Chi è il miglior pilota? Non roviniamo questo momento.
È un uccello? È un aereo? No, è Tom Cruise. Si potrebbe riassumere così Top Gun: Maverick, sequel in sala dal 25 maggio con Paramount e Eagle Pictures dopo la presentazione fuori concorso al Festival di Cannes, e che riporta al cinema Pete "Maverick" Mitchell dopo 36 anni, e il tempo per lui è come se non fosse passato: è ancora ribelle, anticonformista ed è sempre pronto a sfidare e superare i suoi stessi limiti per dimostrare di essere il miglior pilota, il Top Gun appunto. Non sembra invecchiato perché non lo è il suo interprete, Tom Cruise, simbolo di un cinema action e spettacolare che quasi non si fa più senza CGI e effetti speciali coinvolti, e che chiama a gran voce la sala e il grande schermo per essere visto. Cerchiamo di capire allora perché Tom Cruise sia l'ultimo eroe americano del cinema contemporaneo.
Last action hero
Tom Cruise è l'ultimo eroe americano rimasto a rappresentare un culto del machismo che non c'è più, o che comunque sta sempre più scomparendo. Grazie all'equilibrio delle parti in gioco in Top Gun: Maverick, tra nostalgia e modernità, questo "culto cruisiano" risulta scavato nell'infinito e consegnato ai posteri, piuttosto che anacronistico e fuori tempo massimo. Questo soprattutto grazie al carisma e al fascino magnetico dell'attore, celebre per essere basso di statura, ma senza limiti quando si tratta di stunt.
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Tanto che le sue acrobazie sono oramai leggenda perché le vuole mettere in atto praticamente tutte, senza utilizzo di controfigure o quasi, per cercare nuovi stimoli come attore, proprio come fa il suo Maverick come pilota sugli aerei militari super veloci. Cruise, praticamente un ragazzino all'epoca del primo Top Gun, che inizialmente non avrebbe voluto fare e fu convinto dal produttore Jerry Bruckheimer - ha quel tipo di fascino che fa colpo tanto sulle donne quanto sugli uomini, che all'epoca del primo film volevano essere come lui e indossavano il giubbotto di pelle di Pete Mitchell (capo d'abbigliamento rimasto iconico) e così via. E ora gli stessi sono pronti a rispolverarlo fuori dagli armadi per assaporare di nuovo quella sensazione di invincibilità che dava l'indumento, quasi fosse un mantello magico. Oggi, più che in passato, Cruise è l'ultimo eroe americano, che rappresenta l'esercito e quindi la potenza, la furbizia e l'istinto statunitensi, ma anche il simbolo di un'epica tutta d'oltreoceano che possiamo trovare anche nei supereroi fumettistici.
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Pete Cruise o Tom Possible?
Negli anni Tom Cruise è diventato Pete Mitchell e viceversa, i confini sono labili e si confondono, l'uno non potrebbe esistere senza l'altro e Top Gun: Maverick è la consacrazione di questo aspetto. Una sorta di Cruise-religione, di vero e proprio culto creatosi tra spettatori e fan, che non ha niente a che fare però con i legami oramai storici dell'attore con Scientology. Non si sa dove finisce l'interprete e dove inizia l'eroe, fiero rappresentante della bandiera americana anche se indisciplinato. Pete-Cruise è anche l'eroe che accetta i sentimenti oltre all'adrenalina che gli attraversa tutto il corpo lungo la pista o tra le nuvole: ha infatti un dolore nel cuore che deriva dalla tragica morte del migliore amico e gregario Goose nel primo film, per la quale si sente responsabile, che dona al personaggio anche quell'aura silenziosa e piena d'umanità, che bilancia il suo essere strafottente ma mai antipatico o respingente. Anzi, ancor di più accogliente per il pubblico in adorazione, quasi fosse un semi-Dio.
Negli anni Tom Cruise è divenuto anche produttore delle pellicole di cui era protagonista, e anche questo ha contribuito a portare in un certo senso Maverick in giro, come nella saga di Mission: Impossible. Il suo Ethan Hunt, pur nascendo da una storica serie tv, è sempre più al limite degli stunt e delle performance al limite dell'umano: basti ricordare l'arrampicata al vero grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa, nel quarto capitolo o la sequenza d'apertura del quinto dove l'attore decolla letteralmente insieme ad un aereo, appoggiato ad esso (per rimanere in tema volo ma con un diverso punto di vista). Un limite che viene ripreso anche nella parte finale di Top Gun: Maverick, dove a quasi sessant'anni l'attore non solo non sembra invecchiato più di tanto, ma non si lascia certo fermare dalla sua età anagrafica nemmeno a livello fisico. Un eccesso che si perdona al sequel perché rappresentativo dell'ultimo eroe americano del cinema contemporaneo, che grazie a questo suo darsi totalmente ai suoi personaggi e alle sue acrobazie porta realismo e consacrazione. Come ha detto lo stesso attore premiato con la Palma d'Oro d'onore a sorpresa al Festival di Cannes 2022: "Nessuno ha mai chiesto a Gene Kelly, perché balli e fai le tue performance? Io faccio gli stunt perché li amo e mi esprimo così".
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