The Killing: Premiere stagione 2

Arriva anche in Italia dal 4 aprile la seconda stagione della serie AMC, tra le novità più attese, ma anche discusse, della primavera americana.

Fa parte dei debutti più attesi della primavera americana la stagione 2 di The Killing, che insieme al ritorno de Il trono di spade forma una coppia di ritorni in onda di alto livello coraggiosamente fissati alla stessa data del primo aprile da AMC ed HBO; due novità che si vanno ad aggiungere all'attesissima stagione 5 di Mad Men che le ha precedute di una sola settimana. Ma qualunque discorso relativo al ritorno della serie AMC, remake della danese Forbrydelsen, merita una premessa: a dispetto dell'elevata qualità che caratterizzava la prima stagione, dalla recitazione all'impianto tecnico, fino alla perizia ed al rigore di una scrittura attenta ed appassionante, non si può sorvolare su quanto ha deluso gran parte del pubblico internazionale.
Stiamo parlando degli ultimi quindici secondi della stagione, quelli che cambiano le carte in tavola quando i giochi sono fatti, rimettendo in discussione tutto quello che ci è stato detto.
Una brevissima sequenza che lascia l'amaro in bocca e sa di presa in giro per lo spettatore che ha seguito con il giusto trasporto i tredici episodi della prima stagione, ragionando sugli indizi, partecipando emotivamente alle tragedie messe in scena, apprezzando con gioia i momenti di alta televisione (pensiamo al bellissimo Fantasmi del passato, che a due episodi dalla fine si prende il tempo di approfondire i personaggi approfittando di un'attesa di 24 ore nel corso delle indagini). Una manciata di secondi che ha rischiato di rovinare (e c'è chi pensa che l'abbia fatto) quanto di buono costruito nei tredici episodi che li hanno preceduti e che sembrano aggiunti a rinnovo ottenuto per giustificare una seconda stagione a venire e ripartire da zero. Non è il cliffhanger che discutiamo, sacrosanto e doveroso, ma il modo in cui ci si è arrivati dopo una stagione intera che per costruzione e struttura, nonchè alcune premature dichiarazioni degli autori, faceva pensare ad una risoluzione finale.

Fatto sta che siamo di nuovo qui ad appassionarci per The Killing, perchè nonostante la delusione la qualità resta alta anche nella coppia di episodi iniziali della stagione 2, Reflections (La cospirazione in italiano) e My Lucky Day. Due episodi che ripartono laddove avevamo lasciato, che riprendono le fila della narrazione senza cali di tensione o forzature: se i piani originali sono cambiati una volta ottenuto il rinnovo, gli autori sono stati abili a nasconderlo allo spettatore. Se possibile, il mistero viene portato ad un livello superiore e l'attenzione sembra spostarsi dall'omicidio di Rosie Larsen alla figura della ragazza nel suo complesso, inserendola in un gioco di complotti e misteri ben più ampio, con tanto di cover-up e cospirazioni.
Si tratta di un'evoluzione della storia che gli autori rendono naturale, quasi inevitabile, e l'atmosfera dello show muta di conseguenza: Linden rinuncia per l'ennesima volta al suo viaggio, riprende in mano le indagini, ma questa volta è decisa a seguirle da sola. Per tutta la durata dei primi episodi evita accuratamente Holder, incerta sulla sua buona fede. Anzi, certa della sua colpevolezza.
Ma qual è il ruolo effettivo del suo (ex) partner? E' veramente colpevole di qualcosa o un semplice ingranaggio in qualcosa di più grosso?
L'atmosfera, dicevamo, diventa opprimente. Linden non sa di chi può fidarsi, ma sa, invece, che l'assassino è ancora a piede libero ed infatti non manca di tormentare la famiglia della vittima. Si muove con cautela, indaga sulla foto protagonista del controverso finale della prima stagione, esprime i suoi dubbi, ma fa sì che questi non trapelino compomettendo la sua indagine privata.
Il tutto mentre figure misteriose muovono le loro pedine per nascondere qualcosa di grosso e proteggere qualcuno.
Reflections e My Lucky Day fanno anche un passo indietro rispetto alle indagini e dedicano parte del loro sviluppo ai personaggi ed i rapporti tra loro, dando ulteriore spessore alla vicenda: il rapporto tra Linder ed il figlio Jack, tra Richmond, che deve affrontare le conseguenze dell'attacco ricevuto, ed il suo staff; tra i membri della famiglia Larsen, travolta dall'omicidio della figlia ed ora tormentata dal suo assassino. Tutto il cast è abile a mettere in scena queste sfumature, l'angoscia, la sofferenza, il panico, emozioni enfatizzate dalla solita fotografia livida che rende ancor più opprimente la storia di The Killing, mentre nuovi indizi fanno capolino e terranno banco per il prosieguo della storia.
Tanto da poter sviluppare in una seconda stagione che promette di essere intensa quanto la precedente, macchiata solo dal dubbio che possa risolversi nuovamente con un nulla di fatto. E' con questo combattuto stato d'animo che inevitabilmente sarà guardata la seconda stagione di The Killing, consapevoli di una qualità sempre elevata e diffusa, ma timorosi di un altro tradimento da parte degli autori.

Movieplayer.it

4.0/5