Non possiamo che iniziare la nostra recensione dell'ultimo episodio di The Book of Boba Fett ragionando sulla serie TV disponibile su Disney+ e sulla maniera in cui si è proposta a noi per sette mercoledì. A seconda della mano in cabina di regia, l'universo di Star Wars ha acquisito più o meno emozioni, più o meno coerenza interna, più o meno interesse. La serie stessa, prima concentrandosi sull'ex cacciatore di taglie proveniente dal passato della saga creata da George Lucas, poi aprendo una parentesi legata al presente e al futuro, con Din Djarin e Grogu, protagonisti di The Mandalorian, è sembrata non avere una chiara direzione, prima ancora di scrittura che di messa in scena. Non fa eccezione quest'ultimo episodio, ancora una volta diretto da Robert Rodriguez, che riporta The Book of Boba Fett alla qualità non troppo eccelsa dei primi episodi e dando vita a un'ora conclusiva di pura azione, ma non del tutto soddisfacente.
La resa dei conti
Dopo due episodi principalmente dedicati alla figura del mandaloriano Din (Pedro Pascal), l'ultimo episodio della serie torna a concentrarsi sulle vicende di Boba Fett a Tatooine. Lo scontro con il sindacato Pyke è ormai imminente ed è il momento della resa dei conti tra le diverse fazioni. Il conflitto non tarderà ad arrivare, portando guerriglia e distruzione tra le strade di Tatooine. Con l'episodio più lungo della serie, questo settimo capitolo del libro di Boba Fett si concentra quasi completamente sull'azione, tra sparatorie, esplosioni e persino duelli uno contro uno che richiamano, ovviamente, l'immaginario western (specialmente con la comparsa di Cad Bane). C'è veramente poco da raccontare a livello di trama e non vi sveleremo alcune (dosate) sorprese dell'episodio che riescono a portare su schermo un'oggettiva spettacolarità. Ma se The Book of Boba Fett si dimostra sulla carta adrenalinico ed esplosivo, lo stesso non si può dire della messa in scena. Ed è qui che è bene soffermarsi.
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Questione di regia
Arrivati al terzo episodio della serie (il quarto in totale nell'universo di Star Wars) appare chiaro che Robert Rodriguez sembra aver perso non solo gran parte del suo talento registico che soprattutto tra gli anni Novanta e i Duemila l'avevano posto sotto i riflettori, ma anche che sia un regista non troppo a suo agio con la dimensione di Star Wars. In un episodio basato sull'azione, sul movimento e sulla velocità, la sua regia non riesce a valorizzare i momenti importanti e non riesce - cosa gravissima per la saga, che ha sempre fatto della velocità e del montaggio uno dei suoi punti di forza - a donare quell'adrenalina necessaria al racconto delle vicende. Le strade di Tatooine prendono fuoco e vengono distrutte, eppure non si percepisce mai il pathos necessario, sia per provare qualche emozione generale, che per avere a cuore il destino dei protagonisti. Potremmo anche pensare che in fase di scrittura siano presenti dei difetti che rendono l'episodio un po' troppo ripetitivo e semplicistico nelle dinamiche, tra personaggi che scompaiono e ricompaiono all'occorrenza e altri che tra un'inquadratura e l'altra guariscono miracolosamente dalle ferite, ma è la messa in scena che potrebbe salvare la situazione e trascinare il pubblico nella tempesta. Invece, si assiste a uno spettacolo che non intriga e che non appassiona, con alcuni elementi che non sembrano nemmeno coerenti con l'universo di Star Wars. Scompensato anche nei toni, dove serio e faceto si alternano sminuendo l'importanza degli eventi, già di per sé minima, questo capitolo conclusivo di The Book of Boba Fett paga il dazio di essere soprattutto anticlimatico nei suoi momenti topici. Persino il finale non ha quel giusto peso che, dopo sette episodi, è quantomeno richiesto.
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Chiudere il libro e posarlo sullo scaffale
Gli episodi 5 e 6 della serie, concentrati più sul Mandaloriano della serie madre e inserendosi nel filone narrativo principale della saga degli Skywalker, oltre ad essersi dimostrati ben più interessanti e avvincenti, avevano già evidenziato il bipolarismo strutturale di The Book of Boba Fett. Anche in questo episodio ci ritroviamo emozionati e interessati alle vicende del comprimario, anziché alla storyline principale e al personaggio del titolo, in brevi momenti che oscurano qualsiasi altra lotta che avviene sullo schermo. Non a caso, la serie si conclude proprio accompagnando per mano lo spettatore, come a promettergli che i veri fuochi d'artificio si vedranno nella terza stagione di The Mandalorian, quando Boba Fett potrà tornare ad essere una spalla. A questo proposito, persino la scena post-credits, brevissima, conclude una serie che sembra davvero nata in fretta e furia e che non aveva un'urgenza narrativa. Il che non sarebbe un problema, se la messa in scena compensasse le mancanze in fase di scrittura (e l'abbiamo visto negli episodi diretti da Bryce Dallas Howard e Dave Filoni). Cosa rimarrà di The Book of Boba Fett? L'impressione generale è che, escludendo un paio di capitoli, al netto di qualche momento sparuto e bruciato in fretta, sia stato un libro che non vedevamo l'ora di finire e che, una volta chiuso, lasceremo sullo scaffale della libreria, cibo per la polvere.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione dell’ultimo episodio di The Book of Boba Fett senza nascondere la nostra delusione per una serie incoerente, sia dal punto di vista narrativo che tecnico. Se quest’ultima ora ha regalato azione e qualche momento di forte impatto, non possiamo non riconoscere i problemi enormi della regia di Robert Rodriguez. Dovrebbe accadere molto e dovremmo appassionarci alle vicende, ma sullo schermo la narrazione appare lenta, statica, anticlimatica, almeno per quanto riguarda le vicende principali. Il risultato è una storia che ha il sapore di un filler troppo lungo, in attesa della terza stagione di The Mandalorian che ha già il nostro maggior interesse: lo dimostrano i personaggi qui presenti.
Perché ci piace
- Brevi momenti spettacolari risvegliano l’attenzione dello spettatore.
- Alcuni personaggi secondari rubano la scena.
Cosa non va
- La regia di Robert Rodriguez rende tutto statico e anticlimatico.
- Non si è mai veramente presi dalle vicende narrative.
- La serie conferma la sua strana natura di racconto poco coeso.