Come vedremo in questa recensione di Studio Battaglia, le ultime sono state le settimane di rifacimenti in casa Rai: dopo Vostro onore e Noi, la nuova serie in arrivo dal 15 marzo su Rai 1 è l'adattamento della britannica The Split, un legal dramedy targato BBC. A firmare il lavoro troviamo Lisa Nur Sultan, candidata al David di Donatello e vincitrice del Globe d'oro come co-sceneggiatrice di Sulla mia pelle, mentre alla regia c'è Simone Spada a guidare un cast che vede Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio e Marina Occhionero nei ruoli delle protagoniste, ma comprende anche Lunetta Savino, Massimo Ghini e Thomas Trabacchi.
Storia di quattro donne
Studio Battaglia segue le vicende e l'attività di uno degli studi legali più famosi di Milano, che dà il titolo alla serie, e di conseguenza, della famiglia a cui fa capo. Quattro donne, una madre e tre figlie, che devono far coesistere la professione e gli impegni di lavoro con la vita privata, e si trovano a dover affrontare scelte e decisioni difficili sia dal punto di vista lavorativo che personale: se da una parte la loro specializzazione in diritto di famiglia le mette faccia a faccia con temi delicati e attuali dei nostri giorni come divorzi, affidamento dei figli ed eredità digitale, dall'altra il rapporto familiare che le lega non fa che esacerbare gli animi ed enfatizzare gli scontri.
Diventare avversarie
Uno dei presupposti narrativi di Studio Battaglia, infatti, è la scelta di Anna (Barbora Bobulova) di lasciare lo studio di famiglia e lavorare per uno concorrente, il che la porterà a confrontarsi con la madre e la sorella Nina (Miriam Dalmazio), a ritrovarsi avversarie anche relativamente ai casi da seguire. Un gioco di affetti e scontri a cui fa da bilancia la minore delle sorelle, Viola (Marina Occhionero), in procinto di sposarsi e rifiutare quella diffidenza del resto della famiglia nei confronti dell'istituzione. Sono loro il cuore pulsante di una serie Rai decisamente al femminile, ma non mancano figure di contorno, anche maschili, pronte a gravitare loro attorno, a cominciare dal padre delle tre sorelle, interpretato da Massimo Ghini, che torna per provare a riprendere i contatti con le figlie dopo una lunga assenza.
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Tra vivacità e attualità
Una delle forze di una serie come Studio Battaglia è di trattare argomenti che sono attuali e in cui molti spettatori possono ritrovarsi, in un modo o nell'altro, nel mettere in scena uno spaccato della nostra società attraverso le storie dei casi che le avvocate seguono. Casi e clienti che si alternano di puntata in puntata con le loro storie, ma con l'eccezione di alcuni elementi di carattere orizzontale che si sviluppano lungo l'arco dell'intera stagione, per dare continuità e respiro più ampio al racconto. Storie i cui sviluppi sono a volte prevedibili, ma che vengono analizzati nella tradizione delle serie di stampo legal.
In apertura abbiamo però parlato di Studio Battaglia come di un dramedy, questo perché le storie e le vicende personali delle protagoniste sono trattate con il giusto brio capace di offrire momenti di vivacità, divertimento e, perché no, qualche emozione, mentre ci si muove nel contesto di una Milano moderna, accompagnati dalla regia sicura di Simone Spada. Il risultato è una serie che offre abbastanza spunti per appassionare il pubblico di Rai 1, andando a completare un'offerta che in questo momento è capace di soddisfare diverse tipologie di spettatori.
Conclusioni
Quattro donne, diversi casi legali di stampo familiare, molta vivacità: di questo abbiamo parlato nella nostra recensione di Studio Battaglia, la serie legal dramedy di Rai 1 che offre abbastanza spunti per incuriosire a appassionare il pubblico della rete, al netto di una certa prevedibilità e superficialità nel trattare i temi proposti. Non siamo al livello di eccellenze come The Good Wife o The Good Fight, ma c'è abbastanza per intrattenere, divertire e, perché no, emozionare.
Perché ci piace
- Le quattro protagoniste, ben tratteggiate e interpretate dalle attrici che danno loro vita su schermo.
- La vivacità nel racconto.
- La capacità di proporre uno spaccato di alcuni temi della nostra società...
Cosa non va
- ... affrontati però con una certa dose di prevedibilità e superficialità dovuta al poco spazio a disposizione.
- Alcuni personaggi secondari sono solo abbozzati, a giudicare dalle prime puntate.