La recensione di The Kissing Booth 3, terzo capitolo di una trilogia romantico-adolescenziale nata dai libri di Beth Rekkles, arriva con l'assoluta consapevolezza, già indicata per il secondo capitolo, che questo film di cui ci accingiamo a parlare, può nulla senza i suoi predecessori. Se il trailer vi ha incuriosito, armatevi di qualche ora in più, che in estate non dovrebbe mancare e immergetevi nella Los Angeles della nostra protagonista, Elle (Joey King) e il triangolo fondamentale che scandisce la sua esistenza, l'amicizia fraterna con Lee (Joel Courtney) e l'amore per il fratello maggiore di Lee, il tenebroso Noah (Jacob Elordi).
Esce in estate, dall'11 agosto su Netflix e la celebra, questo terzo capitolo che, scritto quasi in corso d'opera dall'autrice dei libri da cui è tratto, Beth Rekkles, vede la stagione che stiamo vivendo, quella delle vacanze, come il momento della maturità e delle scelte definitive per il futuro, soprattutto se, come in questo caso, è quella, si perdoni il gioco di parole, che segue alla maturità liceale.
Avevamo lasciato Elle alla cerimonia di diploma, insieme a Lee e al ritrovato Noah, alle prese con un dilemma in cui, ammettiamolo, ogni teenager americano si vorrebbe trovare: scegliere tra Harvard e Berkley. Eh sì, perché le due università dell'Ivy League americana hanno accettato Elle e rappresentano per la nostra protagonista due strade opposte, Harvard significa scegliere l'amore (la frequenta Noah) e Berkeley invece l'amicizia. Con i due uomini della sua vita all'oscuro della decisione che deve prendere (la versione ufficiale che ha dato Elle è che è in lista di attesa per entrambe le scuole), the Kissing Booth 3 si concentra sull'ultima estate dei tre e della fidanzata di Lee, Rachel, nella casa al mare storica dei fratelli, in procinto di essere venduta. Fine di un'epoca per i nostri personaggi dunque e occasione perfetta per tirare fuori da vecchi ricordi sepolti tra i giochi in disuso, una nuova lista (da aggiungersi a quella sempreverde delle regole dei migliori amici), una vera e propria bucket list (quella delle ultime cose da fare prima di ...) stilata da Elle e Lee da bambini e da completare, guarda caso, nell'estate prima del college.
The Kissing Booth 3 è ancor più debole del suo predecessore, soprattutto perché nel timore di ridursi, come di fatto è, a semplice conclusione di un percorso già intrapreso e modo per tirare un po' più a lungo il piacere dello spettatore nel trovarsi in compagnia di personaggi che ha imparato ad amare in 3 anni, prova a buttare in mezzo quanti più elementi possibili per condire e speziare, rendendo il film pieno di elementi distraenti ai fini del risultato finale e paradossalmente lungo. Se una commedia teen, leggera ed estiva è o sembra troppo lunga, è sintomo che non funziona tutto alla perfezione.
Chimica mancante
Come anticipato dal trailer e dalla nostra introduzione, la trama intorno alla quale ruota The Kissing Booth 3 è quella dell'ultima estate da adolescente di Elle, la scelta del futuro. A fare da sfondo a questo, sulla carta, tutti gli elementi che hanno fatto il successo di questo franchise: la storia d'amore prima ostacolata e poi travagliata, l'amicizia fortissima e fraterna con l'amico, le tentazioni dei terzi incomodi, alternative allettanti di metà percorso. Perché allora tutti questi elementi, anche se ancora presenti, non hanno più lo stesso appeal di prima? Cominciamo col dire che Beth Rekkles, autrice dei libri da cui sono stati tratti i film, ha scritto questo terzo capitolo proprio per favorire le riprese del film, diretto da Vince Marcello e girato contemporaneamente al secondo. Il libro corrispondente infatti uscirà a breve. Con questo dato e circostanza da tenere bene in mente, viene da pensare che la Rekkles abbia fatto fatica a staccarsi definitivamente dai suoi personaggi e si sia concessa, complici gli sceneggiatori del film, Vince Marcello e Jay Arnold, del tempo in più per salutarli a dovere. Gli adoranti fan della coppia Elle - Noah, poi dovranno constatare con noi, come si sospettava già non solo dal trailer ma anche dalle foto e post promozionali, che, The Kissing Booth 3 si concentra molto di più sull'amicizia tra Lee ed Elle e meno sulla sua storia d'amore che però ha reso il film memorabile, il che inevitabilmente inibisce un totale coinvolgimento e spiega l'ulteriore indebolimento di questa terza avventura conclusiva.
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A sottrarre ancora più tempo ai due innamorati, ci sono anche i "rivali" già sconfitti del secondo film, Marco e Chloe, di cui potevamo francamente fare a meno. A proposito di Noah ed Elle poi, c'è un ulteriore elemento da considerare, anche se la valutazione potrebbe essere influenzata dalle circostanze con cui le vicende personali dei protagonisti si sono intrecciate con quelle dei loro personaggi: dalla loro rottura nella vita privata, subito dopo il primo The Kissing Booth, la chimica tra Elordi e la King è andata sempre più scemando e l'aver diminuito esponenzialmente le loro scene romantiche insieme, non ha giovato al film. I due sono sempre più lontani in quanto a scintille e sullo schermo non sono poi più tanto bravi a rinnovarle. Per dirla senza mezzi termini, viviamo ancora di rendita dai ricordi del primo film e di quello stand del bacio e scene a seguire che potevano accendere un fuoco a miglia di distanza.
Figli che maturano, genitori che ricominciano
Dopo aver sottolineato una prima serie di fattori a sfavore di The Kissing Booth 3, bisogna invece spezzare una lancia a favore di un'attenzione particolare che il film dedica ai genitori, non tanto per il tempo impiegato a raccontarli ma per come questo tempo viene utilizzato all'interno del racconto. Non si parla spesso di come, alla fase di maturità dei figli, quella dell'uscita di casa verso il mondo là fuori, corrisponda un grande cambiamento per i genitori che fino ad allora li avevano tenuti sott'occhio attento, curati, accuditi. All'abbandono del nido da parte dei piccoli, ci sono padri e madri che iniziano una nuova fase di vita. A testimoniarla in The Kissing Booth 3 ci sono la mamma di Lee e Noah, interpretata da Molly Ringwald, regina dei film adolescenziali anni 80' e capace, con la sua sola presenza, di dare validità immediata ad un teen movie e il padre di Elle, Brad (Stephen Jennings), vedovo e forse finalmente pronto per una nuova compagna. Per loro intraprendere un nuovo capitolo significherà scegliere cosa lasciar andare ai ricordi e cosa conservare e va premiato il film per aver dato spazio a questa riflessione.
L'elefante nella stanza
Nessun film, tantomeno una rom-com deve avere per forza l'obbligo di rappresentare la verità senza licenze poetiche o cinematografiche. Detto ciò, non si può non fare a meno di notare che the Kissing Booth 3 oscilla spesso tra realtà e surrealtà e non sempre a suo favore. Se c'è un riscontro di verità nelle vicende di Elle, possiamo con sicurezza affermare che era ora che il film si occupasse dell'elefante nella stanza, il fatto cioè che la ragazza non avesse mai veramente pensato al suo futuro in maniera autonoma ma sempre in funzione di fidanzato o migliore amico. Elogiata questa presa di coscienza all'interno della narrazione, il "rendersi conto" di Elle viene declinato in maniera fin troppo sbrigativa. Il trattare frettolosamente questo aspetto, invece di premiare il film, crea un ulteriore distacco nello spettatore che, pur volendo credere, come è giusto fare in presenza di un feel-good movie come questo, al fatto che prima o poi tutti capiamo qual è la nostra strada, potrebbe risentirsi di questa maniera così facile con cui le cose si risolvono nella vita di tutti i personaggi, non solo di Elle.
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Il vero finale
Per risollevare un po' le sorti di The Kissing Booth 3 una ulteriore menzione speciale a quello che a nostro parere sarebbe dovuto essere il vero finale del film, la parte in cui Elle ed anche Lee salutano i sé del passato per abbracciare quelli del presente e del futuro che finalmente stanno cominciando a impersonare. Tutto ciò che viene dopo è un modo sbrigativo e prolisso per rimanere in compagnia dei nostri beniamini un altro po' ma che lascia l'amaro in bocca perché avremmo preferito di gran lunga un finale aperto ma romantico ad uno che suona come un contentino dell'ultima ora.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di The Kissing Booth 3 ribadendo prima di tutto il vincolo di continuità che lega questo terzo capitolo ai precedenti, che è anche la ragione principale per vederlo. Nonostante l’ambientazione estiva e la freschezza dei suoi attori che rende il film e la trilogia tutta, godibile da vedere, questo terzo film fatica a lasciare andare i suoi personaggi per la loro strada e per arricchire il viaggio, finisce per affollarne la strada con diversioni e distrazioni che creano solo distacco nello spettatore. La chimica tra Elle e Noah, elemento trainante, a nostro avviso, di tutta la saga, qui va scemando e viene sacrificata a favore dell’amicizia e le scorribande tra Elle e Lee che seppur di grande intrattenimento, non possiedono certamente la stessa forza di uno stand del bacio o di un momento di passione tra le star King ed Elordi. Per tutte queste ragioni, The Kissing Booth 3 viene percepito come ancora più lungo del già più debole secondo capitolo e recupera qualche punto solo quando si dedica a risolvere i veri problemi di Elle, il suo aver sempre preso le sue decisioni di vita in funzione del migliore amico o del fidanzato.
Perché ci piace
- Non c’è due senza tre e l'ambientazione estiva favorisce la visione.
- Si concentra finalmente sul futuro della protagonista, indipendente dagli uomini della sua vita.
Cosa non va
- Trascura la chimica trainante della coppia Elordi-King a favore di amicizia e goliardie estive.
- Imbandisce la trama con mille distrazioni inutili.
- Oscilla pericolosamente tra realtà e surrealtà.