Tra le pellicole più interessanti della Piazza Grande di Locarno 2019 spicca il francese La ragazza con il braccialetto di Stéphane Demoustier, potente dramma giudiziario che è anche un attento spaccato sull'adolescenza. Il braccialetto a cui fa riferimento il titolo è il braccialetto elettronico che consente di tenere sotto controllo i detenuti, o coloro che sono in attesa di giudizio come Lise, diciottenne di famiglia borghese accusata dell'omicidio della sua migliore amica. Il film, che vede nel cast Chiara Mastroianni nei panni della madre della ragazza e il popolare Roschdy Zem in quelli del padre, è la terza incursione di Stéphane Demoustier nel lungometraggio dopo Terre battue e Allons enfants.
La ragazza con il braccialetto si apre con un lungo piano sequenza che mostra, in lontananza, la famiglia al completo intenta a trascorrere una giornata di mare finché nel quadro non fanno irruzione gli agenti di polizia che portano via Lise. "Volevo che la prima scena fosse diversa dal resto del film" ci spiega Stéphane Demoustier "perché fino a quel momento vediamo ancora una famiglia felice. Poco dopo diventerà prigioniera di una situazione drammatica. Per evidenziare questa situazione ho scelto di mostrare la famiglia dall'esterno, prima che il film entri nel vivo".
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Un cast in stato di grazia
La storia de La ragazza con il braccialetto è ispirata a due casi di cronaca accaduti in Argentina, ma Stéphane Demoustier ha scelto di non fare ricerca per perseguire un progetto personale: "Posso solo immaginare cosa significhi per un genitore scoprire di non conoscere i propri figli. Ho scelto il genere thriller procedurale per parlare di relazioni personali tra genitori e figli, il processo era un modo per focalizzarsi su questo aspetto". L'atmosfera claustrofobica che avvince il thriller francese è determinata dalla scelta di ambientare il film solo in interni, in primis nel tribunale in cui si svolge il processo e poi nella casa della famiglia di Lise che si trasforma in una prigione visto che la famiglia esce solo per recarsi in tribunale.
A colpire, durante la visione è l'eccezionale compostezza dei genitori di Lise, che non reagiscono mai alle scoperte sulla figlia fatte durante il processo. "Il fatto che i genitori di Lise non piangano o non urlino non significa che non soffrano. Il padre segue il processo, vuole aiutare la figlia e cerca di starle vicino come può. La madre nega la realtà, fa altro, ma non la voglio giudicare anche se il suo non è un comportamento normale. Per me è difficile stabilire cosa sia normale in una situazione come questa". In un ruolo così delicato e così composto Stéphane Demoustier aveva bisogno di fare affidamento su due attori di grande spessore. Come spiega: "Per primo ho scelto Roschdy Zem per fare il padre, l'avevo visto in alcuni film che ho amato. Mi piace il fatto che, nonostante l'origine araba, non interpreti mai personaggi stereotipati. Chiara Mastroianni l'ho voluta perché mi serviva un'attrice speciale. Sapevo che non si sarebbe vista molto nel film, ma è un personaggio chiave. Chiara possiede questa fragilità, non volevo che la madre sembrasse un mostro perché soffre anche lei e Chiara è stata molto brava in questo aspetto". Per il ruolo del pubblico ministero, Stéphane Demoustier si è affidato alla sorella Anaïs Demoustier, volto noto del cinema francese. "All'inizio il pm era un uomo ed era anziano, ma analizzando vari processi ho scoperto che molte pm erano giovani donne. Era interessante vedere una ragazza che si confronta con un'altra ragazza. Mia sorella la conosco bene, volevo lavorare con lei, ma volevo anche avere qualcosa da offrirle, un ruolo interessante, lontano dagli stereotipi".
Colpevole o innocente?
Anche se Stéphane Demoustier ci tiene a ribadire di non voler fornire alcun giudizio morale, il quadro dell'adolescenza che emerge da La ragazza con il braccialetto è abbastanza sconfortante. All'origine dell'omicidio della migliore amica di Lise vi sarebbe internet, visto che un video a sfondo sessuale pubblicato su Youtube potrebbe aver scatenato la reazione della ragazza. "Volevo che il film mostrasse una famiglia contemporanea" ribadisce il regista. "I giovani usano il telefonino e i social media, è il loro modo di comunicazione. Non avevo scelta, dovevano far parte del film. Ho fatto ricerca, ho parlato coi miei cugini e con adolescenti per essere sicuro di proporre una situazione corretta, ma loro hanno confermato. Spesso video a sfondo sessuale vengono caricati in rete. Non ho un punto di vista sulla situazione, non voglio giudicare, voglio che il film parli da solo e che sia il pubblico a formulare le proprie opinioni".
Lo stesso atteggiamento Demoustier lo riserva nei confronti di Lise. Il regista ammette di non sapere se la ragazza sia colpevole o innocente per far sì che lo spettatore sia libero di scegliere: "Ho detto a Melissa Guers che solo lei conosceva la verità e doveva agire di conseguenza. La risposta che mi sono dato sul comportamento gelido e distaccato di Lise è che questa esperienza è troppo violenta per una ragazzina. Essere considerata colpevole della morte della migliore amica per due anni l'ha spinta a non voler parlare con nessuno, non vuole essere come la vorrebbero gli altri. Forse Lise non mente mai, ma sarà il pubblico a deciderlo".