L'intreccio è quello della più tradizionale screwball comedy, la commedia degli equivoci e dell'inevitabile attrazione tra opposti che ha costituito il canovaccio perfetto di tanti classici film hollywoodiani (un titolo per tutti è lo storico Scrivimi fermo posta del maestro Ernst Lubitsch). Lui (Emilio Solfrizzi) e lei (Stefania Rocca) sono gli innamorati per antonomasia, tanto da chiamarsi perfino Paolo e Laura, in omaggio alla nostra tradizione letteraria. Due vicini di casa che non fanno altro che battibeccare, anche se in realtà non si sono mai conosciuti di persona (infatti comunicano lasciandosi messaggi sulle tapparelle). Ma quando si incontrano per la prima volta vis-à-vis fanno subito scintille. Il guaio è che nessuno dei due sa che l'altro è l'odioso dirimpettaio con cui va su tutte le furie ogni mattina. Galeotto (è proprio il caso di dirlo) è un film: Da qui all'eternità, che Laura considera una specie di termometro amoroso in grado di misurare l'affinità fra una coppia. Tutti pazzi per amore è fin dal titolo un'inequivocabile dichiarazione d'intenti: prendere un'intera tradizione, quella del genere romantico, cui si aggiunge anche un inedito riferimento al musical, e riadattarla al formato nostrano della fiction "di famiglia", un po' alla I Cesaroni. Non a caso i produttori della serie, Rai e Publispei, sono gli stessi che concepirono Un medico in famiglia. Adesso tentano di bissare il fenomeno di dieci anni fa, riproponendo la stessa collocazione strategica (il prime time domenicale), in concorrenza diretta con Amiche mie di Mediaset, che si riallaccia al medesimo filone da commedia romantica.
I presupposti per il successo ci sono tutti, a partire da un ricco cast di richiamo, con vecchie volpi della fiction come Emilio Solfrizzi, e volti noti anche al cinema come Stefania Rocca, Neri Marcoré, Francesca Inaudi, Marina Rocco, Piera degli Esposti, e, per finire, i gustosi cammei di Giuseppe Battiston e Carla Signoris. Ma Tutti pazzi per amore gioca anche una carta rischiosa, che è quella dell'inedita componente musical, pochissimo frequentata dalla nostra fiction. In ciascun episodio, infatti, gli attori si cimenteranno in un numero musicale, che pesca direttamente dai successi della canzone italiana degli ultimi decenni. Qualche titolo basta per chiarire la vocazione spiccatamente pop della serie: Fotoromanza di Gianna Nannini, Ti amo ti di Umberto Tozzi, Come saprei di Giorgia , Sono un ragazzo fortunato di Jovanotti, e persino numerosi brani dei Matia Bazar, il gruppo preferito da Paolo. Tutta la serie, nel suo complesso, si diverte a giocare con uno stile volutamente eccentrico e sopra le righe, in cui la fotografia saturata, gli inseriti onirici, le numerose citazioni e l'interpretazione sovraccarica degli attori la fanno da padrone. Del resto questi eccessi si adattano al soggetto trattato, che è una sorte di inno all'amore in tutte le sue forme. Le vicende sentimentali, infatti, non si limitano solo alla travagliata relazione tra i protagonisti, ma si estendono anche a tutti i personaggi. E già i primi due episodi della serie iniziano a tratteggiare i numerosi intrecci che coinvolgono i comprimari, amici e parenti sia di Paolo che di Laura. Ad esempio c'è Michele (Neri Marcoré), collega di Paolo, playboy incallito che forse metterà la testa a posto grazie a Monica (Carlotta Natoli), "single disperata" e direttrice del magazine femminile per cui lavora Laura. Un'altra coppia è formata dalla "hostess tra le nuvole" Stefania (Marina Rocco), sorella di Laura, e dal fin troppo devoto marito Giulio (Luca Angeletti). Ma sono rappresentate anche le generazioni più giovani con Emanuele (Marco Brenno) e Cristina (Nicole Murgia), rispettivamente i figli di Laura e Paolo, in lite perenne. E c'è spazio anche per chi è più avanti con l'età, come Clelia (Piera degli Esposti) e Mario (Luigi Diberti), genitori di Laura divorziati ormai da anni.Insomma c'è n'è proprio per tutti i gusti: nessuna tipologia sentimental-sociologica è stata trascurata e ogni telespettatore è libero di scegliere la coppia da cui si sente meglio rappresentato. A patto di accettare lo stile alquanto stralunato e stravagante (un po' discontinuo nel suo oscillare tra il comico e il romantico) con cui sono condite le storie.