The OA: la nuova serie Netflix è tanto misteriosa quanto impossibile da raccontare (e recensire)

Il coraggioso show di Brit Marling e Zal Batmanglij si sforza di andare oltre l'idea di una serie che debba solo avvincere e conquistare l'attenzione dello spettatore in modo semplice e diretto; pretende che sia lui in primis a voler chiedere di più alla serie, a voler cercare risposte a domande che non sono certamente semplici.

The OA: Brit Marling in una foto della serie
The OA: Brit Marling in una foto della serie

Scrivere di un film o di una serie prima dell'uscita, magari con un embargo da rispettare e una promessa di assoluto riserbo sugli elementi essenziali della trama e dell'intreccio, non è certamente nulla di nuovo per chi fa il nostro lavoro. Ma ritrovarsi tra le mani un'opera nuova di zecca, di cui non si sa assolutamente nulla, vi possiamo assicurare che non è una cosa che capita tutti i giorni e può avere un effetto davvero straniante.

Proprio perché si trattava di un'anomalia - quando si riceve un link o un DVD per la visione di solito è accompagnato da un esaustivo press kit (ovvero materiale informativo a disposizione della stampa) - nel ricevere questo The OA senza nessun tipo di dettagli se non il cortese invito a vedere tutti e gli 8 episodi che compongono questa nuova serie Netflix prima di formulare giudizi, la prima cosa che abbiamo fatto è stata andare sul web a caccia di informazioni, se non altro per verificare come mai di questo titolo non sapessimo/ricordassimo neppure l'esistenza.

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Dopo lunga e accurata ricerca abbiamo dovuto accettare qualcosa che ci pareva davvero impossibile: anche il web sembrava essere all'oscuro di tutto e le uniche notizie riguardanti The OA erano o relative all'acquisto dei diritti di questa "misteriosa serie" da parte di Netflix o informazioni riguardo ai due autori dello show, Brit Marling e Zal Batmanglij, e ad altri membri del cast tra cui spiccavano Jason Isaacs, Scott Wilson, Paz Vega e Riz Ahmed.

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Un mistero chiamato The OA

Brit Marling in The OA
Brit Marling in The OA

A pochi giorni dall'arrivo su Netflix e dalla scadenza del nostro embargo, ecco arrivare le prime informazioni sulla serie: trama essenziale, un primo trailer, qualche sporadica foto e clip. Ed è a questo punto che la situazione si fa ancora più bizzarra e complicata, perché considerata la scarsità di informazioni presenti e la grande cura da parte di Netflix nello svelare il meno possibile, ecco che sul web (in lingua inglese almeno) compaiono le prime ipotesi e teorie su quello che sarà il tema principale dello show: sarà un giallo o un thriller? Sarà una serie di fantascienza? Si parlerà di religione e spiritualità? E se invece fosse tutto questo insieme e magari anche molto di più?

The OA: una foto della serie
The OA: una foto della serie

Chi conosce poi i precedenti lavori degli autori e in particolare ben conosce la sensibilità della brava e coraggiosa Brit Marling - a cui dobbiamo, tra gli altri, Another Earth, Sound of My Voice e The East, tutti film premiati e molto amati nel circuito del cinema indie USA - sa che è lecito aspettarsi un'opera sicuramente interessante, stimolante e in qualche modo provocatoria. Sicuramente non banale. Cosa che di certo non è The OA, fin dalle premesse. Il problema semmai è che quelle semplici premesse - la storia di Prairie, ragazza non vedente che ritorna, dopo essere misteriosamente sparita per sette anni, con il dono della vista - rappresentano soltanto la punta dell'iceberg di una serie che sceglie di svelare le sue carte ai suoi spettatori solo negli ultimissimi episodi dopo un lungo e rarefatto preambolo.

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Una serie più unica che rara

Brit Marling in The OA
Brit Marling in The OA

Spesso parlando di serie Netflix, ma non solo, abbiamo detto che ci troviamo in realtà davanti ad un unico imponente film. Lo stesso vale per questa The OA che ricorda i film precedenti della Marling per molti aspetti, tra cui proprio quello del lento disvelamento dei temi e dei misteri, ma ovviamente può contare su una durata molto superiore (siamo su un minutaggio complessivo di circa 8 ore, anche se gli 8 episodi variano moltissimo nella durata dall'uno all'altro). Proprio questo passo flemmatico e questo prolungarsi dei misteri, unito ad alcuni cliffhanger davvero efficaci, rendono però inesatto quello che abbiamo detto più sopra: perché è vero che la storia raccontata in The OA va vissuta nel suo insieme proprio come fosse un lunghissimo film, ma è anche vero che viene spontaneo immaginare cosa sarebbe potuto succedere se invece fosse stata distribuita non secondo la tradizione Netflix, con tutti gli episodi disponibili in contemporanea, ma di settimana in settimana come da prassi televisiva. Quante teorie sarebbero emerse sul web? Quante discussioni sarebbero state accese su quanto successo nei sette anni di sparizione della bella Prairie, sulla sua miracolosa guarigione, sulle identità e le motivazioni delle persone che la circondano e perfino sul significato del titolo dello show?

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Tutto in realtà alla fine viene in qualche modo spiegato, anche se alcuni elementi sono lasciati all'interpretazione degli spettatori così come in fondo un giudizio di merito sulla serie nella sua interezza, perché The OA - a causa della sua natura intrinseca e a causa degli ambiziosi temi che affronta - è difficile, se non impossibile, da valutare in modo "oggettivo" (per quanto poi possa valere questo termine anche per altri tipi di opere). Ogni singola scena dello show, soprattutto nei suoi momenti più onirici ed emozionanti, può essere diversamente percepita da ciascuno in base alla propria sensibilità e al proprio approccio alla vita, alla morte, all'universo e ai suoi segreti. Ci saranno momenti in cui si rimarrà confusi e sconvolti dai colpi di scena e dalle rivelazioni, o magari sorpresi dal coraggio dimostrato dagli autori o semplicemente perplessi da un qualcosa che può sembrare troppo lontano dalle nostre corde.

The OA: Brit Marling
The OA: Brit Marling

In ogni caso The OA prova e riesce ad andare oltre l'idea di una serie che debba solo avvincere e conquistare l'attenzione dello spettatore in modo semplice e diretto - per intenderci, i titoli di testa nel primo episodio con tanto di tema musicale arrivano soltanto dopo un'ora d'orologio - ma invece pretende che sia lui in primis a voler chiedere di più alla serie, a voler cercare risposte a domande che non sono certamente semplici. Se le troverà non è dato saperlo, noi non possiamo dire di essere emersi trasfigurati dalla visione della serie, ma non possiamo nemmeno dire di aver assistito ad una serie come tante altre. Semplicemente abbiamo visto The OA, ce la siamo goduta nelle sue bizzarrie e, in un modo o nell'altro, sappiamo che non la dimenticheremo tanto presto.

Movieplayer.it

3.0/5