È arrivato come un fulmine a ciel sereno e ha portato con sé un terremoto emotivo non indifferente. Stiamo parlando del sesto, magnifico, episodio della seconda stagione di The Bear, a cui vogliamo dedicare uno speciale perché rappresenta un importante punto di svolta per la trama della serie disponibile in Italia su Disney+. In attesa del rinnovo per un terzo ciclo di episodi, non ancora ufficializzato, facciamo un (ultimo?) passo indietro su questa meravigliosa stagione per ripercorrere insieme la potenza narrativa dell'episodio natalizio arrivato in piena primavera/estate (negli Usa a giugno, da noi ad agosto) proprio come aveva fatto un'altra importante comedy degli ultimi anni, Ted Lasso, creando un instant classic con il proprio episodio della seconda stagione dedicato alle festività. Insomma The Bear ha fatto la storia della serialità, ancora una volta, vediamo come.
Piano sequenza natalizio
Proprio come il settimo episodio del ciclo inaugurale e proprio come il finale di questa seconda stagione, anche il sesto episodio, intitolato Pesci (Fishes), utilizza una tecnica narrativa a servizio della trama, per accentuarne il ritmo ossessivo e claustrofobico. Stiamo parlando del (finto) piano sequenza che attraversa gran parte della puntata - di durata doppia, un'ora, per l'occasione speciale - e che ci porta in un unico ambiente, casa Berzatto, ricordando i drammi teatrali da camera a volte trasposti al cinema come Carnage di Roman Polanski. La macchina da presa segue incessantemente i personaggi mentre si muovono tra le stanze della casa e mentre si parlano uno sopra l'altro, come spesso capita nelle famiglie numerose, sovrastandosi con le parole prima ancora che con le azioni.
Come se fossimo nel ristorante - The Beef o The Bear che sia - e come accadrà anche nel decimo episodio - i movimenti di macchina si spostano continuamente dalla cucina di casa alla sala da pranzo, con alcuni (pochi) momenti di respiro sulle scalette antistanti l'entrata e in alcuni luoghi più riparati, come la camera da letto al piano superiore, dove la - al tempo - moglie incinta del "cugino" Richie (Ebon Moss-Bachrach), Tiffany (Gillian Jacobs) si rifugia a causa della nausea per la gravidanza e per fare una pausa dalla follia della famiglia. La macchina da presa va avanti e indietro, insistendo sui dettagli della preparazione dei piatti per il cenone di Natale, alternati a quelli dei volti e delle mani insieme al timer che continua a suonare per qualche fase della cottura, assordante e fastidioso, con un montaggio sincopato che acuisce l'ansia che provano tutti i personaggi nel trovarsi lì.
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Salute mentale cercasi
Oltre a rivedere il maggiore dei Berzatto, Michael (un emozionante Jon Bernthal), nel pieno della sua crisi depressiva dovuta anche all'uso di droghe, che lo porterà al suicidio e al lasciare in eredità il locale al fratello minore Carmy, e Natalie, la figlia di mezzo (Abby Elliott), conosciamo anche il resto della famiglia allargata, in una sequela incredibile di guest star. La matriarca della famiglia, Donna (un'immensa Jamie Lee Curtis) è una donna disturbata che accudisce e al tempo stesso accusa i propri figli di tutti i propri mali, coadiuvata spesso dal nuovo compagno, "zio" Lee (un particolarmente fastidioso e riuscito Bob Odenkirk), che accusa Mickey di non riuscire a concludere nessun affare, come il The Beef, pieno di debiti.
Parallelamente conosciamo anche l'altro ramo della famiglia, realizzato e che infatti vive lontano da Chicago: la cugina Michelle (Sarah Paulson), che propone a Carmy di farle visita a New York come "via d'uscita" da quell'ambiente non molto salutare, e il suo storico compagno Stevie (John Mulaney), che terrà il bel discorso-brindisi-monologo all'inizio della cena sull'importanza degli affetti anche quando sembra vogliano solamente ostacolarci. L'episodio, quasi un mini film come l'ha già definito qualcuno, con tanto di sigla dedicata iniziale, è uno stratagemma del creatore Christopher Storer, che lo ha scritto insieme a Joanna Calo e lo ha anche diretto, per far conoscere al pubblico meglio il passato di Carmy e far capire come si ritrova ad essere ciò che è. Scopriamo quindi che la malattia mentale, nonostante non sia tecnicamente ereditaria, viaggia in famiglia da generazioni e non è solamente il risultato di un ambiente lavorativo troppo competitivo e votato all'eccellenza come quello culinario stellato in cui si era distinto il giovane chef, o dovuto al trauma della perdita del fratello per suicidio.
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La cucina è la vita, la famiglia è la cucina
La puntata ci fa anche scoprire come il cibo abbia sempre fatto parte della vita di Carmy e dei Berzatto, con le specialità "italiane" della tradizione familiare (anche se non sono nemmeno effettivamente italiani, come ammetteranno nell'episodio). Una contraddizione in termini proprio come il nucleo di affetti protagonista. A partire dalla madre Donna fino al maggiore Mickey, che già avevamo visto destreggiarsi in cucina nel breve flashback sul finire della prima stagione, per arrivare al Carmen di Jeremy Allen White. Un po' parabola del figliol prodigo che torna a casa per Natale, un po' riflessione sui disagi familiari che i parenti ci arrecano spesso più che delle gioie e dell'affetto di cui avremmo bisogno, soffocandoci. Proprio come Roman Polanski nel suo Carnage aveva criticato l'ipocrisia della società borghese e delle relazioni di coppia e tra genitori e figli, sempre utilizzando un unico ambiente e un finto piano sequenza. La matriarca dei Berzatto si impegna per cucinare la Cena dei sette pesci (da qui il titolo dell'episodio), una stramba e poco chiara tradizione famigliare che sembra richiedere molto più tempo ed energia rispetto alla soddisfazione che dovrebbe dare in seguito, nel momento in cui ci si siede a tavola e mangiare, ricordando quasi Livia Soprano. Tanto più che la stessa Donna ci starà per pochissimo in sala da pranzo, esplodendo (come una pentola a pressione arrivata al punto di ebollizione) alla domanda della figlia "Va tutto bene mamma?" (un quesito pericoloso per chi soffre di salute mentale) e sfondando con la macchina una parte della casa, interrompendo bruscamente il cenone.
Un episodio che è un lungo flashback. Un ricordo che riemergerà casualmente nella mente di Carmy, come rivelerà in una puntata successiva, mentre prova a fare ordine nel suo presente per l'apertura del The Bear, obiettivo comune e fil rouge della seconda stagione. "Io non so come fare ad essere madre per tutti loro", confesserà il personaggio di Donna, in un'interpretazione da Emmy, mentre parallelamente nel sesto episodio vediamo nascere una sorta di duello tra Lee e Mickey. Una diatriba, dovuta ai soldi e ai debiti della paninoteca, che si esprime attraverso il lancio di una forchetta - un gesto semplice e quasi bambinesco - ma che grazie alla scrittura e al campo e controcampo di Storer a tavola diviene un momento carico di tensione. Scopriamo anche perché Carmy odia i cannoli e come siano legati a quel drammatico episodio, a quel trauma che sommato ai tanti venuti prima e dopo lo ha reso ciò che è oggi, così come è successo a Nat: il cibo insomma è il problema ma può diventare anche la soluzione. Cucina, famiglia e vita: un trittico pieno e pericoloso che può portare a terribili conseguenze, se non si prova a salvaguardare il proprio equilibrio psichico ed emotivo.