Sono passati quasi quattro mesi da quando Star Wars: Il risveglio della forza è uscito nelle sale del mondo intero, rivitalizzando la saga di George Lucas dopo un decennio di inattività al cinema. Il grande successo della pellicola di J.J. Abrams, apprezzata sia dalla critica che dal pubblico (oltre 2 miliardi di dollari di incasso a livello globale), ha confermato la saggezza di Lucas nell'affidare le sorti della sua Lucasfilm alla Disney, che intende valorizzare la forza del brand come ha fatto con la Marvel.
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Con l'uscita in Blu-ray de Il risveglio della forza possiamo nuovamente emozionarci insieme a Rey, Finn, Poe Dameron, Han Solo e compagnia bella, in attesa del prossimo appuntamento al cinema, a fine anno con Rogue One: A Star Wars Story. Per l'occasione abbiamo avuto l'opportunità di parlare con un veterano della saga, e della Lucasfilm in generale, piuttosto particolare: Matthew Wood, classe 1972, di professione sound editor e doppiatore, che grazie al film di Abrams ha conquistato la sua terza nomination all'Oscar per il montaggio degli effetti sonori (le altre due sono dovute a WALL·E e Il petroliere). Oltre alla sua partecipazione al settimo episodio dell'epopea cosmica, abbiamo parlato anche delle sue esperienze passate e future in quella galassia lontana lontana da cui è rimasto stregato all'età di cinque anni.
Per cominciare, potresti spiegare qual è il tuo ruolo nella realizzazione dei film di Star Wars?
In sostanza, tutto quello che senti nel film che non è la musica di John Williams è passato attraverso il mio reparto: la registrazione dei dialoghi, l'uso di rumori d'archivio, la creazione degli effetti sonori, la post-sincronizzazione dei dialoghi tramite l'ADR (Automated Dialogue Replacement, N.d.R.). La mia squadra si occupa di tutto questo, e poi creiamo un equilibrio con la musica. Il nostro compito principale è realizzare la visione del regista tramite il sonoro.
Quindi hai avuto a che fare con i camei nascosti di Obi-Wan Kenobi e Yoda?
Sì, ho lavorato a lungo su quella scena, che noi chiamiamo Forceback, cioè un flashback legato alla Forza. Ho lavorato a diverse versioni di quella scena. Inizialmente mi occupavo di un loop group, il che significa che avevo a disposizione degli attori per le voci di sottofondo, quindi alieni e così via. Volevo lavorare con i colleghi di Star Wars: le guerre dei Cloni, e così ho chiesto a James Arnold Taylor, la voce di Obi-Wan Kenobi, di registrare delle versioni provvisorie, per farci un'idea riguardo a quello che direbbe Obi-Wan. Ho condiviso i risultati con il produttore, Bryan Burk, e con J.J., e ci è venuta l'idea di usare la voce di Alec Guinness, prendendo la parola "afraid" e trasformandola in "Rey". Poi, per fortuna, Ewan McGregor, con cui avevo già lavorato sui film precedenti, ha accettato di registrare un altro frammento audio, e così è venuta fuori la frase "Rey, these are your first steps." Inoltre, Ben Burtt (storico sound designer della saga, N.d.R.) ha trovato delle tracce audio alternative con la voce di Yoda, e le abbiamo usate per creare una cosa molto impressionistica, non ben definita. Questo perché in quel momento le abilità di Rey non si sono ancora manifestate in pieno.
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A quando risale l'inizio del tuo rapporto professionale con Star Wars?
Ho iniziato a lavorare per Lucasfilm circa 26 anni fa. Ero un ragazzino, avevo diciassette anni, e ho cominciato a lavorare nel reparto videogiochi. Successivamente sono passato al sonoro, e ho lavorato a un programma chiamato SoundDroid, che era legato al desiderio di George di usare la tecnologia in maniera inedita per i prequel di Star Wars. Ci sono voluti un po' di anni, abbiamo messo alla prova il nuovo sistema lavorando alla serie Le avventure del giovane Indiana Jones, e poi abbiamo rimasterizzato la prima trilogia per la nuova uscita in sala. Poi sono arrivati i prequel, io ho continuato con Star Wars: le guerre dei Cloni e Star Wars Rebels, e adesso sto lavorando ai nuovi film. È stato un lungo viaggio, e io sono cresciuto con Star Wars, ho visto il primo film al cinema con i miei genitori quando avevo cinque anni.
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Hai anche partecipato alla saga come attore: dal 2005 sei la voce del Generale Grievous. Come hai avuto quella parte?
Una serie di fortunate coincidenze, come spesso capita con Star Wars. Ho sempre voluto continuare a recitare, da ragazzo ho partecipato a recite e film studenteschi. Lavorando a tempo pieno per Skywalker Sound non era veramente possibile, ma mi sono reso conto che con i miei attrezzi lavorativi potevo contribuire come doppiatore. Ho iniziato con delle particine in vari film a cui lavoravamo, ma la vera svolta è arrivata appunto nel 2005, con Grievous. La voce è una delle ultime cose su cui abbiamo lavorato per quel personaggio, e George non era soddisfatto di nessuno degli attori presi in considerazione. Ho registrato un provino, usando un falso nome, e sono stato scelto. Questo mi ha regalato molte nuove opportunità, e in quanto doppiatore posso osservare da vicino, partecipando alle convention, quanto la gente ami Star Wars. Adoro recitare, perché mi consente di usare un'altra parte del mio cervello, e la gratificazione è più immediata. J.J. mi ha anche permesso di prestare la mia voce ad alcuni Stormtrooper e alieni ne Il risveglio della forza. È stato molto divertente.
Com'è stato passare a Star Wars: le guerre dei Cloni e lavorare con personalità del calibro di Corey Burton, Dee Bradley Baker e James Arnold Taylor (noti professionisti nel campo del doppiaggio, N.d.R.)?
Sono talmente bravi, ho imparato tantissimo lavorando con loro. Registravamo ogni episodio insieme, come se fosse un radiodramma, con l'aiuto del regista Dave Filoni. Clone Wars è stata un'esperienza bellissima, abbiamo fatto più di cento puntate, e adoro talmente tanto quelle persone che ho reclutato tantissimi colleghi della serie per il loop group de Il risveglio della forza. Abbiamo lavorato insieme per un paio di giorni alla 20th Century Fox, e sono riuscito, per esempio, a far interagire James Arnold Taylor e Matt Lanter (la voce di Anakin Skywalker, N.d.R.). Ci sono anche veterani della saga in generale, come la voce originale di Ackbar. Mi piaceva l'idea di tornare alle origini e chiudere il cerchio.
Qual è stata, in assoluto, la tua esperienza preferita legata a Star Wars?
Da quando lavoro per Lucasfilm, dici? Beh, Il risveglio della forza, per quanto riguarda l'era post-George, mi ha regalato molti bei ricordi, come la creazione di BB-8 e Kylo Ren, e vedere in azione questo nuovo gruppo di artisti, tutti fan della saga, e la squadra messa insieme da Kathleen Kennedy. Nell'era di George, invece, il mio ricordo preferito è aver lavorato con Ben Burtt alla sequenza della gara dei podracer per Star Wars ep. I - La minaccia fantasma. Abbiamo registrato talmente tanti rumori di veicoli diversi, perché ogni pod doveva avere un suono particolare, e c'era un intero giro della corsa senza musica, dove abbiamo potuto sottolineare l'uso degli effetti sonori come strumento narrativo. Mi sono divertito molto ad andare in giro e registrare i rumori di barche, elicotteri, Ferrari, aerei...
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Da quel che ho capito, stai lavorando anche ai prossimi film della saga. Come descriveresti il futuro di Star Wars?
Ho già lavorato con Gareth Edwards per Rogue One: A Star Wars Story, e ho avuto diversi incontri con Rian Johnson per Star Wars: Episode VIII.
Sarà molto emozionante vedere come ogni regista interpreta Star Wars a modo suo, pur restando fedele allo spirito della saga. Sono molto contento di poter lavorare a questi film, dove il sonoro può anche fare da fil rouge sul piano emotivo. È una grande responsabilità, e aiuterò questi registi a realizzare le loro visioni nel miglior modo possibile.
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