Tra le dolci colline del Surrey, a circa un'ora di auto da Londra, uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo con l'ausilio dalla sua squadra di professionisti ha ricreato uno dei miti più inossidabili dell'antica Inghilterra, la leggenda di Robin Hood, per la gioia del pubblico cinematografico. Il regista Ridley Scott e la sua squadra stanno girando una scena chiave del film nell'estate del 2009, lungo una strada fangosa, nascosta dalla vegetazione e punteggiata da querce, annidata nel meraviglioso paesaggio di campagna, alla fine di diciannove settimane di riprese.
Russell Crowe, l'attore vincitore dell'Oscar che interpreta il ruolo del noto fuorilegge, attende pazientemente di essere chiamato sul set e controlla gli ultimi dettagli del suo costume - stivali di pelle consumati e una tunica indossata sotto l'usbergo - prima di andare a parlare col regista della prossima scena.
Robin Hood segna la quinta collaborazione tra Scott e Crowe - dopo il film vincitore dell'Oscar Il gladiatore, e i successivi Un'ottima annata - A Good Year, American Gangster e Nessuna verità. La loro amicizia si è consolidata sui vari set e nelle location sparese per tutto il mondo, dura da più di dieci anni, ed ha generato una serie di successi spettacolari.
"Andiamo d'accordo", racconta Crowe del suo regista preferito. "Mi piace andare sul set e lavorare. Mi piace dare il massimo, e mi piace concludere la giornata pensando di aver fatto un lavoro da uomo, e di aver portato a termine quello che dovevo fare. E anche Ridley ama lavorare in questo modo. Discutiamo in qualsiasi momento. Siamo sempre al lavoro".
Alan Doyle, Scott Grimes, e Kevin Durand - che interpretano i famosi Merry Men - si sono rifugiati sotto ad una tenda per proteggersi dalla pioggia battente che rende la vita difficile ad attori e realizzatori. Ma l'umore è alto e gli attori, compreso Crowe, scherzano tra loro tra una ripresa e l'altra.
Lo stesso Max ha cercato qui e là fino a trovare un luogo che fosse perfetto per ricostruirvi l'Inghilterra del 12° secolo e, naturalmente, anche la Foresta di Sherwood dove, secondo la leggenda, Robin Hood e la sua banda di fuorilegge avevano trovato rifugio. Alla fine, spiega lo scenografo, la produzione ha fatto base agli Shepperton Studios ed ha utilizzato solo siti che si trovavano in un raggio di circa 50 chilometri da lì. "E' un vero kolossal", aggiunge Max. "E la stessa produzione è a sua volta colossale quasi come la storia che il film racconta. Abbiamo girato l'Inghilterra in lungo e in largo, facendo un censimento di qualsiasi rovina risalente al decimo-dodicesimo secolo - castelli, fattorie, locande, qualsiasi cosa fosse disponibile - e anche cercando il paesaggio adatto per la Foresta di Sherwood. Ma il problema è che qualsiasi cosa sia rimasta di quel periodo è troppo malandata oppure troppo scomoda e lontana da raggiungere con una squadra di tecnici enorme e con una marea di attori e di comparse".
"Così, sebbene ci sarebbe piaciuto girare nella parte occidentale più bella dell'Inghilterra e nel Galles del nord, nel Somerset e nello Shropshire, ed utilizzare i castelli e anche alcuni monasteri ed abbazie rimaste intatte, per ragioni di praticità e di budget abbiamo finito col girare tutto al centro della M25 (l'autostrada), in un raggio di circa 50 chilometri dagli Shepperton Studios, dove facevamo base. E ci siamo riusciti ricostruendo il dodicesimo secolo, compresi i castelli, ingrandendoli e completandoli con l'ausilio della computer graphics, cosa che ha funzionato egregiamente". Un'eccezione molto particolare è stata quando Scott ha portato attori e squadra tecnica sulla costa del Pembrokeshire, per girare una delle scene di battaglia più complesse del film.
"E' stato incredibile", racconta Crowe. "C'erano 130 cavalli lanciati al galoppo su quella splendida spiaggia, e 500 comparse a piedi. Un'esperienza assolutamente adrenalinica". Il film è un thriller storico ricco di azione che esplora le radici del mito di Robin Hood. Ambientato in un paese in preda alle agitazioni politiche, minacciato dal pericolo di invasioni e sull'orlo della guerra civile, ormai quasi completamente privo di risorse e con una popolazione praticamente ridotta alla fame, è una storia molto coinvolgente, spiega Crowe.
"Se guardiamo alla storia di Robin Hood - ed io sono un appassionato di questa leggenda - vediamo che si racconta da oltre mille anni, ed è probabilmente una delle leggende più antiche in lingua inglese", continua l'attore "Nel corso del tempo, di volta in volta ha cambiato forma, passando da ballata, a leggenda, è stata utilizzata come uno strumento politico, uno strumento della Chiesa, è diventata un gioco di società, ma quello che abbiamo cercato di fare noi è una cosa differente. L'idea di base - rubare ai ricchi per donare ai poveri - rimane la stessa; ciò che cambia è il modo in cui viene messa in pratica. Nella nostra storia ci soffermiamo sulla metafora dietro questo concetto piuttosto che sul 'eccoti dieci denari, vai a comprarti una pecora e tanti auguri...' Il nostro Robin cerca piuttosto di ridurre libertà e dei privilegi della monarchia e dell'aristocrazia, e restituire al popolo suoi diritti." Crowe interpreta il ruolo di Robin Longstride, un soldato che è stato a lungo lontano dalla Patria avendo combattuto nelle Crociate con Re Riccardo Cuor di Leone, scomparso di recente. Longstride e i suoi compagni d'armi - Will Scarlett (Scott Grimes), Little John (Kevin Durand) e Allan A'Dayle (Alan Doyle) - stanno viaggiando attraverso la Francia quando si imbattono nel morente Sir Robert Loxley, ferito in un'imboscata. Loxley stava facendo ritorno in Inghilterra per riportare la corona di Re Riccardo al suo erede, il Principe John (Oscar Isaac), e, prima di morire, chiede a Robin di portare a termine il suo compito, ed anche di riportare a suo padre, Sir Walter Loxley (Max Von Sydow), a Nottingham, la sua spada. Quando Longstride e i suoi uomini fanno ritorno in Inghilterra e portano a termine la missione, trovano il paese sull'orlo dell'abisso, con la popolazione vessata da tasse così alte da non permetterle di sopravvivere, e rumori di una rivolta capeggiata dai Baroni del nord. Robin si reca a Nottingham dove incontra la vedova di Loxley, Lady Marion (Cate Blanchett), e il padre di lei, e scopre la verità sulla sua propria infanzia e sul padre che ha perso all'età di soli cinque anni. Così si ritrova ad armarsi a favore della gente ridotta in miseria portando a compimento quel fato che era già suo dalla nascita. Inoltre, è anche attratto dalla bella vedova.
"Sapete una cosa, Cate è stata fantastica. E' straordinaria - un'attrice meravigliosa ed una persona dallo spirito molto saldo. E dal punto di vista professionale non è seconda a nessun'attrice di mia conoscenza. E' stato magnifico lavorare con lei". L'attrazione tra Robin e Marion è al centro del film, spiega il produttore Charles J.D. Schlissel. "E' una storia d'amore molto matura, molto bella", continua. "In molti film di oggi due individui vengono semplicemente messi insieme e tu sei costretto a credere che siano innamorati. Nel nostro film invece, Robin e Marion si incontrano, li vedi innamorarsi e ci credi - la chimica sullo schermo è fantastica, e progredisce in maniera naturale dall'inizio alla fine per tutto lo svolgimento della storia. Le performance dei due attori sono straordinarie".
Robin Hood è uno dei miti del folklore inglese che si tramandano da più tempo ed è una storia che ha affascinato Crowe sin dai tempi della sua infanzia in Australia."Mi ricordo della serie televisiva con Richard Greene che, a vederla oggi sembra così scontata e uguale in ogni episodio", racconta l'attore. "E ho visto il film con Errol Flynn quando ero molto piccolo, e anche quello con Douglas Fairbanks Jr.. Ci sono stati così tanti Robin Hood che non hanno avuto un gran successo dal punto di vista commerciale, che la TV australiana trasmetteva il sabato mattina. Tutti cadono nella trappola del 'se fai Robin Hood devi fare questo e quello...' Invece no, non c'è bisogno di ripetere sempre le stesse cose. Puoi prendere il periodo, il messaggio centrale della storia, e poi raccontarla da un diverso punto di vista. La nostra storia è molto complessa - parla delle circostanze, di un'esperienza personale, e di una storia d'amore che nasce e si evolve, e non è solo appiccicata lì. Questo tizio per noi è uno che va alla ricerca di se stesso, che sta cercando di capire chi sia e cosa debba e voglia fare".Crowe e Scott hanno entrambi contribuito molto alla stesura della sceneggiatura - sebbene, come sottolinea l'attore, non si tratti di una cosa inusuale quando lavorano insieme. "E' stato un po' sempre così", racconta sorridendo Crowe. "Già quando giravamo Il gladiatore, lavoravamo insieme ad alcune scene la sera prima del giorno delle riprese. Ed è stata esattamente la stessa cosa per Robin Hood. Ma questo è normale per me e Rid - lavoriamo in questo modo".
Un lavoro decisamente impegnativo è stato effettuato anche sui costumi. Ad esempio, la costumista Janty Yates ha dovuto supervisionare circa 25mila pezzi utilizzati in Robin Hood, sebbene, come lei stessa fa notare, ha potuto utilizzare molti costumi che erano già stati usati precedentemente in un altro film di Ridley Scott, Le crociate, ambientato più o meno nello stesso periodo. "Ne avevamo venduti molti ad una casa di costumi spagnola, e quando ho saputo che avremmo fatto Robin Hood li ho chiamati ed abbiamo potuto recuperarne moltissimi - usberghi, elmi, tuniche, camicie, pantaloni e un sacco di stivali - tra i 1500 e i 2000 pezzi, ed è stato un enorme aiuto".
La costumista ha anche incaricato la famosa ditta neozelandese Weta Workshop, che ha realizzato effetti speciali e oggetti di scena per la trilogia de Il signore degli anelli, di realizzare 300 usberghi extra, che sarebbero stati indossati dagli attori principali. "Sono fatti di plastica, e quindi sono molto leggeri, cosa importante per gli attori, ma non lo diresti e sono anche incredibilmente resistenti".
Per la Yates, che ha vinto l'Oscar per i costumi da lei ideati per Il gladiatore, la chiave per realizzare un costume storico che sia credibile è tutta nella cura dei particolari, che conferisce quello stampo di autenticità cui Scott tiene così tanto. Per esempio, i Baroni del nord, che minacciano di ribellarsi alla Corona, avevano una serie di stemmi differenti - basati sui veri disegni dell'araldica. Prima di poter utilizzare uno stemma, è stato quindi necessario contattare ogni singola famiglia e ottenere il beneplacito all'utilizzo del loro stemma che sarebbe poi stato riprodotto sulle medaglie, sugli scudi, e sulle armature per centinaia di volte.
"Abbiamo dovuto condurre una lunga serie di ricerche di questo tipo per realizzare questo film", spiega la costumista."E' stato molto più complicato che per Le crociate, ad esempio, dove abbiamo utilizzato solo due stemmi". Di ogni costume - che si trattasse di quello di un contadino, di un nobile, di un soldato, di un cavaliere o di un reale - dovevano essere realizzati più pezzi. E poi, molti di essi, sarebbero stati sottoposti ad un processo di 'invecchiamento e usura' per farli sembrare utilizzati per mesi in precedenza. "Sì, tutto doveva venire invecchiato, un processo abbastanza faticoso", racconta ridendo. "Una volta bastava passare una grattugia sul colletto degli indumenti e il gioco era fatto. Oggi stiamo molto più attenti ai dettagli e il lavoro è molto più complesso".
Negli anni, la Yates infatti ha imparato ad utilizzare tutta una serie di tecniche particolari, ed alcuni material sorprendenti. Gli elmi indossati dai cavalieri e dai soldati sembrano essere fatti di metallo; invece sono fatti di quella gomma dura che si usa per i parafanghi delle automobili.
"E' una tecnica che abbiamo perfezionato quando lavoravamo ai costumi de Il gladiatore", spiega. "Avevamo una discreta serie di calchi in metallo, ma non sarebbero andati bene perché erano troppo pesanti. Un'alternativa era utilizzare la fibra di vetro, ma si rompe e si scheggia, e alla fine abbiamo deciso di utilizzare questa gomma dura che si usa per i parafanghi delle auto. Ed ha funzionato perfettamente".
Durand e Doyle sono andati a stare nella fattoria di Crowe nel New South Wales, in Australia, per allenarsi insieme ad alcuni esperti nell'uso delle armi e dell'arco - capacità che era fondamentale acquisire per poter recitare in un film su Robin Hood. Grimes non ha potuto farlo a causa dei vincoli che lo costringevano a rimanere negli USA per le riprese della serie E.R. - Medici in prima linea, ma ha comunque intrapreso un addestramento simile negli Stati Uniti prima di recarsi in Gran Bretagna ed unirsi agli altri.
"E' stato un po' come prendere parte ad un campo di addestramento militare", racconta Durand delle settimane trascorse alla fattoria di Crowe."Ed è quello che sognano un po' tutti i ragazzi - rimettersi in forma, passare del tempo coi tuoi amici, ed imparare a maneggiare propriamente delle armi che avremmo poi utilizzato nel film. ll mio personaggio, Little John, usa quest'arma dalla testa d'ascia, che è piuttosto impressionante. Ma mi sono anche allenato molto al tiro con l'arco, come tutti gli altri. Facevamo ginnastica, correvamo, e facevamo lunghi percorsi in bicicletta, oltre ad osservare tutti una dieta personalizzata. E quando abbiamo girato il film ci è servito tantissimo perché tra noi si era stabilito un legame molto forte".
In effetti, il legame tra Crowe e gli attori che interpretano i suoi Merry Men risale a molti anni addietro. Nel 1999 Crowe è stato interprete del film sull'hockey Mystery Alaska insieme a Durand e a Grimes, e conosceva Doyle, un musicista canadese al suo primo ruolo di attore in Robin Hood, da diversi anni. "N_el film, questi uomini si conoscono da anni, ed hanno combattuto insieme, e sanno che se restano uniti sono fortissimi. Sono legati da una profonda amicizia e da un grande senso di lealtà. Ed il fatto che siamo tutti amici anche fuori dallo schermo, ha contribuito a rendere realistica l'atmosfera del film. E' tutto più credibile_", spiega Durand.
Crowe è noto per la sua capacità di calarsi completamente in un ruolo - trasforma il suo corpo per esigenze di copione, come quando è ingrassato di molti chili per il ruolo di The Insider (ottenendo una candidatura all'Oscar), e, più di recente, per interpretare quello di un agente della CIA nel film di Scott Nessuna verità. Ha messo su un sacco di muscoli per interpretare Il gladiatore, e si è allenato all'inverosimile per poter interpretare il ruolo di Jim Braddock in Cinderella man - Una ragione per lottare. Per Robin Hood, si è allenato duramente ma con grande piacere, soprattutto per quel che riguardava il tiro con l'arco, uno sport che gli riesce particolarmente bene. "E' stato un po' come imparare a giocare a golf, cosa che ho fatto per The Insider", spiega Russell. "E a dire il vero, mi piace molto. E' uno sport fantastico. Ho detto al mio maestro di tiro con l'arco, 'Mi piace quando la freccia viene scoccata e vola in alto...' Mi piace vederla partire dall'arco... e lui mi ha risposto 'beh, allora si vede che questo è il tuo sport...'". L'attore ha proseguito spiegando che "Abbiamo fatto molto di più di quello che pensavamo di dover fare nel film, come delle riprese nelle quali scoccavamo veramente una freccia che andava a colpire il bersaglio prestabilito, oppure andare a caccia con la MDP appesa ad un albero a 100 metri di distanza e tu che ti concentri su una cosa piccolissima e vedi la freccia che parte e... whoosh!... finisce dritta in macchina. Ma puoi riuscire a fare una cosa simile solo se ti prepari veramente in questo sport. E' bello, è veramente bello...""Robin Hood è un vero kolossal," spiega il produttore Charles J.D. Schlissel, "e racconta una delle leggende più note di tutti i tempi. Il tema principale de Il gladiatore era quello di un uomo che stava cercando la pace e di tornare a casa. Quello del nostro film è quello di un uomo che sta cercando di trovare il proprio destino. Robin ci riesce, scopre il suo passato e il suo futuro - e' una storia fantastica raccontata da un regista meraviglioso che lavora con alcuni dei migliori attori che ci siano. Ed è esattamente questo che vogliamo che la gente venga a vedere al cinema".
(Si ringrazia la Universal e la Fusion Networking)