Camicia rossa, cappello coordinato, folti baffi marroni e una salopette blu jeans in risalto. Questo l'inconfondibile look divenuto emblema di uno dei personaggi videoludici più amati e giocati di sempre, il mitico Mario di casa Nintendo. Ma sapevate che inizialmente l'aspetto di quello che alle origini non era nemmeno un idraulico ma un carpentiere era stato considerato secondario? Ora che lo sapete, immaginatevi l'iconico Mario con i colori invertiti - camicia blu e salopette rossa - e chiamatelo Jumpman. Siamo nel 1981 e un giovane Shigerou Miyamoto è reduce dal flop di Radar Scope, suo primo lavoro nella Grande N all'epoca guidata da Hiroshi Yamauchi. La società naviga in cattive acque e ha bisogno di un successo per tenersi a galla, motivo che spinge la compagnia ad accaparrarsi anche i diritti di sfruttamento di un personaggio come Popeye (o Braccio di Ferro) per opzionarlo come videogioco.
L'intuito di Miyamoto vede così nei personaggi del marinaio ghiotto di spinaci, dell'amata Olivia e del feroce Bluto degli archetipi concettuali dell'eroe, della donzella in pericolo e del nemico, arrivando a proporre una profonda revisione del videogioco su licenza in lavorazione. Nasce così l'originale Donkey Kong in cui l'impavido Jumpman deve salvare Pauline dalle grinfie del villain titolare, un gorilla arrabbiato ispirato nel nome e nelle azioni dal King Kong cinematografico. E a parte notare subito la contaminazione di cinema, fumetto e videogioco in fase creativa, è bello notare come Mario abbia da sempre avuto un legame fortissimo con la Settima Arte, la stessa dove adesso è pronto a tornare in chiave animata grazie all'attesissimo Super Mario Bros. - Il Film. E oggi siamo qui per parlare della storia, delle curiosità e dell'impatto culturale che questo piccolo grande eroe ha avuto in 42 anni di onoratissima carriera.
Diventare Super
Il solo fatto che a creare Mario sia stato "lo Steven Spielberg dei videogiochi" (come lo definì la prestigiosa rivista Time nel 1996) nobilita ed eleva certamente il personaggio nell'Olimpo del medium, ma è l'introduzione del salto nel gameplay ad aver contribuito all'enorme successo dello stesso. Donkey Kong è stato il capostipite insieme a Space Panic dei cosiddetti climbing game o "giochi di risalita", dove il protagonista guidato dal videogiocatore doveva appunto scalare i vari livelli evitando trappole od oggetti. Il nome cambia poi in platform perché più immediato e indicativo, contenendo di fatto l'indicazione implicita di uno spostamento su piattaforme differenti anche in salto, vera innovazione del genere apportata da Miyamoto. Per questo il baffuto e anonimo eroe di Donkey Kong venne chiamato Jumpman, e secondo il suo stesso creatore "senza salto sarebbe venuto fuori un videogioco di difficoltà inimmaginabile".
Il climbing game incontra così lo stile jumping e il genere comincia a mutare e trasformarsi. E Mario con lui. Ricoperto il ruolo d'antagonista in Donkey Kong Jr. e in Donkey Kong II, nel 1983 per il carpentiere arriva il momento di cambiare mestiere e divenire idraulico insieme al fratello Luigi per eliminare una brutta infestazione di strambe tartarughe - Koopa Troopa - nei condotti dell'acqua. Esce Mario Bros, insieme primo e storico capitolo della serie Nintendo con protagonista titolare il nostro baffuto amico e anche primo gioco in cui viene introdotto Luigi. È qui che il rosso mattone del carpentiere in salopette si inverte con il blu oceano della camicia e compare la M sul cappello, mentre Luigi ha uno stile da subito verdeggiante. Tuttavia Miyamoto e Nintendo continuano a non ritenerli elementi cardinali della figura del personaggio, tant'è che in copertina il cappello è ancora blu.
Non c'è accortezza per il look e per l'icona nemmeno nello straordinario Super Mario Bros. del 1985 - dove l'idraulico indossava una salopette bianca - capitolo che sancisce definitivamente il nome ufficiale del franchise e aumenta ancora considerevolmente la notorietà di Mario, gettando alcune solide basi della sua lore con l'arrivo della Principessa Peach e della nemesi del protagonista, Bowser, re dei Koopa. Super perché, oltre che saltare, era persino in grado di nuotare e arrampicarsi sulle liane. Essenziale per l'innovazione del gameplay anche l'utilizzo dei power up dei funghi, game changer definitivi del successo della serie. Ma Mario divenne veramente Super Mario soltanto nel terzo capitolo del franchise pubblicato nel 1988, quando Nintendo capì che era ormai tempo di trasformare il personaggio in icona, donandogli ufficialmente, fuori e dentro al gioco, l'aspetto che oggi tutti noi conosciamo.
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Un idraulico tutto pop
In oltre 40 anni d'attività, sono tanti e importanti i traguardi raggiunti da Super Mario. Il primo in assoluto è quello di essere riuscito a entrare velocemente nel cuore degli appassionati senza mai più andarsene. Ancora oggi, infatti, Mario è uno dei videogiochi e personaggi più popolari al mondo, e questo nonostante i continui ricambi generazionali e i fisiologici mutamenti del medium, segno di una capacità d'adattamento straordinaria tenendo sempre la bussola di genere dritta e lo spirito del franchise intatto, portando di conseguenza a una fidelizzazione semplicemente fuori parametro. Oltre ad essere tra le serie videoludiche più longeve al mondo, quella di Mario è la saga più venduta con oltre 850 milioni di copie piazzate tra sequel e spin-off e con un'eredità ampiamente riconosciuta dal Guinness World Records, essendo citata come come "miglior serie videoludica best seller della storia", "prima serie videoludica trasposta al cinema" o "personaggio dei videogiochi più prolifico di sempre" - con le sue oltre 120 apparizioni.
Pur essendo nato in Giappone, il tratto italo-americano con cui è stato dipinto Mario dal 1992 in poi con l'arrivo di Charles Martinet come doppiatore ufficiale ha contribuito alla sua popolarità soprattutto in America, persino eletto personaggio più riconoscibile negli USA nel 2009. Questione d'iconicità anche in questo caso, ma la vita popolare di Mario è praticamente da sempre costellata di onorificenze e riconoscimenti, pensando ad esempio a un sobborgo di Saragozza, in Spagna, dove esiste persino una "Avenida de Super Mario Bros", una strada a sua nome. In occasioni delle Olimpiadi di Tokyo è stato addirittura "interpretato" dall'ex-primo ministro giapponese Shinzo Abe, scelto come rappresentante figurativo del paese nel mondo, come biglietto da visita migliore possibile.
Un'icona di questo tipo, un personaggio che tutti, in un modo o nell'altro, hanno imparato a conoscere, non poteva che meritare infine una sua giornata mondiale come ogni emblema o simbolo che si rispetti. È così che dal 2016 si festeggia il Mario Day ogni 10 marzo, scelto perché la sua abbreviazione americane, Mar 10, ricorda proprio il suo nome. Persino il calendario riconosce indirettamente lo status symbol dell'idraulico più pop di tutti, lo stesso che non vediamo l'ora di ammirare nuovamente al cinema nel film d'animazione targato Universal Pictures e Illumination Entertainmnet, che già si profila come un nuovo esempio da seguire nella storia dei cinegames.