Aprile 2023, l'inizio della fine per la serie drammatica più influente dell'ultimo decennio insieme a Better Call Saul. Stiamo parlando di Succession, l'epopea familiare che è stata capace di mettere un punto sulle relazioni interpersonali e consanguinee riuscendo ad avvincere ed emozionare gli spettatori pur mettendo in scena una vera e propria scalata al potere, dai primi agli ultimi minuti delle quattro stagioni che la compongono e che potete da vedere e rivedere in streaming solo su NOW. Trionfatrice agli Emmy e Golden Globe come Miglior Drama insieme ai premi agli interpreti, la serie è riuscita a dimostrare ancora una volta che quando c'è la scrittura nella serialità, tutto il resto diventa orpello. Proviamo a riassumervi e ricordarvi - senza spoiler, qualora la voleste vedere per la prima volta - i motivi che la rendono un must watch degli ultimi anni.
Parenti serpenti
La mente e la penna dietro il successo di critica - e anche di pubblico, arrivati all'ultima stagione annunciata come tale, facendo improvvisamente accorgere gli spettatori anche italiani dell'esistenza di questo gioiello della serialità contemporanea - dello show è quella di Jesse Armstrong, che già si era fatto conoscere per le serie inglesi The Thick of It e Fresh Meat. Pur essendo inglese di nascita, Armstrong è riuscito a raccontare come pochi altri tutte le brutture, le ipocrisie e le contraddizioni dell'America di oggi e invece di farlo attraverso un nucleo familiare amorevole ha deciso di mettere in scena nella trama principale dei veri e propri parenti serpenti. Una caratteristica peculiare di Succession è infatti quella che è difficile empatizzare con qualunque dei personaggi coinvolti.
A partire dal patriarca Logan Roy (un immenso Brian Cox), che dopo un grave malore inizia a pensare ad un possibile successore al "trono" che è la Waystar-Royco, uno dei più grandi ed importanti conglomerati di media ed intrattenimento al mondo. Lo fa controvoglia e con grande perplessità che non cela mai di fronte ai propri quattro figli, avuti da matrimoni diversi, e di fronte all'ultima moglie Marcia (una sibillina Hiam Habbass). Inizialmente la serie avrebbe dovuto essere un film sui Murdoch e sulla loro industria comunicativa ma presto il creatore si rese conto che necessitava del formato seriale per raccontare questo family drama senza esclusione di colpi, allargando le influenze e le ispirazioni anche alle potenti famiglie dei Redstone, Maxwell e Sulzberge.
Dramma shakesperiano
Quello che i quattro figli nello show mettono in atto è un dramma shakespeariano in piena regola, con un padre che li ha cresciuti mettendoli in competizione l'uno con l'altro, fin da piccoli, forse proprio perché nati in una situazione ultra-privilegiata e quindi per questo bisognosi di essere messi in discussione da subito, per "farsi le ossa" nel mondo là fuori, che nessuno di loro anche da adulto sembra davvero pronto ad affrontare, poiché abituati ad avere sempre le spalle coperte. Il primogenito, Connor (Alan Ruck), avuto dal primo matrimonio, che si è sempre tenuto fuori dagli affari di famiglia eppure alla fine ci si ritrova sempre invischiato, non ha visto il padre per ben tre anni quando era piccolo. Il secondogenito dal matrimonio successivo, Kendall (Jeremy Strong), cerca disperatamente l'approvazione del padre e crede che l'unico modo per dimostrargliela sia provare a destituirlo e lottare per rinnovare un sistema oramai antiquato.
Roman (Kieran Culkin), dai gusti sessuali mai ben precisati, immaturo e ribelle, non fa altro che attaccare i fratelli maggiori piuttosto che iniziare a prendersi le proprie responsabilità. Shiv (Sarah Snook) è l'unica figlia femmina di Logan e per questo da lui ritenuta comunque non all'altezza del grande impero dei Roy. A completare il quadretto familiare due elementi esterni che divengono sempre più interni col passare delle stagioni, come dei viscidi parassiti che non si vogliono staccare dalla tetta da cui ciucciano latte a oltranza. Stiamo parlando di Tom (Matthew MacFadyen), il marito di Shiv da sempre visto come totalmente succube dei capricci della moglie e della sua famiglia, e allo stesso tempo fautore delle maggiori sorprese nel corso delle stagioni, e del cugino Greg (Nicholas Braun), che fugge da una situazione familiare poco agiata desiderando con tutto se stesso di entrare tra le fila dei Roy e non lasciarle mai più. Senza dimenticare Gerri Kelman (J. Smith-Cameron), la madrina di Shiv e consigliera generale dell'azienda che diventa una mentore (e qualcosa di più) per Roman nel suo percorso di formazione all'interno della società e che acquisirà sempre più importanza di anno in anno.
Mai fidarsi di nessuno
In Succession non ci si può fidare di nessuno, e soprattutto non si riesce a parteggiare per i protagonisti, nemmeno Kendall il cui punto di vista è che quello che ci fa entrare in quel mondo malato e tossico. I parallelismi con quanto accaduto nella realtà alle potenti famiglie attraverso una scrittura cinica e asciutta che ironizza in modo amaro sull'attualità, senza tralasciare mai il tono profondamente drammatico di fondo, sono i punti di forza del serial che potete vedere in binge watching solo su NOW.
Punti di forza che mostrano una società così all'avanguardia da essere assurdamente ancora profondamente patriarcale e vittima di schemi e abitudini. Usi e costumi che fanno parte di un vecchio modo di gestire ciò che ci circonda, incapace di lasciare spazio al nuovo. Succession è potente anche nel parlare a una generazione storica a cui mancano gli strumenti essenziali per saper muoversi nel mondo. Ma anche nell'utilizzare una regia che arriva come una lama affilata al pari della scrittura, a partire da quella dell'episodio pilota a cura di Adam McKay, anche produttore insieme a Will Ferrell. A proposito, che dire della sigla di apertura che mostra un filmino familiare che è tutt'altro che idilliaco, con la musica stridente in sottofondo, e che per questo è già storia della tv? Così come episodi quali Le nozze di Connor e Con gli occhi aperti, il finale di serie che non ha lascia un attimo di respiro in questa grande epopea familiare. Velenosa e folgorante.