Ormai fa parte delle nostre vite. Puntuale come le foglie che cadono, precisa come una freccia scoccata da Daryl o una sciabolata di Michonne, The Walking Dead ritorna, testarda e imperterrita, con la sua decima stagione. Da queste parti, lo sapete, seguiamo la serie episodio dopo episodio da ormai molti anni e abbiamo sempre cercato del buono in essa, anche quando ha attraversato momenti di crisi lampante (qualcuno ha detto settima e ottava stagione?). Nonostante i nostri buoni propositi, apriamo questa recensione di The Walking Dead 10x01 con un bel po' di delusione, perché questo inizio di stagione ci è sembrato pieno zeppo dei soliti problemi che affliggono la serie da ormai molti, troppi anni.
Un atteggiamento recidivo che ci preoccupa non poco, perché se il fumetto di Robert Kirman ha chiuso i battenti a sorpresa con l'uscita del numero 193, la serie tv non sembra avere alcuna intenzione di salutarci. Lecito, dunque, pretendere una svolta, una virata, un cambio di rotta deciso, capace di dimostrare che The Walking Dead abbia ancora qualcosa da dire, sia ancora capace di stupire o per lo meno smuovere qualche emozione. In Lines We Cross non succede nulla di tutto questo. Tranne qualche piccolo lampo di speranza, l'orizzonte ci appare pieno delle solite nubi. Un vero peccato, perché nonostante tutti i suoi problemi, la nona stagione era stato un passo in avanti rispetto al passato, riuscendo a fare una cosa non da poco: sopravvivere all'addio (o forse dovremmo dire arrivederci?) del suo protagonista Rick Grimes. Un The Walking Dead senza il suo carismatico leader è possibile. Diverso ma possibile. Perché una serie che arriva alla decima stagione è della diversità che ha bisogno.
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Questa settimana di questo tanto agognato cambio di passo non vi è stata traccia. Solo e soltanto una rassicurante abitudine di una serie priva di guizzi, che continua a trascinarsi come uno zombi. Una definizione che abbiamo già usato altre volte, lo sappiamo. Per una volta facciamo gli abitudinari anche noi.
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La trama: l'oceano sussurra
Sono passati mesi da quando i Sussurratori, guidati dalla famelica Alpha, hanno decapitato molte teste ad Alexandria. L'inverno ha lasciato spazio alla primavera, ma la gelida ferita nel gruppo dei nostri è ancora aperta. Al trauma dell'addio di Rick si è aggiunto un altro shock collettivo che Michonne, Daryl e compagni non fanno finta di dimenticare. Eppure bisogna andare avanti. Sempre e comunque. Come The Walking Dead ci ha insegnato da ormai quasi dieci anni. E allora non bisogna mai abbassare la guardia, anzi. Bisogna prepararsi al peggio e non credere alla presunta tregua con i Sussurratori. Lines We Cross si apre con due sequenze molto stranianti per la serie. La prima è una ripresa dallo spazio, in cui vediamo un satellite russo. La seconda è, finalmente, la visione di un paesaggio del tutto inedito nella serie: il mare, o meglio, l'oceano. È qui che un gruppo di sopravvissuti ha costituito una piccola comunità (chiamata Oceanside), pronta a cercare nuovi sbocchi, nuove comunità e nuove risorse. Dopo anni e anni passati ad aggirarci nelle solite foreste, questo cambio di ambientazione è stata una piccola boccata di ossigeno. Peccato che la narrazione non la sfrutti in maniera sensata. L'episodio, il primo a essere suddiviso in capitoli, si apre con una lunga sequenza di addestramento sulla spiaggia. Una scena che sembra quasi un tutorial in cui gli zombi, come ormai sappiamo bene, sono fantocci incapaci di incutere timore e ansia nello spettatore.
La situazione migliore quando Michonne e Aaron si confrontano per capire come gestire l'eventuale ritorno dei Sussurratori. La risposta è l'intelligenza, ovvero una saggia via di mezzo tra due estremi poco utili in mondo disperato come il loro: la paura e la gentilezza. Due debolezze che nessuno si può più permettere. Intelligenza che purtroppo manca agli autori quando di colpo di catapultano ancora nel bel mezzo di Alexandria, dove Eugene, padre Gabriel, Rosita e Siddiq danno vita a siparietti al limite dell'imbarazzo, totalmente stonati col tono drammatico e teso (almeno così vorrebbe essere) dell'episodio. È davvero un mistero perché The Walking Dead continui a darsi la zappa sui piedi concentrandosi su questi personaggi che non hanno mai avuto qualcosa da dire. I veri antagonisti sono loro. Altro che Sussurratori.
In fuga dalle solite strade
In The Walking Dead c'è un attore che ormai si specchia alla perfezione nel destino infame del suo personaggio: Jeffrey Dean Morgan. Ormai leone in gabbia da una stagione intera, il suo Negan è relegato ai margini, ostaggio di uno script incapace di sfruttare il suo fuoriclasse sempre tenuto in panchina. Uno spreco che questo The Walking Dead non può permettersi, perché il carisma di un personaggio simile sarebbe un'ottima ancora di salvezza. Per questo speriamo che il suo rapporto con Lydia, reietta e ripudiata come lui, venga approfondito. Sembra che Negan trovi nei ragazzini un briciolo della sua umanità perduta, un barlume di empatia che rende possibile e credibile la sua ipotetica redenzione. Dopo Carl e Judith, adesso sembra toccare alla figlia di Alpha tirare fuori il meglio di cui l'ex leader dei Salvatori è ancora capace. Dalle parti di Oceanside, invece, oltre alle solite sequenze assurde in cui la tensione proprio non riesce a emergere, c'è un solo grande motivo di interesse: la voglia di fuga di Daryl e Carol, forse gli unici personaggi della vecchia guardia in grado di emozionarci ancora. I due si interrogano sulla natura del loro rapporto (un'amicizia amorosa o un amore amichevole?) e sul senso della loro esistenza, ormai sfociata in una ripetitiva sopravvivenza che ripete sempre lo stesso schema (attacca o difenditi). Il loro desiderio di qualcosa di nuovo è anche il nostro. La loro volontà di un viaggio on the road in moto è anche quello del pubblico. Se The Walking Dead 10 ha voglia di tenere gli spettatori in sella, ha bisogno di cercare nuove strade e fermarsi a fare il pieno di qualche buona idea. E deve farlo ora.
Conclusioni
Abbiamo scritto questa recensione di The Walking Dead 10x01 in preda a un briciolo di sconforto, delusi e preoccupati da un inizio di stagione pieno dei soliti difetti dello show. Onestamente, da una serie che avrebbe bisogno di nuova linfa vitale, ci aspettavamo un esordio più convincente e meno pigro. Troppo spazio per personaggi incolori, sequenze con gli zombi forzate e prive di mordente. Peccato, perché la nuova ambientazione e l’insofferenza di gente come Negan, Daryl e Carol offrono del materiale narrativo intrigante.
Perché ci piace
- Il rapporto tra Daryl e Carol riesce sempre a catalizzare la nostra attenzione.
- La nuova ambientazione, se ben sfruttata, potrebbe creare nuove dinamiche.
- Il personaggio di Negan è potenzialmente il più intrigante di tutti...
Cosa non va
- ...ma ci sembra un animale in gabbia decisamente sprecato.
- Ancora troppo spazio per personaggi insulsi come padre Gabriel, Rosita e Siddiq.
- Le sequenze con gli zombi hanno smesso di creare vera tensione dalla terza stagione.