True Detective: Mahershala Ali in un momento dell'episodio If You Have Ghosts

Finora questa stagione di True Detective aveva segnato la via. Aveva abbozzato il carattere dei suoi personaggi e delineato le parti oscure della sua trama. E lo ha fatto per farci respirare le atmosfere desolate e immergerci poco per volta, con estrema cura e pazienza, dentro un'ambientazione svuotata di calore. Al centro di tutto ci sono soprattutto il tessuto familiare sfibrato e balordo in cui sono nati e cresciuti i fratelli Purcell e la dannazione di un uomo che non è riuscito a risolvere il loro torbido caso. Adesso True Detective 3X05 quella via la imbocca per accelerare con fermezza verso le prime, agognate risposte. E, forse, non è un caso che questo episodio fondamentale, confezionato con chirurgica attenzione, sia stato il primo interamente scritto e diretto da Nic Pizzolatto. Attraverso una regia chiara e dei dialoghi che continuano a fare della schiettezza il loro punto di forza, la terza stagione di True Detective si conferma magnetica e catalizzante. Merito della felice scelta di dedicarsi soprattutto a un solo personaggio attorno al quale orbitano tutte persone fondamentali per la sua coscienza. Soprattutto sua moglie Amelia e il collega West, contraltari fondamentali per definire l'uomo e il professionista. Il primo continua a vivere una vita di coppia piena di contrasti. Se nel 1980 Amelia non accetta che il sesso violento e disperato sia la risposta per lenire il dolore del suo compagno, nel 1990 i due coniugi tornano a rinfacciarsi vecchi malumori per poi finire sempre mano nella mano.

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True Detective: Stephen Dorff e Mahershala Ali nell'episodio If You Have Ghosts

Ed è proprio nel tanto discusso libro scritto da Amelia (un testo che Wayne non ha mai approvato, perché troppo speculativo su una storia troppo dolorosa) che l'Hays anziano del 2015 trova un importante indizio. Una frase che Amelia aveva sentito dalla mamma di Will e Julie è la stessa presente sulla misteriosa lettera ricevuta proprio dai genitori dei bambini ("i bambini dovrebbero ridere"). Una rielezione tardiva da parte del colpevole Hays, forse solo tradito dalla sua memoria intermittente, che getta nuova luce sulla famiglia Purcell. Una luce che sembra farsi ancora più nitida quando, nel 1990, le ricerche della giovane Purcell scomparsa vengono scosse da un messaggio audio di quella che sembrerebbe essere proprio Julie. La ragazza non vuole essere cercata e ritrovata, perché sembra essere volutamente fuggita da un padre colpevole di qualcosa di grave. Le nostre perplessità che uno show complesso come True Detective si risolva nel classico caso di violenza domestica rimangono, ma è indubbio che la serie sia ormai in discesa. Pronto a scivolare nei suoi abituali inferni.

Vecchie ossessioni

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True Detective: Mahershala Ali durante una scena nell'episodio If You Have Ghosts

La mancanza d'amore non è una piaga che affligge solo casa Purcell. Esplorando il vuoto negli occhi del vecchio Hays, capiamo che qualcosa è andato storto anche nella sua famiglia. Un problema talmente importante da averlo distratto dalla risoluzione di caso lungo 35 dolorosi anni. È questo che Hays sembra confessare e ammettere all'anziano West (per la prima volta anche Stephen Dorff appare in tutte le tre linee temporali) quando i due si ritrovano dopo più di vent'anni. Un incontro agrodolce in cui prendiamo atto che anche la vita di West è stata dilaniata da questo caso dal devastante potere virale. Come virus contagiosi, la morte di Will e la scomparsa di Julie si sono avvinghiati alle esistenze di due "veri detective" per svuotare lentamente. Ecco perché, dopo aver capito che il primo fatale errore fu dare per scontato che il colpevole fosse Woodard, anche da acciaccati, arrugginiti e stanchi, West e Hays tornano in sella per la terza volta pur di chiudere per sempre il loro personale libro degli orrori. Noi siamo alla finestra, ammaliati dalla straordinaria capacità con cui il montaggio di True Detective lega il privato e il pubblico, l'intimo e il sociale. Siamo li, spettatori non protetti, contagiati dal ritorno di una grandiosa serie televisiva.

Movieplayer.it

4.5/5