Tiro libero: lo sport dei buoni sentimenti

Tratto da un libro, scritto dal protagonista, ispirato a sua volta da una storia vera. Un gioco di scatole cinesi e buoni sentimenti.

Il genere sportivo sta riprendendo piede anche nel cinema italiano. Con meno mezzi, con meno pathos da melodramma rispetto agli sport movies a stelle e strisce, ma comunque con un suo preciso significato e un sapore inconfondibile. Specialmente per alcuni tipi di sport, che ci portano magari nelle realtà piccole e maleodoranti di palestre di boxe, per dirne una. Pertanto è il caso di specificarlo subito: Tiro libero non è un film sportivo. Nonostante il basket abbia consentito al comparto di product placement di trovare praticamente tutti gli sponsor, il film non parla di basket.

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Una storia di rinascita spirituale

Tiro libero: Simone Riccioni in una scena del film
Tiro libero: Simone Riccioni in una scena del film

Dario, 25 anni, ha tutto quello che si possa apparentemente desiderare. Gioventù e bellezza, soldi e successo, è pieno di spocchia e di ragazze. Un po' come lo stesso protagonista che lo interpreta, Simone Riccioni, già visto in innumerevoli spot televisivi e che è il master of puppets di questa pellicola. Insieme a Jonathan Arpetti ha scritto il libro omonimo (edito da Sperling & Kupfer) da cui il film è tratto, e ha co-prodotto la pellicola insieme nientemeno che a Iginio Straffi.

Tiro libero: Simone Riccioni e Maria Chiara Centorami in una scena del film
Tiro libero: Simone Riccioni e Maria Chiara Centorami in una scena del film

Tratto da una storia vera, recitano le note sul libro, ma non sappiamo in quale misura, né a chi si riferisca. Fatto sta che Dario ha un crollo fisico proprio mentre tra per effettuare il tiro libero decisivo per la partita in campionato, e improvvisamente si rende conto che tutto quello che ha è solo un castello di carte. Come se non bastasse, è costretto dal tribunale a svolgere dei lavori di pubblica utilità. Dietro sembrerebbe esserci lo zampino del padre (un Antonio Catania privo di entusiasmo in questa interpretazione), che lo vuole impegnato nel sociale per farlo riprendere. Dario andrà ad allenare una squadra di piccoli paraplegici, da lì nascerà un nuovo se stesso.

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Lo sport l'amore, il lieto fine a tutti i costi

Tiro libero: Nancy Brilli e Antonio Catania in una scena del film
Tiro libero: Nancy Brilli e Antonio Catania in una scena del film

Interni che sembrano finti, stereotipi caratteriali, la bionda ragazza bella fuori e anche dentro, che dopo il lavoro, ogni giorno, va a fare volontariato e sa di essere migliore di tutti gli altri. E Dario che piano piano capisce, rinasce, solo per conquistarla, anche se può avere tutte quelle che vuole. Perché in fondo resta quello che era, un giovane viziato che deve ottenere tutto quello che ancora non ha, che si impunta solo perché gli viene negato. Alla regia Alessandro Valori, fondatore di Notorius, al suo quarto lungometraggio, che compie il lavoro portando sullo schermo ciò che è scritto.

Tiro libero: una scena del film
Tiro libero: una scena del film

Un'apoteosi di buoni sentimenti e cliché, che poco o nulla ha a che fare con lo sport, ma che in fondo dice poco anche sulle realtà difficili di questi ragazzi o degli ostacoli che le associazioni di volontariato e le cooperative sociali devono affrontare. Tutto è concentrato su Dario, protagonista assoluto, e sulla sua storia d'amore con Isabella. Qualche punta, che forse vuole essere emotiva, si cerca nella storia del piccolo Simone, ma non basta a dare scariche elettriche al diagramma piatto generale. Nel cast femminile, oltre alla zuccherosa Maria Chiara Centorami, una Nancy Brilli troppo costruita, con un look che non rende giustizia alla bellezza che fu.

Movieplayer.it

1.0/5