Sono passati sei mesi dal tentativo di invasione da parte dei sovrani di Daxam, e Kara non si è ancora ripresa dall'addio all'amato Mon-El. Per sopprimere la propria sofferenza interiore si dedica interamente all'attività da supereroina, ma senza la passione di un tempo, e al contempo sacrifica sempre di più il lato umano della sua vita. Mentre parenti e amici, tra cui Alex che si prepara al matrimonio con Maggie, cercano di farla tornare in sé, una nuova minaccia si presenta all'orizzonte nella persona di Morgan Edge, un uomo d'affari i cui piani per migliorare National City non sono interamente dettati dall'altruismo...
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Ritorno alle origini
A influire negativamente sulla seconda stagione di Supergirl non è stato tanto il passaggio da CBS a CW, con conseguente riduzione del budget e trasferta di cast e troupe da Los Angeles a Vancouver (costringendo Calista Flockhart ad apparire solo sporadicamente), bensì la predominanza graduale della storyline romantica che col senno di poi ha parzialmente affievolito il maggiore punto di forza dello show, vale a dire l'importanza drammaturgica del personaggio titolare e dell'equilibrio tra la sua natura aliena e "umana". Di questa difficoltà sembrano essersi resi conto anche gli showrunner, congedando Mon-El al termine della stagione e promettendo una terza annata più vicina ai momenti migliori della prima. Al contempo, però, dato anche l'impegno della protagonista Melissa Benoist contro le iniziative più riprovevoli dell'attuale presidente americano Donald Trump, gli autori non hanno perso l'opportunità di iniettare nelle storie supereroistiche una sana dose di rilevanza socio-politica, a cominciare dalla decisione di dare al finale del secondo ciclo il titolo Nevertheless, She Persisted (motto femminista tornato in auge di recente).
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Eccoci quindi al cospetto di un nuovo inizio per Kara, costretta a riscoprire la propria umanità, tra nuovi pericoli, svolte nel privato e l'intervento onirico della madre (interpretata ora da Erica Durance, alias Lois Lane in Smallville, anziché Laura Benanti). È un percorso di riabilitazione, per Supergirl sia come personaggio che come serie, gestito al meglio da una scrittura che ritrova il piacere dell'avventura mista all'introspezione e dal lavoro recitativo di Benoist che dopo due anni è un tutt'uno con la ragazza d'acciaio, il cui appellativo fumettistico non a caso dà il titolo alla premiere della terza stagione, Girl of Steel. Una stagione che, verosimilmente, vedrà Kara al centro dell'attenzione senza le occasionali apparizioni del cugino Kal-El, che nonostante l'ottima accoglienza nei confronti della versione catodica incarnata da Tyler Hoechlin deve sottostare a certe esigenze aziendali (nella fattispecie il ritorno in scena del Superman cinematografico in Justice League).
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Make National City Great Again!
Come dicevamo, l'America di oggi è quella di Trump, il che ha influenzato non poco le storyline attuali di varie serie (vedi il ritorno di Will & Grace) e aumentato l'impatto dell'uscita di un prodotto come The Handmaid's Tale, ambientato in un futuro distopico dominato dal patriarcato. Anche Supergirl sfrutta il potenziale sovversivo tipico della fantascienza, regalandoci un nuovo antagonista che è a tutti gli effetti l'avatar del quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti: Morgan Edge, noto antagonista di casa DC che per l'occasione ha le fattezze di Adrian Pasdar e, in una mossa che ricorda tantissimo l'odio viscerale di Trump per la libertà di stampa, cerca di impossessarsi della CatCo solo per poter bloccare i servizi poco lusinghieri che lo riguardano. Un cattivo decisamente dei nostri tempi, che risolve anche il problema del non poter utilizzare Lex Luthor (il quale, guarda caso, nei fumetti riuscì ad arrivare alla Casa Bianca).
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A fargli da contrappeso è Cat Grant, il cui ruolo come portavoce ufficiale del femminismo dello show è ora usato nel migliore dei modi tramite il suo nuovo ruolo al servizio del Presidente (che nell'universo di Supergirl, ricordiamolo, è una donna, per giunta di origine aliena). I suoi scontri verbali con Edge sono sostanzialmente la voce della razionalità che esce dai confini dello schermo televisivo e si scaglia contro il muro di follia e incompetenza che è l'amministrazione Trump, con un tempismo che ha del miracoloso (l'uso di una parola in particolare nella versione inglese fa quasi pensare che la scena sia stata ridoppiata all'ultimo). Eppure il sottotesto politico non soffoca mai il divertimento, ricordandoci che le storie di supereroi, per quanto impegnate possano essere, sono anche dei prodotti di entertainment, talvolta di ottima fattura (Christopher Nolan insegna).
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Venga il suo Regno...
Per quanto concerne la trama orizzontale più strettamente mitologica, già il finale della seconda stagione aveva alluso al debutto televisivo di Reign, sorta di equivalente per Supergirl del famigerato Doomsday, la creatura che nel 1992 uccise Superman. La premiere fornisce qualche indizio su come si evolverà la storyline, ma in questa sede è decisamente troppo presto per valutare in un modo o nell'altro la scelta dell'antagonista, anche perché molto probabilmente quest'ultima entrerà in gioco solo dopo il tradizionale crossover con l'Arrowverse, che coinvolgerà l'ottavo episodio delle nuove stagioni di tutte le serie. E così si può dichiarare ufficialmente aperta la nuova annata di supereroi sul piccolo schermo.
Movieplayer.it
4.0/5