The Glory: Parte 1, la recensione: il fascino oscuro di una vendetta che coinvolge e fa riflettere

La Parte 1 di The Glory, la nuova serie coreana di Netflix, porta sugli schermi in modo convincente una vendetta pianificata nei minimi dettagli, riuscendo a creare un'atmosfera coinvolgente.

The Glory: Parte 1, la recensione: il fascino oscuro di una vendetta che coinvolge e fa riflettere

Dalla Corea del Sud arriva su Netflix la serie The Glory e la Parte 1, delle due previste per la prima stagione, introduce la storia ideata da Kim Eun-sook che affronta il tema della vendetta tramite un racconto in cui la violenza e le differenze sociali hanno un ruolo centrale.
Gli spettatori possono iniziare ad avvicinarsi alla drammatica storia della protagonista e al suo piano iniziando a identificare i possibili alleati e i passi da compiere per portare a termine la missione, che spinge a chiedersi fino a che punto ci si possa spingere nel passaggio da vittima a carnefice.

La trama di The Glory

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The Glory: una foto dei protagonisti

Al centro della trama di The Glory c'è Moon Dong-eun (Song Hye-kyo): una ragazza cresciuta in povertà da una madre single che subisce le torture, fisiche e psicologiche, di un gruppo di bulli a scuola. I giovani dimostrano un livello di crudeltà e di sadismo senza limiti, traendo divertimento nell'infliggere violenza e umiliare le proprie vittime, economicamente meno abbienti e senza genitori pronti a difenderle. La ragazza non ottiene, tranne che con l'eccezione di una giovane infermiera, mai protezione e conforto da parte degli adulti che la circondano, venendo abbandonata da chi dovrebbe invece sostenerla.
La situazione è talmente estrema da portarla a pensare che l'unica soluzione sia togliersi la vita, ma Moon Dong-eun, proprio nel momento di maggiore vulnerabilità, decide di reagire e dedicarsi totalmente a un piano che la porterà a vendicarsi dei suoi aguzzini. Per farlo saranno necessari molti anni di preparazione che la porteranno, ad esempio, a diventare un'insegnante della figlia di Park Yeon-jin (Lim Ji-yeon), la leader del gruppo dei bulli, e a fare la conoscenza del figlio del responsabile della scuola che non ha preso le sue difese, al contrario, quando era solo una teenager.

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Una narrazione ben focalizzata sulla protagonista

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Locandina di The Glory

La serie compie un ottimo lavoro nel delineare i personaggi che sostengono la narrazione ed evidenziare nei personaggi le motivazioni o la totale assenza di empatia e comprensione del prossimo. La spietatezza dei bulli, che compiono veri e propri crimini nel loro folle modo di divertirsi infliggendo dolore, rende comprensibile la freddezza con cui Dong-eun organizza la sua vendetta dopo aver vissuto in prima persona il lato più oscuro dell'umanità.
The Glory non affretta mai l'evolversi della situazione e il susseguirsi degli eventi, concedendosi tutto il tempo necessario per far capire come la protagonista, nonostante stia compiendo la sua vendetta, stia al tempo stesso cercando di recuperare la propria dignità come essere umano e smettere di essere sminuita e degradata da chi la circonda e ha avuto la fortuna di nascere in un contesto sociale diverso dal suo. La protagonista assume così le caratteristiche di una figura tragica che perde la propria innocenza e la fiducia negli altri esseri umani, trovando la sua unica forza nel pianificare tutte le tappe che la porteranno alla propria vittoria.
Il ritmo della narrazione, nonostante il gran numero di svolte e sviluppi, e la rappresentazione della violenza, potrebbero forse allontanare alcuni degli spettatori, ma è innegabile che The Glory possieda inoltre un certo fascino, soprattutto nella figura centrale di cui si intravede, anche nei momenti di maggior spietatezza, quel lato sensibile che i bulli hanno sfruttato a proprio favore. Dong-eun, infatti, ha delle interazioni con chi aveva provato ad aiutarla che svelano come sia animata anche dal senso di colpa di chi non ha aiutato e stabilisce, seppur quasi involontariamente, delle amicizie negli anni in cui studia e si prepara pazientemente alla sua missione.
La consapevolezza dell'entità dei danni subiti dalla protagonista spinge poi, in maniera istintiva, a provare empatia nei suoi confronti e a fare il tifo per lei, obbligando a riflettere sulla morale e sulle conseguenze delle azioni di ognuno sulla vita degli altri.

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Un'interpretazione in grado di sostenere il peso della narrazione

The Glory deve molto della sua forza narrativa alla bravura della protagonista Song Hye-kyo che incarna e interpreta molto bene le varie sfumature della personalità di Dong-eun. L'attrice riesce infatti a trasmettere una sensazione di fredda determinazione e al tempo stesso di emotività, creando un ottimo contrasto con il sadismo celato dietro l'immagine di ragazza (e donna) perfetta che contraddistingue Park Yeon-jin, parte affidata a Ji-yeon Lim.

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The Glory: una foto della serie

A offrire dei momenti di leggerezza e ironia, molto necessari all'interno di una narrazione così drammatica, è invece la figura della complice di Dong-eun, Kang Hyeon-nam. L'attrice Hye-ran Yeom è davvero convincente nei panni di una sopravvissuta alla violenza domestica che si immerge con impegno nei suoi compiti da "spia", tra pedinamenti goffi e inseguimenti in auto approssimativi, riuscendo però a rivelarsi un'alleata indispensabile e una presenza più "reale", con la sua quotidianità semplice e la voglia di lottare per un futuro migliore. L'intero cast è comunque in grado di sostenere bene il peso di personaggi spesso estremi e un intreccio che fa emergere lentamente le varie ramificazioni del piano che sostiene la narrazione.

L'attenzione e la cura per i dettagli

La regia di An Gil-ho è molta attenta nel gestire i propri interpreti e nel seguire l'evoluzione dei personaggi, in particolare nel rappresentare la nascita di legami come quello di Dong-eun e Yeo-jeong, la cui natura è tutta da decifrare.
La costruzione delle scene, in cui la fotografia e la colonna sonora hanno un ruolo centrale, delinea un'atmosfera suggestiva e molto cupa, in cui ogni dettaglio, anche la partita di go, ha un suo significato che va oltre l'apparenza e si addentra nell'interiorità dei protagonisti.
Giocando con i contrasti cromatici e i toni freddi, The Glory tratteggia una quotidianità fatta di solitudine e determinazione, rendendo l'insieme del racconto ancora più duro e in grado di conquistare l'attenzione.

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The Glory: un'immagine della serie

Conclusioni

La Parte 1 di The Glory getta in modo preciso le basi che condurranno, nelle puntate successive, al confronto finale. La scelta di porre al centro degli eventi un'eroina in cerca di vendetta si rivela inoltre vincente grazie al coinvolgimento di Song Hye-kyo, attrice davvero carismatica e magnetica nella sua interpretazione. Nonostante dei passaggi poco convincenti, soprattutto per quanto riguarda gli estremi raggiunti dai comportamenti e dalla violenza, la nuova serie targata Netflix rappresenta una proposta di qualità che unisce vari generi in modo piuttosto originale, lasciando la curiosità di scoprire se Moon Dong-eun riuscirà nel suo obiettivo e in che modo. Per scoprirlo bisognerà attendere il mese di marzo e la Parte 2 del racconto.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Le interpretazioni del cast, in particolare della protagonista, sono convincenti
  • La cura con cui si è creato il mondo in cui si muovono i personaggi aumentano il realismo
  • La sceneggiatura riesce a delineare l'interiorità dei protagonisti

Cosa non va

  • La storia coinvolge fin troppi personaggi, non permettendo a tutti di avere uno spazio adeguato
  • Le situazioni estreme, in particolare quelle vissute dalla protagonista da giovane, potrebbero allontanare gli spettatori
  • La struttura narrativa non ha un ritmo particolarmente incalzante