Station 19: lo spinoff di Grey's Anatomy non "infiamma" l'entusiasmo al suo debutto sugli schermi

La nuova serie prodotta da Shonda Rhimes rimane ferma su stereotipi e una versione fin troppo "romantica" della vita dei vigili del fuoco.

L'universo televisivo creato da Shonda Rhimes si è espanso con l'arrivo sugli schermi televisivi di Station 19, lo spinoff di Grey's Anatomy dedicato alla vita dei pompieri.
Per gettare le basi del nuovo progetto gli autori hanno deciso di far compiere un cambio di professione a Ben Warren, il personaggio interpretato nel medical drama da Jason George, creando così un legame tra i personaggi che vivono a Seattle.
Nonostante il cambio di contesto, il secondo spinoff nato dal medical drama mantiene molte delle caratteristiche che hanno portato al successo il progetto originale (recentemente confermato per una quindicesima stagione), proponendo un approccio purtroppo poco originale e quasi totalmente irrealistico al lavoro dei vigili del fuoco.

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Un team alle prese con situazioni estremi e problemi personali

Station 19: una foto dei protagonisti della serie
Station 19: una foto dei protagonisti della serie

Al centro della storia c'è il team composto da Andrea "Andy" Herrera (Jaina Lee Ortiz) - la figlia del capitano che gestisce la Stazione 19, Pruitt Herrera (Miguel Sandoval) - Jack Gibson (Grey Damon), Victoria "Vic" Hughes (Barrett Doss), Ben Warren (Jason George), Travis Montgomery (Jay Hayden), Dean Miller (Okieriete Onaodowan), e Maya Bishop (Danielle Savre).
L'equilibrio esistente nella loro vita professionale e privata viene spezzato da un serio problema medico del loro capitano, situazione ch porta la figlia e Jack, con cui la giovane ha una relazione tenuta segreta da tempo, a diventare rivali per ottenere una potenziale promozione. Ben, inoltre, affronta la difficile transizione dalle corsie del Grey Sloan Memorial alle emergenze che deve affrontare insieme ai suoi nuovi colleghi, mentre ognuno dei pompieri deve trovare il modo di gestire i problemi personali in modo che non ostacolino in nessun modo il proprio lavoro. Andy si ritrova poi divisa tra l'attrazione che prova per il collega, nonostante possa diventare una situazione "scomoda" sul posto di lavoro, e dei sentimenti in evoluzione per il suo amico d'infanzia Ryan Tanner (Alberto Frezza), un agente che lavora per la polizia di Seattle.

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Un legame fin troppo evidente con il medical drama

Station 19: Jaina Lee Ortiz ed Ellen Pompeo in una foto della serie
Station 19: Jaina Lee Ortiz ed Ellen Pompeo in una foto della serie

La serie Station 19, fin dal suo primo episodio, riporta gli spettatori nell'atmosfera che ha contraddistinto Grey's Anatomy introducendo ad esempio ogni episodio con la voce narrante della protagonista. Il personaggio di Andy, inoltre, appare come una versione meno matura e più edulcorata di Meredith Grey (Ellen Pompeo), con cui ha in comune un genitore di cui ha seguito le orme sul lavoro e con cui si sente sempre messa a confronto, oltre a dover pensare alla sua situazione di salute in rapido declino. Come avviene con il medical drama, lo spazio maggiore viene dato alla dimensione personale dei protagonisti, non solo di Andy, mostrata impegnata nel tentativo di dimostrare il proprio valore e fare chiarezza nel proprio cuore, situazioni entrambe complicate. Il personaggio affidato a Jaina Lee Ortiz non appare però in grado di distinguersi rispetto alle tante "eroine" portate in tv da Shonda Rhimes e, nella première, il momento forse più interessante a livello narrativo ed emotivo è invece quello in cui Meredith ne sa riconoscere la debolezza e permette ad Andy di concedersi un crollo emotivo necessario per continuare a mantenere un'immagine di forza e il suo ruolo di leader.

Station 19: Grey Damon in una foto dela serie
Station 19: Grey Damon in una foto dela serie

I personaggi al centro della trama, purtroppo, scivolano rapidamente in facili stereotipi che sembrano inoltre delineati per offrire un'immagine politically correct del team di cui si seguono le missioni: l'aitante e talentuoso pretendente al cuore della protagonista, l'amico di sempre ai confini con il ruolo di innamorato, il vedovo che ha perso da poco il marito, il ragazzo dal cuore d'oro che sfrutta in modo ingenuo e quasi innocente il suo lavoro per avere l'attenzione delle donne, la recluta che non vuole ammettere le proprie paure, la giovane dalla famiglia complicata, l'ex medico che sta cercando di capire il nuovo mondo e aiutare sua moglie ad accettare la propria scelta... Un insieme che, se paragonato con altri progetti dall'ambientazione simile, non offre in realtà nulla di nuovo o rilevante, limitandosi a declinare in modo lievemente differente rispetto ai diretti concorrenti, tra cui Chicago Fire o 9-1-1, le storie personali e i casi settimanali.
Le sequenze d'azione che vedono protagonisti i vigili del fuoco sono tuttavia, seppur in modo discontinuo, spettacolari e in grado almeno di arricchire lo show con un pizzico di tensione e imprevedibilità che evita di far scivolare rapidamente gli spettatori nella noia, considerando la formula fin troppo utilizzata alla base del progetto e l'assenza di una trama brillante.

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Delle interpretazioni poco brillanti, in linea con gli script

Station 19: una foto di Jason George
Station 19: una foto di Jason George

Il cast cerca di dare il meglio con il materiale che hanno a disposizione e Jaina Lee Ortiz riesce in più passaggi a lasciare in secondo piano l'unidimensionalità del suo personaggio e i tanti stereotipi che alimentano i dialoghi e le dinamiche tra i protagonisti, ma è davvero difficile andare oltre la piattezza degli script delle prime puntate.
Il problema principale, per gli interpreti, è rendere verosimili le reazioni e i comportamenti del team durante le missioni mentre l'eccessivo peso dato alla dimensione personale non aiuta a tralasciare comportamenti poco credibili dal punto di vista professionale. Nelle prime puntate, inoltre, il triangolo sentimentale che vede al centro Andy porta la giovane sempre sull'orlo del cedere al proprio istinto, atteggiamento che non ci si aspetterebbe in un contesto con così poco spazio per incertezze o irrazionalità, fino ad arrivare a rappresentare una prova chiave per veder consolidare la propria posizione professionale in cui vengono introdotti personaggi al limite del surreale.

Station 19: una foto dei protagonisti della serie
Station 19: una foto dei protagonisti della serie

Se nelle prime stagioni di Grey's Anatomy comportamenti simili erano giustificati dall'inesperienza e dall'avvicinarsi per la prima volta a un ambiente di lavoro competitivo e impegnativo, in Station 19 risulta invece un approccio immaturo e in più momenti irresponsabile, ostacolando molto i tentativi degli attori di suscitare empatia da parte del pubblico.
Jason George, all'interno di questa situazione, riesce invece a muoversi con maggiore fluidità, grazie al tempo trascorso nella stessa parte all'interno del medical drama durante il quale si è delineata bene la sua personalità, in particolare grazie al rapporto con la moglie Miranda Bailey. La presenza di Chandra Wilson, alle prese con il confronto con le ansie e le preoccupazioni suscitate dal nuovo lavoro del marito e con la complicata situazione rappresentata dall'avere Pruitt, tecnicamente il capo di Ben, come paziente, dà un po' di forza allo show, soprattutto nell'episodio intitolato Shock To The System che trova il modo di emozionare e coinvolgere con l'intervento del giorno e le successive conseguenze emotive dei protagonisti.
La qualità tecnica appare comunque di buon livello e in linea con gli altri show targati Shondaland, con un montaggio piuttosto incalzante e un continuo alternarsi di eventi.

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Station 19: una foto della protagonista della serie
Station 19: una foto della protagonista della serie

Conclusione

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Station 19 non propone un approccio nuovo al genere televisivo, pagando a caro prezzo il confronto con gli show simili e persino con la serie di cui è uno spinoff, di cui appare una versione meno matura e più superficiale ambientata in un contesto complicato e rischioso come quello dei vigili del fuoco. I fan di Shonda Rhimes troveranno però nello show tutte le caratteristiche che hanno portato al successo i titoli precedenti prodotti dalla prolifica autrice e sceneggiatrice, giustificandone in un certo senso la visione se si è grandi appassionati delle storie in stile Meredith Grey.
La prima metà della stagione dello show appare priva della personalità necessaria a distinguersi e a trovare una propria indipendenza dal medical drama in onda in Italia ogni lunedì su FoxLife, trasformando così i piccoli momenti crossover nelle scene più riuscite. Nonostante la prova onesta e piuttosto convincente del cast, il livello raggiunto dallo show arriva fatica a una sufficienza che lascia comunque spazio alla speranza di un progressivo miglioramento e a modifiche in corsa che arginino i tanti problemi, di sceneggiatura e non solo, che hanno contraddistinto il debole debutto dello show.

Movieplayer.it

2.5/5