C'è un'epidemia in corso. Spietata, inarrestabile, inevitabile. Il virus provoca sconforto negli spettatori occasionali e rabbia nei cuori degli appassionati più irriducibili. Il sintomo principale del suddetto fenomeno virale è una profonda emorragia di pubblico dinanzi all'appuntamento televisivo noto come The Walking Dead. Ben lontano dal fenomeno mediatico che sino a due stagioni fa catalizzava milioni di persone davanti alla misteriosa vittima della dolce e affettuosa Lucille, la serie AMC sembra aver perso mordente per colpa di una settima e di un'ottava stagione (per ora) assai deludenti. Talmente frustranti da portare lo scorso episodio (Hai già perso) verso un triste e preoccupante record negativo, ovvero i peggiori ascolti di sempre dai tempi della prima stagione (6,8 milioni di spettatori). Noi, come ormai ben sapete, siamo qui a raccontarvi The Walking Dead puntata per puntata, settimana dopo settimana. Se lo facciamo è perché, in fondo, speriamo in uno scossone decisivo, imploriamo per una svolta salvifica. Non è questo il giorno, purtroppo.
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L'undicesimo episodio dell'ottava stagione, in onda su Fox 24 ore dopo la messa in onda statunitense, incarna alla perfezione tutti i problemi di The Walking Dead (mancanza di tensione, assenza di ritmo, scene sconclusionate), e lo fa attraverso un titolo che involontariamente rappresenta bene il pantano in cui la serie sembra ormai immersa da tempo: Morti o vivi o...
C'è ancora speranza di tenere vivo l'interesse in questo show? Oppure dobbiamo organizzare un mesto funerale seriale? Purtroppo la risposta, per ora, è sempre nella più ovvia delle metafore: The Walking Dead è davvero uno zombie che si trascina a fatica.
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Liberaci dal Male, padre Gabriel
Vi poniamo una domanda. E siate sinceri con voi stessi. Se qualcuno vi dicesse che il prossimo episodio di The Walking Dead è dedicato a padre Gabriel, voi con che spirito lo vedreste? Noi con non poco timore e un briciolo di rassegnazione, perché siamo fermamente convinti che il personaggio interpretato (non certo senza sbavature, anzi) da Seth Gilliam sia uno dei peggiori mai scritti in una serie tv, e la testardaggine con cui gli autori dello show gli dedicano ancora parecchio spazio ci sembra un grande spot per il masochismo. Privo di carisma, di vere motivazioni e di decisioni degne di nota, padre Gabriel si permette il lusso di riempire metà episodio, in fuga da Negan grazie alla complicità di Eugene, diretto verso Hilltop assieme al dottor Carson. La loro (dis)avventura si rivelerà inconcludente e piena di siparietti al limite del ridicolo. Tralasciando l'uso dozzinale delle inquadrature in soggettiva per rappresentare la quasi cecità del prete, Morti o vivi o... cerca di esprimere il ferreo e testardo atto di fede del nostro attraverso dialoghi scialbi ed eventi casuali messi in scena senza alcuna cura. Lontani da qualsiasi empatia nei confronti della strana coppia, gli spettatori si trovano davanti all'ormai classico "episodio riempitivo" in cui poco di importante accade e niente di entusiasmante ci aspetta.
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Aggrappati a Lucille
Non che da altre parti vada meglio. Stessa meta ma tragitto diverso per Daryl, Tara e Rosita, diretti verso Hilltop assieme a un Dwight verso cui è lecito avere qualche sospetto. Daryl, memore dell'imperdonabile furto dell'amata balestra, lo guarda in cagnesco ma sembra riuscire a conviverci, anche perché l'ex alleato di Negan conosce bene il nemico e può rivelarsi assai prezioso. Non è dello stesso avviso Tara che all'improvviso tenta di ucciderlo, riuscendo solo a "restituirlo" alle braccia di un gruppo di Salvatori incontrati per caso. L'unica, grande soddisfazione dell'episodio è proprio la sfuriata di Daryl nei confronti della compagna, colpevole di un gesto sconsiderato e fuori contesto, considerato il momento delicato vissuto dal gruppo, costretto ad attraversare una palude piena di infetti.
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Peccato, perché l'ambientazione palustre avrebbe potuto riservare inediti attacchi subacquei di zombie putrefatti e momenti di vera tensione purtroppo non pervenuti. Con Rick e Michonne del tutto assenti e Maggie alle prese con difficili scelti da leader tra le mura di Hilltop (respingere o accogliere i Salvatori in ostaggio?), prendiamo atto di due cose. La prima: l'episodio è talmente piatto da non creare un anche minimo sussulto persino quando Daryl rivede Carol portando con sé la triste notizia della morte di Carl. Il secondo: Morti o vivi o... si risolleva timidamente solo nel finale, sempre grazie al solito "salvagente" di turno. Quel Negan che, lontano anni luce dall'uomo quasi compassionevole intravisto nello scorso episodio e suggestionato da una macabra idea di Eugene, descrive ai suoi una nuova tattica per distruggere Rick e gli altri. Per ora, ne servirebbe soprattutto una per fermare questa disastrosa emorragia. Di pubblico, di entusiasmo e di qualità.
Movieplayer.it
2.0/5