The Flash: Il meglio e il peggio della stagione 1

Il nostro bilancio del primo ciclo di episodi dedicato al celebre velocista della DC Comics, fra viaggi nel tempo, gorilla parlanti e una grandissima comparsata di Mark Hamill.

Si è conclusa da poco, almeno per quanto riguarda gli adattamenti televisivi della DC Comics, la stagione 2014-2015 (fa eccezione iZombie, tratto da un fumetto della scuderia Vertigo). Un'annata ambiziosa, con un ritorno e tre debutti: la terza stagione di Arrow (sulla CW) e le prime di Gotham (Fox), Constantine (NBC) e The Flash (anch'esso su CW, in quanto derivato da Arrow). Eppure gli stessi fan della DC non esiteranno ad ammettere che i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative: Constantine, segnato fin dall'inizio da problemi dietro le quinte, è stato cancellato dopo tredici episodi per lo più deludenti, mentre Gotham, venduto come un poliziesco incentrato sulle vicende di James Gordon prima dell'entrata in scena di Batman, si trasforma gradualmente in Smallville con Bruce Wayne al posto di Clark Kent. Per quanto riguarda Arrow, il finale clamoroso della seconda stagione ha posto le basi per un terzo ciclo di episodi che, dopo un inizio folgorante, hanno spesso ceduto il posto ad idee potenzialmente brillanti, ma veicolate in modo alquanto maldestro.

The Flash: Grant Gustin interpreta Barry Allen nell'episodio Fast Enough
The Flash: Grant Gustin interpreta Barry Allen nell'episodio Fast Enough

È dunque, a sorpresa, lo spin-off di Arrow a vincere lo "scontro" interno per quanto concerne la stagione appena conclusa, pur avendo, sulla carta parecchi svantaggi, primo fra tutti l'essere una serie CW, e quindi teoricamente destinata ad un pubblico adolescenziale, tendenzialmente femminile. E invece le gesta catodiche di Barry Allen, l'uomo più veloce del mondo, hanno saputo conquistare gli spettatori e la critica, laddove i suoi compagni di squadra hanno più volte arrancato. In attesa della seconda stagione, che promette di espandere ulteriormente gli orizzonti dell'universo DC, ritorniamo sugli elementi più riusciti, e anche su alcuni difetti, di questa prima annata di The Flash.

Cosa ha funzionato

Grant Gustin

The Flash: Grant Gustin in una scena della puntata intitolata Plastique
The Flash: Grant Gustin in una scena della puntata intitolata Plastique

Inizialmente era lecito esprimere qualche dubbio sull'allora ventitreenne Gustin, veterano di Glee e 90210, scelto nel 2013 per incarnare Barry Allen. In particolare, data anche la componente CW, si temeva che The Flash si trasformasse in un prodotto troppo giovanile, una sorta di simil-Smallville. Invece il giovane attore si è dimostrato subito all'altezza di un ruolo tutt'altro che banale, rendendolo interessante anche nei momenti più deboli. Nel corso della prima stagione Gustin ha continuato a maturare nei panni di Barry, fino all'apice del finale Fast Enough, dove dimostra di aver capito perfettamente come funziona, psicologicamente ed emotivamente, l'uomo più veloce del mondo.

Inoltre, l'entusiasmo del giovane attore è un ottimo contraltare non solo alla serietà stoica di Stephen Amell in Arrow (come l'ha spiegato la serie stessa tramite vari crossover), ma anche all'atteggiamento di molti altri supereroi sul grande e piccolo schermo, spesso tormentati da sensi di colpa e traumi vari. Anche Barry è affetto da ciò, ma non per questo rinuncia a divertirsi quando indossa il costume del suo alter ego. Questo separa The Flash da tutti i suoi colleghi DC attuali, al cinema e in TV: a lui piace fare il supereroe, e noi ci divertiamo insieme a lui.

I Rogues

Secondo molti fan (e questo viene sottolineato anche nell'introduzione del volume che raccoglie la miniserie The Flash: Rebirth, nella quale Barry Allen viene reintegrato nell'universo DC ventiquattro anni dopo la sua morte apparente in Crisis on Infinite Earths), Flash è, dopo Batman, il supereroe con la rogues' gallery (collezione di nemici) migliore, tant'è che nei fumetti i suoi avversari vengono tendenzialmente denominati col termine collettivo Rogues. E nella maggior parte dei casi la trasposizione televisiva di questi personaggi non ha deluso, in parte per via della presenza, fra i produttori/sceneggiatori, di Geoff Johns, l'uomo che ha scritto gran parte delle migliori storie di Flash negli ultimi quindici anni. Riconoscendone le caratteristiche un po' ridicole, a cominciare dai loro pseudonimi (una running gag molto simpatica grazie a Cisco Ramon, creatore ufficiale dei nomi in codice a Central City), senza però rinunciare a ciò che li rende degli antagonisti formidabili, gli autori hanno ottenuto l'equilibrio perfetto fra serio ed autoironico con personaggi come Captain Cold (Wentworth Miller), Heat Wave (Dominic Purcell), Weather Wizard (Liam McIntyre) e soprattutto Gorilla Grodd (David Sobolov), annunciato sin dal primo episodio e poi usato in maniera convincente nonostante il budget limitato per gli effetti speciali. Tutto questo senza dimenticare la nemesi principale della stagione, un villain degno di un discorso a parte...

Harrison Wells/Eobard Thawne

The Flash: l'attore Tom Cavanagh in Fastest Man Alive
The Flash: l'attore Tom Cavanagh in Fastest Man Alive

Fin dall'inizio della serie, Tom Cavanagh si era dimostrato uno dei motivi migliori per seguire The Flash, grazie al suo carisma un po' misterioso nei panni di Harrison Wells, scienziato che funge da mentore per Barry Allen, di cui conosce il futuro. La rivelazione graduale delle sue vere intenzioni e della sua vera identità - Harrison Wells è morto da anni, e le sue sembianze celano il mefistofelico Eobard Thawne (Matt Letscher), alias Reverse-Flash, l'uomo che uccise la madre di Barry - ha aggiunto sfaccettature affascinanti alla performance di Cavanagh, esempio perfetto di villain che non si riesce ad odiare, nonostante tutti i nostri sforzi. Non deve quindi sorprendere che, stando ai produttori, l'attore ritornerà nella prossima stagione, nonostante la morte apparente di Thawne in Fast Enough. Da un lato, l'introduzione del Multiverso (dimensioni parallele, presagite dal cameo dell'elmo di Jay Garrick, il primo Flash cartaceo) e dei viaggi nel tempo apre le porte a diverse opzioni, che si tratti della resurrezione di Reverse-Flash o del ritorno del vero Harrison Wells. Dall'altro, come dice lo stesso Thawne (questa volta con la sua vera faccia) a Barry prima di morire: "Come farai senza di me?"

Trickster

The Flash: Mark Hamill in una scena dell'episodio Trickster
The Flash: Mark Hamill in una scena dell'episodio Trickster

Il diciassettesimo episodio della prima stagione è quello che riassume nel modo migliore l'approccio autoreferenziale di The Flash: dalla già menzionata gag ricorrente di Cisco che dà i nomi ai supercattivi alla presenza di John Wesley Shipp (il Flash televisivo degli anni Novanta) nel ruolo del padre di Barry Allen, passando per l'ormai consolidata frecciatina delle serie CW al loro giorno di programmazione (in questo caso, "Succedono cose strane, deve essere martedì"), gli elementi "meta" sono una componente fissa del programma, senza per questo sacrificare il racconto a favore di allusioni gratuite. Lo dimostra appunto Trickster, dove Mark Hamill appare nei panni dell'omonimo terrorista. La scelta di Hamill non è affatto casuale, dato che l'anziano eroe di Guerre stellari ha interpretato il Trickster già due volte, prima nel The Flash televisivo del 1990 e poi, in forma animata, in Justice League. Inoltre, per stuzzicare ancora di più i fan, l'attore usa la voce che diede al Joker in Batman, con tanto di risata diabolica. Ma tutto ciò non è un puro atto di fan service, anzi, è integrato organicamente nel discorso tematico principale dell'episodio, che tratta dei rapporti fra padri e figli e delle differenze generazionali (lo stesso Trickster viene consultato dalla polizia per arrestare un presunto imitatore). Anche quando Hamill ha l'occasione ghiottissima di citare una certa battuta della saga stellare di George Lucas, lo fa senza oltrepassare i limiti...

Cosa non ha funzionato

Il triangolo Barry-Iris-Eddie

A questo punto possiamo tranquillamente chiamarla "sindrome televisiva DC", poiché praticamente tutti gli adattamenti recenti - Smallville, Arrow, Gotham - sembrano avere lo stesso problema: chi ha letto i fumetti sa già che il protagonista finirà per vivere felice e contento con una certa persona, quindi per mantenere "alto" il potenziale drammatico fino alla conclusione della serie gli autori tendono a introdurre almeno una persona come "terzo incomodo" per complicare la vita amorosa di Clark Kent, Oliver Queen, James Gordon e via dicendo. Nel caso di The Flash, tale compito ingrato è stato affidato all'attore Rick Cosnett, la cui funzione principale nei panni di Eddie Thawne era di fungere da ostacolo alla futura storia d'amore fra Barry Allen e Iris West. Chi conosceva la materia di base ha sopportato questo triangolo melenso e prevedibile solo per via del cognome di Eddie, legato a Reverse-Flash. E difatti il giovane poliziotto si è redento sul piano narrativo in Fast Enough, sacrificandosi per annullare l'esistenza del suo discendente malvagio Eobard. Certo, l'esistenza delle dimensioni parallele e dei paradossi temporali, che sono all'origine dello splendido cliffhanger che chiude la stagione, suggeriscono la possibilità di un ritorno in scena per Cosnett e il suo personaggio, ma in questo caso ci auguriamo che Eddie e Iris abbiano diritto ad una storyline più interessante.