Lo abbiamo conosciuto così: debole, sdraiato, risvegliato in un mondo infetto, deciso a ritrovare la sua famiglia. Otto anni dopo quel pilot entrato nella storia della televisione, in questo The Walking Dead 9x05 Rick Grimes è ancora lì: debole, sdraiato, in un mondo infetto e deciso a ritrovare la sua famiglia, ma non è più lo stesso. No, perché l'ex vice-sceriffo interpretato da Andrew Lincoln ha vissuto una parabola umana di perdizione e redenzione, una trasformazione che ha portato un padre di famiglia a sporcarsi le mani e la coscienza con azioni aberranti e scelte drastiche.
Da eroe con tanto di cappello ad antieroe svestito di ogni perfezione, Rick Grimes ha incarnato quelle evoluzioni umane riservate soltanto ai grandi personaggi delle serie tv, portandoci prima a tifare per lui e poi a sentirci in colpa quando ci veniva naturale appoggiarlo anche dopo morsi alla gola e deliranti scatti di follia. Come Walter White, Tony Soprano e Don Draper e altri memorabili antieroi delle serie tv, anche lui è arrivato molto lontano dalla persona che abbiamo incontrato all'inizio di tutto. La sua è stata una faticosa epopea di sopravvivenza umana che sembra arrivare al capolinea. What Comes After è stato presentato da mesi come l'ultimo episodio di Rick, l'ultimo in cui vedremo Lincoln vestire i panni del leader dello show.
E sono proprio quei panni sudici e impregnati di sangue a fungere da prezioso indizio. I colori dei suoi abiti sono gli stessi della prima stagione, il cavallo su cui si muove è un altro richiamo, la folla di erranti alle sue calcagna non molto diversa da quella di un tempo. Facile capire quanto il quinto episodio della nona stagione di The Walking Dead sia un lungo omaggio alla sua icona ormai redenta, un padre che, dopo la morte di suo figlio, ha fatto un passo indietro dando nuovo valore alla pace, alla vita e alla convivenza. Un passo che potrebbe essere davvero l'ultimo, anche se abbiamo buoni motivi per "declinare" questo addio al condizionale.
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La passione di Rick: il fratello, il figlio, l'uomo
Non poteva certo finire come ci avevano fatto credere. La settimana scorsa, Rick veniva disarcionato dal suo nobile destriero, ferito quasi a morte e circondato da un'orda di walkers. Il signor Grimes non poteva morire in modo così banale, e così What Comes After (il cui titolo cita un celebre albo del fumetto) gira la sua testa avanti e indietro, guarda al passato e sbircia verso il futuro, grazie a un episodio molto citazionista e nostalgico. Se è vero che Rick è vicino all'addio, è giunta l'ora della resa dei conti e degli esami di coscienza. E allora ecco il mitico ospedale del primo episodio della serie tv (con tanto di celeberrima scritta sulla porta), soltanto il primo di uno degli squarci onirici di una puntata in cui Rick guarda dentro e indietro, sino a capire i suoi errori, i suoi pentimenti e le sue fortune. Epico nella messa in scena, con derive apocalittiche quasi dantesche, What Comes After emoziona come lo show non faceva da tempo, e poco importa se riesce giocando sporco con la malinconia dei fan. Rivedere Shane e Hershel (soprattutto dopo la morte di Scott Wilson) sono due inevitabili sussulti che ci ricordano perché tanti abbiano amato questo show in difficoltà.
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Ritrovarci davanti a un Rick faccia a faccia con un personaggio ambiguo come Shane, capace di essere fraterno e pungente come un temibile rivale, ci fa capire che un contraltare carismatico come il personaggio di Jon Bernthal sarebbe servito più a lungo nello show. Lo stesso vale per Hershel, in cui Rick ha sempre ritrovato un padre, una figura che si ergesse al di sopra di lui per diventare un giudice morale delle sue azioni. Questo Grimes ferito e moribondo si affatica, si trascina e permette a Lincoln di dare anima e corpo un'ultima volta pur di ottenere l'ultima approvazione di un amico e il perdono di un padre. E lo fa poco prima di capire che quella famiglia che voleva salvare otto anni fa non c'è più, ma non se n'è andata. È ancora lì, sotto altre spoglie. È nella stima di persone schive come Daryl e Carol, nell'amore di Michonne, nei sorrisi di una figlia che non è davvero sua. Tutte persone per cui vale la pena sacrificarsi. Perché l'antieroe torni di nuovo eroico come ci era sembra in principio. Anche senza cappello.
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Il dopo Rick: l'eredità di un cambio di prospettiva
Al di là di queste confessioni nel purgatorio intimo di Rick, che per toni e fotografia ci hanno ricordato molto Lost, What Comes After ci ha anche sorpreso e in parte spiazzata. Ci ha sorpreso vedere un episodio meno Rick-centrico di quanto fosse lecito aspettarsi, perché finalmente assistiamo anche al tanto agognato incontro da una Maggie ferita e un Negan debole, straziato, irriconoscibile. Decisa ad ammazzare l'assassino del suo vecchio amore, la figlia di Hershel arriva ad Alexandria con le peggiori intenzioni, ma si trova davanti un uomo talmente sofferente da condannare alla vita. L'ex leader dei Salvatori implora la morte pur di ricongiungersi con la sua amata Lucille, facendo cadere di colpo la maschera del leader malefico. Un aspetto che ci ha fatto porre una domanda. E se avessimo visto in Negan il cattivo solo e soltanto perché abbiamo visto questo storia dalla parte di Rick? E se, in sua assenza, rivalutassimo persino l'umanità e le motivazioni di un balordo come Negan? Questo nel fumetto accade spesso, e sarebbe un bel cambio di prospettiva di una serie che, purtroppo, sbaglia tono (e musica in sottofondo) in un finale brusco e troppo straniante, in cui il coraggio dell'addio vero e proprio cede il passo a possibili arrivederci (persino cinematografici). Senza Rick Grimes, toccherà a Daryl, Michonne, Maggie e Carol raccoglierne l'eredità, ma ci sembra impossibile non sperare di trovare in Jeffrey Dean Morgan l'attrazione principale. Perché Negan ha un vissuto drammatico, una personalità complessa e un interprete straordinario. Ovvero uno di quelli che, in mancanza dell'ex vice-sceriffo stanco, può ancora farci venire voglia di vedere "quello che viene dopo".
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Movieplayer.it
3.5/5