The Sinner 3, la recensione: troppa filosofia e poco crime per la serie antologica

La recensione della terza stagione di The Sinner, la serie crime antologica di USA Network che arriva in Italia dal 9 settembre con protagonisti Bill Pullman e Matt Bomer.

The Sinner 3 Matt Bomer
The Sinner 3: Matt Bomer in una scena

Una serie antologica stagionale, per sua natura, ha delle annate più riuscite di altre, vuoi per il tema, i personaggi, la storia, gli attori scelti in quell'occasione. È ciò di cui ci accorgiamo anche scrivendo la recensione di The Sinner 3, la serie di USA Network che torna su Premium Crime con i nuovi otto episodi dal 9 settembre, dopo un rinvio in primavera dovuto alla chiusura delle sale di doppiaggio causa pandemia. In questo terzo ciclo, il tratto comune è il detective interpretato da Bill Pullman, una new entry, invece, è il misterioso professore di Matt Bomer.

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The Sinner 3 Matt Bomer Parisa Fitz Henley
The Sinner 3: Una scena della terza stagione

La serie si era distinta tra le tante del panorama crime antologico due-tre anni or sono per la tematica che accomunava i casi stagionali con cui il detective Harry Ambrose (Pullman) si trovava ad avere a che fare, la religione. Complice l'interpretazione sopra le righe di un'inedita Jessica Biel nei panni di Cora Tannetti, moglie e madre amorevole che improvvisamente compie un atto efferatissimo e inspiegabile, la prima stagione fu un successo di pubblico e critica. Nella seconda il focus si spostava su un ragazzino minorenne che confessava di aver ucciso i genitori, toccando un'altra fascia delicata, quella dei minori. In entrambi i casi i due sospettati avevano una storia personale e familiare legata alle tradizioni e alla religione, vista da molteplici punti di vista. Il "peccatore" del titolo erano loro ma anche Ambrose, e anche ognuno di noi spettatori.

The Sinner 3 Bill Pullman
The Sinner 3: Bill Pullman in una foto

Nella terza stagione di The Sinner ci addentriamo nel mondo dell'insegnamento, attraverso gli occhi di un giovane professore benestante, Jamie Burns (interpretato da Matt Bomer, troppo affascinante per essere credibile nei panni del giovane uomo complessato). L'uomo è a una svolta importante della propria vita, sta per diventare padre ma sembra soffocato da questo passo in avanti familiare. Lui lo nega, ma l'arrivo a sorpresa di un vecchio amico del college, Nick Haas (Chris Messina), sembra mettere tutto in discussione. Qual è il vero rapporto fra i due e perché l'arrivo di Nick fa crollare così tanto il mondo che Jamie si è costruito? Al detective Ambrose il compito di scoprirlo, soprattutto dopo che una morte improvvisa e misteriosa coinvolge i due amici.

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OSSESSIONE LAVORATIVA

The Sinner 3 Chris Messina Matt Bomer
The Sinner 3: Chris Messina e Matt Bomer in una scena

Harry Ambrose si inserisce nel filone dei detective, come spesso accade sul piccolo schermo, consumati dal proprio lavoro e dal bisogno di scoprire la verità a tutti i costi e di relazionarsi coi propri sospettati oltre che con le vittime. Casi da cui il detective finisce per essere ossessionato e legato a doppio filo. In questi nuovi episodi, attraverso l'indagine su Jamie Burns, Ambrose mette ancora una volta in discussione se stesso, il proprio credo e il proprio metodo investigativo. Si espone fin troppo con Jamie raccontandogli le proprie paure e timori per far emergere quelle del sospettato, e scoprire come siano andate davvero le cose quella fatidica notte. La tematica, però, complice l'ambiente scolastico che dovrebbe formare le giovani menti del futuro, si trasferisce dalla religione a un altro tipo di credo, quello filosofico, mescolando (troppo) confusamente stralci di pensiero nichilista e di critica all'apparente equilibrio della società borghese. Mostrando così tra passato e presente come la nostra istruzione, soprattutto quella "autonoma" del college, ci forgi e ci renda ciò che siamo (o vorremmo essere) da adulti.

RAPPORTI AMBIGUI

The Sinner 3 Bill Pullman Jessica Hecht
The Sinner 3: Bill Pullman e Jessica Hecht in una scena

Al centro dei nuovi episodi sono quindi i rapporti ambigui fra i vari personaggi. Quello fra Jamie e Nick, dettato dal loro oscuro passato; quello fra Jamie e la moglie, che scopre con orrore e sgomento di non conoscere per nulla il marito dopo l'arrivo di Nick; quello fra Jamie e l'artista Sonya Barzel, interpretata da Jessica Hecht (che in queste settimane stiamo vedendo in The Boys 2 nel ruolo della "terapista" di Abisso). Quest'ultima è l'altra new entry poco convincente della stagione, quasi "costretta" dalla sua anima di artista "alternativa". Ancora una volta vengono analizzate le cause e le conseguenze dell'atto criminale, che in questo czso tocca da vicino e nel profondo Ambrose, disposto a mettersi totalmente a nudo pur di smascherare il colpevole (l'emblema del rapporto ambiguo di questa stagione). Il che porta a chiedersi: quanto bisogna spingersi oltre per arrivare alla verità? Il gioco vale la candela? Il fine giustifica i mezzi? La risposta, ovviamente, va al detective, e agli spettatori.

Conclusioni

Ci ritroviamo alla fine di questa recensione della terza stagione di The Sinner ricordando come la serie mostri ancora una volta un caso che tocca da vicino il detective Ambrose. Se Bill Pullman e Chris Messina risultano convincenti, meno lo sono Matt Bomer e Jessica Hecht, in un caso con meno mordente, che troppo spesso rivela più di quanto dovrebbe e che si mescola confusamente alla filosofia nichilista che critica la società borghese di cui Jamie Burns, il personaggio di Bomer, è un esponente. Confidiamo in un ritorno alle origini per la quarta stagione, già ordinata.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • L’indagine ancora più profonda nell’inconscio di Harry Ambrose, con un grande Bill Pullman.
  • Fa sempre piacere vedere Chris Messina in un nuovo ruolo, tanto più in uno misterioso e complesso, e la sua chimica con Matt Bomer è credibile e interessante.

Cosa non va

  • L’interpretazione non troppo convincente di Matt Bomer.
  • L’altra new entry che non fa breccia nel cuore dello spettatore, Jessica Hecht.
  • Il caso quasi meno importante e fin troppo svelato da subito, incentrato più sul tema filosofico che quello religioso.