The Witcher è su Netflix dal 20 dicembre. Il Continente, magico universo in cui sono ambientati i romanzi di Andrzej Sapkowski, prende forma nella serie tv che racconta le gesta di Geralt di Rivia e degli altri personaggi della saga. L'evento di lancio organizzato da Netflix durante il Lucca Comics & Games, lo scorso ottobre, ci ha permesso di incontrare il reparto tecnico-produttivo della serie, il produttore esecutivo Tomek Baginski, il costumista Tim Aslam e lo scenografo Andrew Laws che ci hanno svelato i segreti della lunga e complessa lavorazione di The Witcher.
L'esplosione globale di The Witcher, robusta saga fantasy densa di riferimenti storico-allegorici, si deve a un videogame da cui il team della serie Netflix si affretta a prendere le distanze puntualizzando che la fonte primaria per lo show sono proprio i romanzi di Andrzej Sapkowski: "Eravamo consapevoli dell'esistenza del videogame" ammette Andrew Laws "ma a guidarci è stata soprattutto l'idea che l'autore dei romanzi aveva dei personaggi. Volevamo creare un universo unico perciò siamo andati in una direzione diversa da quella del gioco". Tim Aslam ribadisce: "I miei riferimenti per i costumi provengono dai romanzi che contengono descrizioni precise, dalla sceneggiatura di Lauren Schmidt Hissrich e dalle ricerche. Quando attingi a universi come il Medioevo vi sono una serie di riferimenti comuni, è un immaginario condiviso. Proprio per questo motivo è necessario cercare un look originale, che si discosti dal resto. E poi un videogame per forza di cose è stilizzato, mentre noi avevamo a che fare con persone in carne ed ossa".
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Adattamento o tradimento? I cambiamenti rispetto ai romanzi
La saga di Geralt di Rivia è composta da due serie di racconti e sei romanzi, una quantità enorme di materiale che ha messo a dura prova Lauren Schmidt Hissrich e il team di sceneggiatori. Il problema principale riguarda la tempistica, per forza di cose più serrata nello show rispetto all'ampio respiro dei romanzi. Come specifica Tomek Baginski, "i racconti brevi che precedono la saga sono incentrati principalmente su Geralt, ma noi volevamo affiancargli subito delle figure femminili, volevamo puntare su Ciri e Yennefer. Ma come inserirle nello show anticipando la loro apparizione? Lauren e gli sceneggiatori hanno fatto un lavoro fantastico, ma hanno dovuto accettare dei compromessi alterando la cronologia originale". Andrew Laws precisa: "La nostra è un'interpretazione di tutto il materiale che compone la saga di The Witcher con l'intento di creare una storia organica".
L'eccentrico Andrzej Sapkowski ha seguito la lavorazione di The Witcher in veste di consulente, senza mai intervenire direttamente nel processo di scrittura. Tomek Baginski svela che "aveva accesso agli script, ma non ha voluto leggere niente fino alla fine perché aveva fiducia in Lauren. Hanno parlato a lungo dell'approccio da usare. Questo suo atteggiamento non mi stupisce, è uno scrittore, odia gli spoiler. Ma ci è stato sempre vicino. E gli adattamenti sono sempre tradimenti".
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Dalle Canarie alla Polonia, i mille volti del Continente
The Witcher assicura battaglie spettacolari, location esotiche e costumi sontuosi che hanno richiesto un notevole sostegno economico da parte di Netflix (ne parliamo nella nostra recensione di The Witcher). Senza rivelare il budget, lo scenografo Andrew Laws entra nel dettaglio del lavoro sulle location internazionali e spiega: "Per trasformare le location nel Continente ci siamo dovuti guardare attorno e cercare i luoghi più adatti. Eravamo consapevoli che questo è un mondo fantastico, quindi non potevamo limitarci a location realistiche, Le Canarie ci hanno fornito paesaggi di tipi diversi che ci hanno aiutato a creare il nostro universo, poi siamo stati in Austria, Polonia, tutti questi luoghi ci hanno aiutato a espandere la storia".
Parlando dei costumi, visti in anteprima a Lucca in un'eccezionale mostra allestita nel Baluardo San Pietro, Tim Aslam cita la showrunner Lauren Schmidt Hissrich come punto di riferimento per creare il look dei personaggi: "Vedendo i personaggi attraverso i suoi occhi e la sua visione ho capito cosa dovevo fare e come vestirli. Dal punto di vista dei costumi, ogni regno ha un suo look distintivo creato ispirandomi sia al gotico che alla moda orientale".
Al centro della mostra sulle vesti del Continente spicca l'armatura di Geralt di Rivia indossata da Henry Cavill sul set. Dalle misure si notano subito l'altezza e la corporatura massiccia del divo, che in The Witcher ha sfoderato le sue abilità fisiche. Come svela Tomek Baginski, "Henry Cavill non aveva stuntmen, ha interpretato tutte le scene lui fin nei minimi dettagli. E' molto ben preparato". "Era coinvolto al 300%" aggiunge Tim Aslam, "è intervenuto in ogni singolo momento. Sul set avevamo ottimi stuntmen, ma lui ha fatto tutto da solo. Anche per quanto riguarda i costumi, era sempre nel personaggio, voleva dormire col costume indosso. Abbiamo dovuto creare abiti costumi eleganti, belli, ma al tempo stesso resistenti visto che Henry doveva andare a cavallo, combattere e tirare di scherma senza perdere il sex appeal".