I nostalgici di Dawson's Creek avranno di che consolarsi con la visione di The Waterfront, nuova fatica di Kevin Williamson. Niente più adolescenti sognatori e cinefili, niente più prime volte e baci fugaci. Stavolta l'autore di Scream e The Vampire Diaries si rivolge a un pubblico adulto, confezionando una soap ricca di violenza, tradimenti, sesso e colpi di scena. La famiglia (disfunzionale) è al centro della serie in otto episodi, su Netflix, lontana dai temi dello show di culto di fine anni '90, ma vicina per ambientazione e atmosfere.

Kevin Williamson fa ritorno a Wilmington, teatro della fictional Capeside, cittadina costiera in cui si consumava il triangolo sentimentale tra Dawson, Joey e Pacey, trasformandola stavolta in Havemport, altra cittadina costiera di finzione in cui la vita è ben più movimentata. Qui opera la famiglia Buckley, guidata dal patriarca Harlan (Holt McCallany) e dalla moglie Belle (Maria Bello), a capo di un'industria ittica un tempo fiorente. I Buckley sono ricchi, potenti e ammanicati, ma non sono immuni dalla crisi economica, che rischia di metterli in ginocchio. Così il figlio Cane (Jake Weary) prova a metterci una pezza utilizzando le sue barche per il trasporto di grossi carichi di droga, mentre la sorella Bree (Melissa Benoist) si impegna a restare sobria per riconquistare la fiducia dei suoi cari e del figlio adolescente (Brady Hepner).
Emozioni facili, come sulle montagne russe

The Waterfront non soddisferà gli spettatori in cerca di realismo e approfondimento psicologico. Kevin Williamson punta sull'intrattenimento facile realizzando uno show dal ritmo sostenuto, carico di emozioni e colpi di scena. Tra inganni, tradimenti, menzogne e crimini, la vita dei Buckley è talmente movimentata dal rivelarsi quanto di più lontano possiamo immaginarci dal ritratto di una famiglia americana media. Tra una catastrofe e l'altra, i personaggi si fanno scivolare addosso le svolte drammatiche riservate loro dalla penna di Williamson per concentrarsi sulla prossima mossa in una narrazione incalzante, ma spesso sopra le righe.

Di conseguenza tutti i temi "seri" trattati nello show, dall'inadeguatezza dei figli nei confronti dei genitori di successo alla mascolinità tossica, dalle conseguenze della crisi economica all'incapacità di adeguarsi a un'esistenza poco soddisfacente, subiscono una spettacolarizzazione che a tratti forza la coerenza narrativa. L'alto tasso di dramma si traduce in personaggi perennemente depressi o sopra le righe che consumano abbondanti dosi di superalcolici in ogni momento della giornata, soprattutto prima di un confronto. Anche se Kevin Williamson ha ammesso di essersi ispirato al padre, pescatore che negli anni '80 finì in carcere per spaccio di droga, l'ossatura vagamente autobiografica del plot viene offuscata da una trama avvincente, perfetta per un prodotto di puro intrattenimento estivo quale è The Waterfront.
La sorpresa Topher Grace

Dopo un incipit concitato in alto mare che si conclude con un doppio omicidio, la serie entra nel vivo immergendo lo spettatore negli intrighi dei Buckley. Fondamentale per un prodotto di questo tipo la scelta del cast che si rivela per lo più azzeccato, seppur con qualche nota stonata. Kevin Williamson affida il ruolo del patriarca della famiglia di pescatori alla star di Mindhunter Holt McCallany, che sfrutta la sua presenza scenica e il fisico imponente per dar vita a un duro vecchio stile. Molto meno incisiva la scelta di Jake Weary, decisamente poco carismatico nei panni del figlio Cain, fragile e combattuto. Ma a far la differenza sono soprattutto le donne della famiglia Buckley, Maria Bello e Melissa Benoist, tanto intense ed efficaci da rubare la scena ai colleghi maschi a ogni apparizione. Ma il premio per la performance più incisiva e sorprendente va a Topher Grace nei panni di Grady, sociopatico signore della droga locale, il cui ingresso produce una svolta sostanziale nei toni dello show.
La centralità delle location

Nel tentativo di piegare la provincia americana e il concetto di comunità ad esso collegato ai propri scopi narrativi, diventa essenziale, in The Waterfront, l'uso delle location. Originario del North Carolina, Kevin Williamson sfrutta i luoghi che ben conosce come sfondo per le vicende dei Buckley, aiutando lo spettatore a costruirsi mentalmente una sua geografia ideale di Havemport attraverso l'uso insistito di piano d'ambientazione. Così il porto, le barche ormeggiate, le casette di legno che si affacciano sui moli bianchi e gli stagni paludosi (gli stessi in cui Dawson, Joey e Pacey giravano horror rudimentali sognando Hollywood) fungono da teatro ai drammi dei Buckey che si consumano in case eleganti o nel lussuoso ristorante sulla baia.

Tutto così perfetto, preciso e lindo, ma tutto artificiale e scenografico. La cittadina di Havemport è un'emanazione della fantasia di Kevin Williamson tanto quando lo era la casa sul fiume di Dawson in cui Joey arrivava in barca, entrava dal tetto, facendo irruzione a ogni ora del giorno della notte. Se per Hitchcock il cinema è la vita privata delle parti noiose, la cittadina di The Waterfront è la provincia americana epurata di brutture e miserie. D'altronde niente deve distrarre lo spettatore dalla storia dei Buckley, versione "costiera" di Yellowstone tanto avvincente da risultare il prodotto perfetto per un binge watching estivo.
Conclusioni
Se lo scopo di Kevin Williamson è quello di far dimenticare per qualche ora i problemi del mondo con un prodotto di intrattenimento coinvolgente ed emozionante, la sua ultima serie è il binge watching estivo perfetto, come rivela la nostra recensione di The Waterfront. L’importante è sospendere l’incredulità nei confronti di un mondo patinato e di personaggi immersi in un melodramma a tinte forti e godersi le emozioni artificiali che la storia dei Buckley ci fornisce, con qualche gustosa sorpresa come un Topher Grace superlativo e fuori di testa.
Perché ci piace
- Il ritmo avvincente della narrazione.
- Le interpreti femminili, in particolare Maria Bello, in grado di rubare costantemente la scena.
- Il personaggio irresistibile affidato a Topher Grace.
- Il ritorno in North Carolina, con le sue suggestive location.
- La capacità di calibrare violenza, drammi familiari e crimine dando vita a vicende avvincenti...
Cosa non va
- ...anche se slegate dalla realtà e artificiose.
- Alcune scelte narrative sopra le righe.
- Jake Weary risulta poco carismatico e privo di humor.