Dopo l'esordio La Llorona del 2019, Michael Chaves torna a dirigere un horror, sempre con James Wan come produttore esecutivo: dal 2 giugno arriva nelle sale (sì, anche quelle italiane) The Conjuring: Per Ordine del Diavolo. Terzo capitolo della saga dedicata ai coniugi Warren, interpretato ancora una volta da Vera Farmiga e Patrick Wilson, la pellicola promette di portare una ventata di novità al franchise.
Abbiamo potuto vedere i primi undici minuti proprio insieme al regista Michael Chaves, entusiasta di poter dare il proprio contributo a una saga che ama molto: "Volevamo fare qualcosa di diverso rispetto agli altri film della saga di The Conjuring" ci ha detto in collegamento Zoom, proseguendo: "The Conjuring è il più grande franchise horror di sempre, sono un grande fan, per me quindi è un onore farne parte."
Questa volta siamo nel 1981, in Connecticut: ritroviamo Lorraine ed Ed Warren intenti ad esorcizzare un bambino, David Glatzel (Julian Hilliard), figlio di amici di famiglia. Al rito era presente anche Arne Cheyenne Johnson (Ruairi O'Connor), fidanzato di Debbie (Sarah Catherine Hook), sorella del bimbo posseduto. Durante questa pratica, Arne sarebbe stato posseduto a sua volta dal demone, che lo avrebbe poi spinto a compire un omicidio. I coniugi Warren, convinti dell'innocenza del ragazzo, hanno testimoniato al suo processo, il celebre "Demon Murder Trial", affermando che il ragazzo era guidato da presenze oscure. Abbiamo parlato del film con il regista Michael Chaves.
The Conjuring 3: il caso Arne Cheyenne Johnson
La prima scena è un esorcismo: perché avete scelto proprio questo caso?
Per la prima scena abbiamo pensato di ribaltare la struttura classica di The Conjuring: in genere i Warren affrontano un demone alla fine della storia, mentre in questo film cominciamo proprio con un esorcismo. Un altro cambiamento del punto di vista è che pensiamo sempre che i Warren siano nel giusto, che vincano sempre. Invece qui ci siamo chiesti cosa succede quando non ci riescono. Questo esorcismo è accaduto davvero, i Warren hanno partecipato a un vero rituale di esorcismo cattolico. Nel film raccontiamo anche la vera storia di Arne Johnson: lui era davvero presente quel giorno. La sua vicenda è il filo conduttore del film.
È una storia controversa: con la loro testimonianza in tribunale i Warren hanno creato un precedente pericoloso, introducendo come difesa la motivazione "me l'ha fatto fare il diavolo".
Ogni nuovo film di The Conjuring viene presentato come il più dark, ma credo che questo lo sia davvero. A differenza degli altri film non c'è una vittima ben definita. Raccontiamo anche un vero omicidio, una vita perduta, dal punto di vista dell'assassino. I Warren conoscevano già Arne Johnson, era un amico di famiglia e si sono schierati dalla sua parte. Abbiamo pensato a lungo a come raccontare questa storia nel modo giusto. Sono cattolico, ho i miei valori, questa vicenda mi ha messo alla prova: ho dovuto chiedermi se credo davvero che Arnie Johnson fosse posseduto. Fin dall'inizio James Wan e New Line hanno deciso che non volevano fare un altro film ambientato in una casa infestata. Volevamo far uscire finalmente i Warren dalle mura domestiche e vederli nel mondo. Così facendo abbiamo portato nelle strade anche tutto ciò in cui credevano. I Warren hanno portato la loro testimonianza in tribunale. In quel momento della loro vita erano molto noti e anche molto criticati.
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The Conjuring 3: girare un esorcismo
La scena iniziale è impressionante: il corpo del bambino di contorce in un modo che sembra reale. Come ci avete lavorato?
I fan di The Conjuring si aspettano più practical effects possibili: nella prima scena tutte le contorsioni del corpo del bambino sono reali. Le ha fatte davvero Emerald, una ragazza, non c'è computer grafica. Si è sollevata e contorta davvero in quel modo. Abbiamo poi sostituito la sua faccia con quella dell'attore, Julian Hilliard. I practical effects creano un'atmosfera completamente diversa. Pensiamo a La cosa di John Carpenter: vedendo una cosa reale, anche se sai che non lo è, provoca una reazione diversa, più disturbante, più strana. Volevo la stessa sensazione per questo film. Anche i graffi sul muro li abbiamo fatti davvero: poi, per creare l'effetto dell'apparizione improvvisa, li abbiamo cancellati da alcuni fotogrammi.
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The Conjuring 3: le citazioni e gli anni '80
Il film è ambientato nel 1981: ancora gli anni '80. Cosa c'è di così speciale in questo decennio?
La cosa bella di ambientare una storia negli anni '80 è che non ci sono cellulari: negli horror moderni devi trovare giustificazioni sul perché i tuoi personaggi non possono chiamare per avere aiuto, o trovare spiegazioni su internet. La cosa interessante è che la cultura pop sembra ossessionata da quel periodo. In parte per nostalgia, in parte forse perché ci aiuta ad affrontare l'epoca che stiamo vivendo. La saga di The Conjuring è una lettera d'amore agli horror del passato. Il primo film cita Changeling, il secondo La casa. Questo è un omaggio a L'esorcista: non ho saputo resistere. La scena con il materasso ad acqua invece è una citazione a Nightmare - Dal profondo della notte. È un classico moderno. Questa atmosfera vintage è un marchio di fabbrica della saga di The Conjuring.
Nel trailer si vedono molte scene ambientate in pieno sole: è più difficile fare un horror con la luce?
La cosa fantastica delle scene spaventose ambientate alla luce del sole è che nessuno se le aspetta. Quando è notte ti aspetti che arriverà il momento pauroso. In uno spazio aperto invece te lo aspetti di meno. Un po' come in Intrigo internazionale, in cui c'è la scena dell'inseguimento di giorno in mezzo ai campi di granturco. Per le scene all'aperto mi sono ispirato un po' a Hitchcock.
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