"Forza": sostantivo, femminile, singolare. Un'analisi grammaticale coerente con il nuovo corso starwarsiano, capitanato da due giovani e volenterose eroine di nome Rey e Jyn. Nomi brevi per donne senza tempo da perdere, personaggi nelle cui mani risiedono speranze e spade laser, ribellioni e destini eroici. Donne cresciute sin da bambine nel mito della Forza, finalmente al centro di una saga che prima di loro aveva narrato vicende prettamente maschili, nel segno degli uomini Skywalker. Da una parte l'ascesa di Luke, dall'altra la caduta infernale di Anakin, racconti epici e tragici dove la donne erano contemplate, certo, ma comunque non al centro dell'azione. La nuova costellazione stellare, invece, è diversa, perché le due protagoniste di Star Wars: Il risveglio della forza e Rogue One: A Star Wars Story pongono fine ai tempi delle principesse in pericolo, delle schiave in abiti succinti, delle regine angelicate. Rey e Jyn, però, non sono in netta antitesi con i personaggi femminili che le hanno precedute, ma ne sono la naturale evoluzione.
La saga di Star Wars, infatti, ha sempre sfruttato gli stereotipi per superarli, e affidato a Leia e Padmè le chiavi per scardinare preconcetti e rappresentazioni abusate. Così la principessa Organa (che adesso è diventata generale) non è solo oggetto del contendere tra Han Solo e Luke, ma la punitrice del suo mostruoso aguzzino (Jabba the Hutt); Padmè non è soltanto una regina da idolatrare, un simbolo immobile, ma una diplomatica capace di impugnare anche un blaster all'occorrenza. E visto che Star Wars è un'epopea di generazioni a confronto, di eredità da raccogliere e passaggi di testimone, Rey e Jyn non si sono sottratte alla stellare abitudine. Ed eccoci qui, alle prese con due eroine al centro di tutto, diverse e simili allo stesso tempo, stelle che brillano nello stesso cielo, dentro costellazioni differenti.
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Affinità
1. La bellezza è una cosa semplice
Il primo, immediato ed elementare punto di contatto tra Rey e Jyn riguarda il loro aspetto, ovvero tutto quello che i volti di Daisy Ridley e Felicity Jones sono capaci di raccontare anche in silenzio. Entrambe le attrici colpiscono per la loro sprizzante semplicità, per una bellezza vivace, pulita, per lo sguardo curioso e vispo dove convivono sia l'ingenuità della fanciulla che la determinazione di donne forti. Nonostante il loro bell'aspetto, Rey e Jyn non trasmettono eros per farsi portatrici di pathos e di epos, di azioni e gesta che vanno oltre qualsiasi tratto esteriore. Ce lo confermano anche i loro abiti. Se Leia e Padmè indossavano abiti intonsi, candidi, eleganti e raffinati, le nuove eroine vestono abiti più umili, sporchi, adatti alle impegnative e rovinose gesta che le attendono.
2. Motore, azione
Le guerre saranno anche stellari, ma le avventure di Rey e Jyn sono più terrene che mai. Chiamate alle armi, seppur in modo diverso, le nostre si impongono presto come donne d'azione, votate ad un combattivo pragmatismo. Rey mette subito le cose in chiaro davanti agli occhi di un incredulo Finn, quando grazie al suo fidato bastone da combattimento dà una lezione a dei brutti ceffi di Jakku, per poi pilotare con avventatezza il Millenium Falcon e fronteggiare Kylo Ren sotto ogni piano. Prima psicologico, resistendo alla sua tortura mentale, e poi nell'innevato duello finale, spada laser alla mano. In maniera quasi speculare, con Cassian nei panni di uno spettatore stupito, Jyn si libera con abilità di un gruppo di Stormtrooper. Forse meno istintiva e meno dotata in combattimento di Rey (facile capire il perché), la figlia di Galen Erso non è certo meno determinata nel raggiungere gli scopi prefissati camuffandosi, infiltrandosi, arrampicandosi, resistendo sino alla fine.
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3. Di figlie sole e donne indipendenti
Figli inaspettati, padri a sorpresa, sorelle e fratelli imprevedibili. Oltre l'impalcatura fantasy e gli orpelli fantascientifici, Star War è una saga familiare dove i legami di sangue scorrono potenti lungo tutta la storia. J.J. Abrams e Gareth Edwards rispettano la sacra abitudine imposta da George Lucas grazie alla storia di due figlie sole, la cui infanzia è legata ad eventi traumatici. Se il doloroso passato di Jyn (una madre uccisa sotto i suoi occhi e un padre costretto ad abbandonarla) è stato riassunto nel prologo di Rogue One, l'infanzia di Rey è associata ad un fumoso mistero, dispersa (forse) in un'amnesia post-traumatica a seguito di un altro, drammatico distacco. Prive di genitori e solitarie, Rey e Jyn fanno dell'indipendenza una necessità istintiva, un bisogno inevitabile.
Certo, entrambe le ragazze hanno avuto dei mentori (presumiamo Luke e abbiamo la certezza di Saw Gerrera), ma il loro rapporto con i maestri non ci viene mostrato. Il nuovo Star Wars ci presenta donne che bastano a loro stesse, capaci di sottrarsi anche al vincolo amoroso con l'altro sesso. In questo senso i rapporti di stima, affetto e complicità instaurati con Finn e Cassian diventano assai significativi. Per una volta (anzi, due) non c'è bisogno del solito bacio per suggellare un'alchimia. Basta anche parlare all'unisono, correre uno accanto all'altro senza per forza tenersi per mano, oppure farlo poco prima di un abbraccio su un'ultima spiaggia.
Differenze
1. La prescelta e la guerriera
Una ragazza vive di scarti in un deserto. Un'altra è prigioniera in un carcere imperiale. Partono dai margini Rey e Jyn, da situazioni sfavorevoli che si trasformano man mano in occasioni per lasciare il segno sulle sorti di galassie intere. Eppure il modo in cui le due eroine si imbarcano nelle rispettive imprese è molto, molto diverso. Quella di Rey è avventura pura, quasi una fiaba stellare con mappe, tesori da ritrovare (Luke), forzieri e spade magiche. In Star Wars: Il Risveglio della Forza la protagonista sembra essere spinta dal suo stesso destino e seguire la scia dei predestinati, l'intuito degli eletti.
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Se Rey è ispirata dalla Forza, Jyn "forza" la realtà in cui vive, decide di ribellarsi allo strapotere dell'Impero e sposa la disperata causa dell'Alleanza Ribelle. Per Erso non c'era alcun disegno eroico, così lei sceglie di rischiare in nome della promessa paterna. E se Rey è soprattutto donna d'azione, Jyn arricchisce le sue sfumature (in quanto più donna che ragazza) anche con una buona arte oratoria da diplomatica improvvisata quanto efficace. Ecco quindi la prima, sostanziale differenza tra l'avventuriera e la guerriera, colei che è destinata a scoprire le vie della Forza e colei che sceglie di sacrificarsi affinché altri, in futuro, possano percorrerle.
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2. La Forza del singolo, la Fede del gruppo
Per Rey tutto ha inizio da una scelta: vendere BB-8 per ricevere in cambio diverse porzioni di cibo oppure no? A partire dalla sua volontà di non cedere il piccolo driode, la giovane segue un effetto domino di eventi che la trasporteranno, infine, ai confini della galassia, al cospetto di un riluttante Luke Skywalker. Questo succede perché, come detto, Rey vive sulla sua pelle quel risveglio tanto atteso, decantato dal titolo stesso. In molti hanno criticato la velocità con cui Rey apprende le nobili capacità infuse dalla Forza, il modo in cui questa consapevolezza si accende in lei quasi di colpo. Ancora non sappiamo quanto sia stato lungo il suo addestramento, ma di sicuro sappiamo che il suo cammino sulla via verso la Forza è solitario, segnato da un inevitabile bisogno di introspezione. Per Jyn la questione è molto diversa. La sua motivazione nasce dal bisogno di credere a suo padre, di dare dignità, rispetto e riconoscenza al sacrificio di un uomo costretto a lavorare per il Male, pur cercando il Bene in silenzio e sottotraccia. Jyn non è dotata di Forza, ma di tantissima Fede; lei ha bisogno di credere che il sacrificio paterno sia servito a qualcosa, ma al contrario di Rey, lei non può bastare a se stessa. Ecco perché Jyn trasforma la sua fede personale in speranza condivisa, arruolando i suoi compagni d'armi in una folle ed eroica impresa senza la quale nulla sarebbe successo.
3. L'eroina futura e la ragazza interrotta
Legate indissolubilmente al ruolo dei loro film all'interno della saga starwarsiana, Rey e Jyn hanno una sorte assai differente. Il Risveglio della Forza è solo l'incipit di una nuova trilogia e di chissà cos'altro ancora, è il primo passo in un trampolino lungo (almeno) tre film di cui Rey sembra essere l'assoluta protagonista. Del suo passato dobbiamo ancora scoprire molto e sul suo futuro andrà fatta luce. Lei è la destinataria di un braccio teso verso un passaggio di consegne, colei che ha raccolto il testimone; lei è la speranza dell'ordine jedi, il probabile riscatto di una generazione delusa (quella di Luke, Han e Leia), il futuro di Star Wars. Tanti anni prima di lei venne Jyn, il cui film è solo una cerniera destinata a chiudersi presto. Se Rey è una linea retta, Jyn è un segmento, una ragazza interrotta non sul più bello, ma dopo aver compiuto il buono. Il suo gesto non verrà dimenticato ed è solo grazie a lei e ai suoi intrepidi compagni di viaggi che a molti è venuta subito voglia di rivedere un film di quasi 40 anni fa, un film che conosciamo a memoria: Guerre stellari, ovviamente.