"Ogni secondo conta". Un mantra, un motto, un'ossessione. Una frase entrata nell'immaginario collettivo, impregnata di olio, sudore, saliva. Una poesia concettuale, quasi avvicinabile a Mattina di Ungaretti. Poche parole, concetto chiaro. Anzi, chiarissimo. Perché The Bear, giunta alla quarta stagione, accogliendo esplicitamente una mutevole e organica narrazione, arriva al punto di ebollizione, alza il fuoco, sterza di netto e mostra la sua vera natura. Una natura umana, più che culinaria.

Dietro la chioma ribelle di chef Carmy alias Jeremy Allen White, e dietro gli occhi giganti di chef Sydney aka Ayo Edebiri, si nasconde un trattato antropologico, non una semplice serie televisiva da consumare distrattamente. Soprattutto, non è solo una serie televisiva sulle nevrosi di una cucina, e sull'arte culinaria come linguaggio ed espressione. C'è molto di più. The Bear, creata da Christopher Storer, è una serie che parla di noi. Di come viviamo le emozioni, di come districhiamo il caos, di come proviamo a sfuggire all'ineluttabilità del tempo.
La cucina del The Bear come dimensione parallela
Le dieci puntate che compongono la quarta stagione mettono in pratica la teoria: il ristorante di chef Carmy ha due mesi di tempo per evitare la chiusura. Minuto dopo minuto, il tempo si assottiglia e, di conseguenza, la percezione si offusca, stringendosi. Come quando siamo sottoposti ad un forte stress: la vista si annebbia, l'udito si ovatta, lo stomaco va in pezzi. Come vivere una dimensione parallela. Una dimensione che, nella serie FX/Disney+, diventa la cucina del The Bear, nel cuore di una Chicago esaltata da una soundtrack da ascoltare a tutto volume (e nella quarta stagione ci sono Bob Dylan, St. Vincent, Dion, Van Morrison, Oasis).

Una dimensione calcolata al millimetro, dettaglio su dettaglio, la matematica di un menù che punta alla stella, sacrificando però tutto il resto. Amore compreso. Il profilo di Carmy Berzatto sembra ricollegarsi a quello, anch'esso geniale, di un altro insuperabile personaggio maschile, Don Draper di Mad Men. Due tipi irrisolti e irregolari, capaci però di azzannare quel tempo sempre spietato e spesso impassibile. Entrambi impauriti dal futuro, entrambi agganciati ad un passato che non torna, ma che forse riesce ancora a mostrare la via migliore da seguire. Perciò, come mai prima, il fantasma di Mikey Berzatto (Jon Bernthal) è ancora lì, a metà tra il sonno e la veglia. Essere dei geni, però, richiede una contropartita considerevole. E non puoi farci niente: anche se non vuoi perdere l'amore della tua vita, devi accettare il contrappasso di un orologio che non prevede minuti di recupero.
Una serie che spiega la vita

La cucina, dicevamo. E il mestiere fuori giri di uno chef. Timoniere, regista, punto di vista. Il ristorante è un luogo "che trasmette felicità", è condivisione, è antidoto alla solitudine. È la neve fuori stagione. Quella stessa solitudine di cui soffre cugino Richie. Ecco, tra i grandi regali arrivati da The Bear, l'averci fatto scoprire il talento di Ebon Moss-Bachrach. Nevrosi, solitudine, tempo. Le giornate capovolte, scandite dall'ansia. Il giorno che diventa notte, la notte che diventa giorno.

Christopher Storer, in un'intervista ad Esquire rilasciata nel 2022, raccontava così di quanto la macchina di un ristorante sottragga il tempo agli chef: "Molti cuochi mi dicevano: "Amico, uscivo e non avevo idea di che ore fossero. Non avevo idea di cosa stesse succedendo nel mondo esterno. E la mia vita personale era a pezzi. Quando ero al ristorante, ero ossessionato dal tempo". Il tempo è diventato il tema del nostro show. Tutti gli chef e i lavapiatti sono sempre sotto una pressione tale che, appena finiscono di lavorare, è difficile per loro immedesimarsi nella vita che si stanno perdendo".
In chiusura potremmo allora citare John Lennon, con un'altra frase famosa che racconta mille storie: "la vita è ciò che ti accade mentre stai facendo altri progetti". Niente di più vero, niente di più esplicativo rispetto al tempo. Bene primario, ingrediente segreto e personaggio principale di una serie televisiva capace di liberare i nostri demoni, facendoci sentire meno soli.