Serviva una versione remastered di The Last of Us - Part2 2? Ce lo siamo chiesti all'annuncio, abbiamo letto le discussioni online, e ci siamo avvicinati a questa recensione senza avere una risposta ben chiara in mente, con l'intenzione di cercarla nel gioco, nel ripercorrere quella storia che già avevamo amato di recente, nel lasciarci andare di nuovo a quelle sensazioni tanto intense. L'abbiamo fatto cercando di pulire la mente da tutto ciò che è stato nel 2020, quando in piena pandemia il gioco Naughty Dog aveva catalizzato la nostra attenzione, il nostro tempo e la nostra PS4, dove il gioco è stato originariamente pubblicato, spazzando via i ricordi relativi alla storia e le sue svolte inattese, ma anche alle polemiche che erano seguite all'uscita, tossiche, intollerabili. Malate.
E ci è stato facile ripartire da zero, come se fosse stata la prima volta, non appena abbiamo visto la suggestiva schermata dei titoli con la barca ormeggiata, perché tale e tanta è la potenza di questo secondo capitolo che è stata la forza del suo racconto cinematografico a prendere il sopravvento per alcuni giorni di full immersion totale, agevolati dai giorni delle festività natalizie e prepararci a dovere per scrivere queste parole in vista dell'uscita su PS5 del 19 gennaio 2024.
Le novità della remastered
Ma partiamo da ciò che c'è di nuovo in questa nuova versione di The Last of Us - Parte 2, le aggiunte rispetto all'edizione di questo titolo che già avete avuto modo di giocare tre anni e mezzo fa. Perché di aggiunte ce ne sono. La prima è una nuova modalità di gioco, No Return, che si affida alla componente più action del titolo per mettere in scena una serie di situazioni di combattimento puro e semplice, scenari basati sulle location che fanno da sfondo al gioco in cui tenere a bada le ondate di nemici in arrivo. Si parte con Ellie a Jackson, ma si sbloccano via via altri personaggi e ulteriori aree di gioco in cui muoversi e lottare. Per alcuni dei personaggio usabili, da Ellie a Joel, passando Dina e gli altri, sono presenti anche versioni alternative che si allineano a momenti diversi delle due parti di The Last of Us. È un'aggiunta riuscita? In definitiva sì, perché interviene laddove il titolo era più carente, la longevità una volta vissuta la storia, ma ha un aspetto negativo: va a snaturare l'idea stessa alla base di The Last of Us, per il quale la parte action e di combattimento è una mera componente di gameplay e non l'anima del gioco.
L'altra aggiunta è invece relativa al gioco vero e proprio e si concentra su alcune nuove aree integrate nel flusso stesso del racconto. E sono integrate molto bene, perché senza avere ricordi molto dettagliati di quello che era il gioco originale si rischia anche di non notare che si sta affrontando un nuovo segmento di mappa da esplorare. Non cambiano il gioco, non ne stravolgono l'impatto complessivo, ma rappresentano un gancio in più per chi fosse dubbioso sul rigiocare o meno un titolo che può ricordare piuttosto bene a pochi anni dall'uscita. Si tratta di Festa di Jackson, Fogne di Seattle e La Caccia, interessanti aggiunte a un flusso narrativo che non ne viene stravolto, ma comunque arricchito. Infine, è presente un commento audio degli autori, che può rappresentare un plus importante per gli appassionati, ed è importante sottolineare che sono state implementate a dovere le caratteristiche del pad di PS5.
Perché The Last of Us è più di un videogioco, ma una storia che ci ha contagiato il cuore
Tornare nel mondo di The Last of Us e una trama sorprendente
Era doveroso parlare di ciò che c'è di nuovo, quindi delle novità di una remastered che potrebbe passare alla stregua di una deluxe edition con dei contenuti in più, ma di base resta il gioco. E The Last of Us: Parte 2 era un grande videogame, al netto delle novità della remastered in uscita. Un videogioco solido e forte, tragico e travolgente, che prende per mano il giocatore e lo conduce lungo le tante emozioni e sorprese di una trama in cui non ci addentriamo per evitare spoiler, ancora adesso, a quasi quattro anni dall'uscita originale: non sarebbe giusto nei confronti di cui affronta la remastered senza aver già percorso questo cammino. Basti sapere che si parte da quel che ci lascia in eredità il doloroso finale del primo gioco, che il nuovo titolo apre da lì, da Joel che ne parla al fratello Tommy, ma il grosso degli eventi si svolge quattro anni dopo, quando il rapporto tra Joel ed Ellie si va ridefinendo e ricostruendo.
Un intreccio che parte di Jackson ma ci conduce di nuovo in viaggio, tra personaggi magnifici per scrittura e interpretazioni che si avvalgono di grandi prove del cast vocale e altrettanto puntuale lavoro tecnico per dar loro vita: non c'è solo Abby Anderson a catalizzare l'attenzione, seppur resti uno dei migliori personaggi degli ultimi anni che non vediamo l'ora di veder adattata anche nella serie HBO, ma anche le splendide aggiunte di Dina e Jesse, così come quelle relative a Lev e Yara. Se la storia funziona non è solo per quello che accade e che viviamo, ma anche per l'affezione che proviamo per le figure che la animano, che enfatizza la partecipazione emotiva.
Una messa in scena da brividi ed emozioni
Parliamo spesso del confine che si è assottigliato tra cinema e videogiochi, soprattutto quando parliamo di determinate produzioni che basano molto del loro appeal sulla costruzione narrativa e la relativa costruzione della messa in scena. In questo settore The Last of Us è decisamente un'eccellenza, forse l'apice assoluto, per il modo in cui racconto e gameplay si fondono in un tutto unico, fluido, scorrevole; per come la camera si muove per ottenere e mostrare l'inquadratura più potente, ad effetto e giusta per l'obiettivo che si intende raggiungere; per il modo, infine, in cui l'equilibrio tra storia e gioco viene raggiunto e mantenuto. Neil Druckmann e i suoi vogliono raccontare una storia e lo fanno senza vivere il pad e il gioco come un vincolo, ma come un'opportunità per amplificare il senso di trasporto e la partecipazione, sfruttando quella sottile e fondamentale differenza che c'è tra il guardare passivamente determinate situazione e viverle, operando scelte, anche se solo apparenti.
Sempre più immersivo
Inutile dire che l'impatto della remastered sull'immersività della storia e del gioco c'è e si vede: il maggior dettaglio grafico è importante nel fungere da cassa di risonanza per l'intento narrativo dei Naughty Dog, rendendo sempre più sottile quel confine a cui abbiamo fatto riferimento tra videogioco e cinema, ma anche l'uso del Dualsense di PS5 con il suo feedback aptico aiuta a ridurre la distanza tra chi gioco e ciò che vede su schermo. E non nascondiamo di essere arrivati alle battute finali con la stessa partecipazione emotiva e fisica, con le mani tremanti e le lacrime agli occhi. Per questo a fine corsa non abbiamo dubbi nel rispondere alla domanda posta in apertura e dire che, sì, serviva una remastered di The Last of Us: Parte 2, perché ci ha permesso di riviverne le trepidanti vicende e spazzar via quel ricordo tossico delle polemiche che ne avevano accompagnato l'uscita e riportare sotto i nostri personali riflettori quel che conta veramente: il gioco, la sua storia, i suoi personaggi. E quell'infinita emozione che sono capaci di farci provare.
Conclusioni
A quasi quattro anni dall’uscita originale, The Last of Us: Parte 2 si conferma un’esperienza tutta da vivere e questa recensione della remastered per PS5 non può che essere positiva se si tiene conto di quello che è e rappresenta il gioco, in barba alle polemiche che seguirono all’uscita. Le aggiunte e novità ci sono, a cominciare dalla modalità No Return, ma potrebbero non bastare a chi ha già giocato il titolo su PS4 e considera passato troppo poco tempo per rimetterci mano e viverne nuovamente l’impatto emotivo. Sta di fatto che siamo arrivati al termine con lo stesso carico d’emozione e siamo felici di aver affrontato nuovamente questo splendido viaggio.
Perché ci piace
- La costruzione narrativa e la cura dei personaggi e delle loro emozioni.
- La messa in scena e la capacità di guidare il giocatore lungo una storia che sa di grande cinema.
- La grafica, già ottima, ulteriormente ripulita su PS5.
- Le novità della remastered sono un interessante valore aggiunto…
Cosa non va
- … ma potrebbero non bastare a chi ritiene che sia passato troppo poco tempo da quando ha giocato al titolo su PS4.