Donald Glover su Solo: “Questo Han Solo è come una canzone di Bruce Springsteen”

Intervista a Donald Glover e Phoebe Waller-Bridge, interpreti di Lando Calrissian e del droide L3-37 in Solo: A Star Wars Story, a ruota libera tra mantelli, amore senza pregiudizi e canzoni di Bruce Springsteen. Dal 23 maggio nelle sale italiane.

Donald Glover - una foto dell'attore
Donald Glover - una foto dell'attore

Sorriso smagliante, capelli come una corona, sguardo intelligente: Donald Glover è il personaggio del momento, almeno in America, grazie alla serie televisiva Atlanta, che si è conclusa pochi giorni fa, da lui ideata, scritta, interpretata e prodotta, e soprattutto per il video musicale del brano This is America, che, in nemmeno un mese, ha fatto 207 milioni di visualizzazioni su YouTube, firmato con il nome d'arte Childish Gambino.

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Occhi intensi, parlantina rapida e grande senso dell'umorismo: anche Phoebe Waller-Bridge è un personaggio da tenere d'occhio: con la sua serie Fleabag, da lei ideata, scritta, interpretata e prodotta, si è rivelata uno dei talenti più interessanti della sua generazione (e se ne è accorto anche lo sceneggiature e regista Martin McDonagh, con cui era inseparabile a Cannes).
Una coppia d'assi: i due si sono ritrovati insieme sulla Croisette in occasione del 71esimo Festival di Cannes, dove Solo: A Star Wars Story, spin-off sul giovane Han Solo diretto da Ron Howard, è stato presentato fuori concorso, prima di uscire nelle sale italiane il 23 maggio. Interpreti rispettivamente di Lando Calrissian, ruolo interpretato nella trilogia originale da Billy Dee Williams, e del droide L3-37, Glover e Waller-Bridge sono le due sorprese del film.

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Lasciarsi guidare: finalmente!

Solo: A Star Wars Story, Emilia Clarke e Alden Ehrenreich in una foto del film
Solo: A Star Wars Story, Emilia Clarke e Alden Ehrenreich in una foto del film

Sia Glover che Waller-Bridge sono dotati, oltre che di ovvio talento, anche di una dote rara: carisma naturale. Quando si è così prorompenti senza bisogno di "un personaggio", è difficile farsi guidare totalmente da qualcun altro e lasciare andare il controllo. Questo aspetto in realta è uno dei motivi principali che li ha spinti ad accettare di lavorare a Solo: "È stato liberatorio spogliarsi di tutto ed essere un droide per un paio di mesi: per una volta non ho dovuto preoccuparmi di tutto il resto!" ci ha detto Waller-Bridge in una stanza dell'hotel Carlton a Cannes. D'accordo Glover: "Anche per me, è stato bello non dover pensare alla sceneggiatura e dedicarmi semplicemente al mio ruolo. In Solo non avevo controllo su nulla: montaggio, sceneggiatura... nessun tipo di controllo. Si è trattato di cercare di trovare la magia tra una scena e l'altra, quando Ron diceva: oh questo è bello, fallo di nuovo! È stato divertente. Poi, una volta a casa, appendi il mantello e ti metti a lavorare su qualcosa che invece sei tu e su cui hai il controllo totale: è un lavoro completamente diverso, lì metti tutte le tue nevrosi".

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Il peso di Star Wars e quell'incontro segreto con Ron Howard

Cannes 2018: Il cast in cima alle scali del red carpet di Solo: A Star Wars Story
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Quando si mette mano a una saga molto amata, la preoccupazione di deludere i fan c'è sempre, in più Solo ha visto un momento di crisi quando Disney ha deciso, a poche settimane dalla fine delle riprese, di sostituire in corsa la coppia formata da Phil Lord e Christopher Miller, autori di The Lego Movie, con il premio Oscar Ron Howard. Un passaggio di testimone che però sembra non aver avuto influenza sugli attori, come ci ha detto Glover: "I loro stili sono ovviamente diversi, ma è stata una transizione molto fluida, non c'è stato dramma. Questo è il più grande film a cui ho lavorato: quindi a me è sembrato tutto normale, non ho altri esempi con cui fare confronti".

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Han Solo: Ron Howard sul set
Han Solo: Ron Howard sul set

L'attore ci ha confessato di aver avuto in realtà, in tempi non sospetti, un incontro segreto proprio con Howard: "È già un sogno essere in un film di Star Wars, in più lo ha diretto Ron Howard: è davvero surreale. Per me lo è anche perché, stavamo già girando, lui non era ancora il nuovo regista, e negli stessi studi stavano facendo anche le riprese di Jurassic World - Il regno distrutto, i Pinewood sembrano il college, non ti puoi muovere senza incontrare tutti! Insomma, mi ricordo che una donna mi ha dato un colpetto sulla spalla e mi ha detto che Ron Howard voleva pranzare con me. Mi ha spiazzato. È stato super gentile e simpatico: mesi dopo è diventato il regista del film! Per me è stato strano: è quasi come se avessimo avuto un appuntamento. Ha un grande talento: è stato bello averlo vicino".

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Entrambi sono d'accordo nel constatare che il clima sul set di un film di Star Wars è diverso: "Mentre giri non si sente il peso della responsabilità" ci ha detto Waller-Bridge, proseguendo: "Sul set eravamo entusiasti e presi dalla magia, un gruppo di attori che cercavano di fare bene il loro lavoro. Il processo è stato intimo. Il peso è arriva dopo". Per Glover invece: "Il set è stato magico. Tutti e dico tutti, da chi cuciva i costumi degli Wookiee alla crew, si è mai lamentato. Erano tutti sempre felici, contenti di lavorare a Star Wars, praticamente non sentivano la stanchezza. I ragazzi delle creature erano particolarmente entusiasti: quando facevano muovere la faccia di una creatura gridavano dalla gioia".

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Trovare Lando e dare vita a L3-37

Glover ha dovuto prendere in eredità il mantello di Billy Dee Williams, di cui ha cercato di non fare un'imitazione, anche se qualche elemento è rimasto: "Non volevo fare un'imitazione, credo che sarebbe stata una cosa pessima, alle persone non sarebbe piaciuto. Ho lasciato solo qualcosa della sua gestualità: molto me lo hanno ispirato i costumi, il mantello ti costringe a cambiare i movimenti del tuo corpo e a tenere le mani in un certo modo. I mantelli sono fantastici solo fino a una certa lunghezza: se ti arrivano ai piedi cominci a sembrare un mago e non volevo sembrare un mago, ma essere cool. Solo Superman può permettersi il mantello lungo: perché è così grosso che nessuno avrebbe il coraggio di dirgli che sembra ridicolo".

Solo: A Star Wars Story, Donald Glover in una foto del film
Solo: A Star Wars Story, Donald Glover in una foto del film

Lando e L3-37 hanno un rapporto particolare: man mano che va avanti il film si insinua anche il dubbio che potrebbero avere una relazione. Per prima cosa abbiamo chiesto agli attori come funzionerebbe la cosa, ma purtroppo ci hanno risposto: "Lo lasceremo alla tua immaginazione!", come seconda se sono felici che Star Wars mostri come sia possibile amare persone (alieni e droidi) completamente diverse da noi: "Inizialmente il legame tra Lando e L3-37 non era intenzionale, ma leggendo la sceneggiatura, ci siamo resi conto che questi due si parlavano come una vecchia coppia: il loro rapporto è molto più profondo" ci ha detto Waller-Bridge, mentre per Glover: "L'amore è un luogo sicuro: se lo fanno con rispetto, due persone possono fare quello che vogliono insieme. Prendiamo ad esempio Chewbecca e Han: Chewbe sceglie di stare ogni giorno con Han. È più forte, è più saggio, ma comunque sceglie di stare insieme a questo ragazzino. Credo che il suo sia amore vero: non deve stare con lui, ma lo vuole".

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Han Solo come Bruce Springsteen

Solo: A Star Wars Story, Alden Ehrenreich in una foto del film
Solo: A Star Wars Story, Alden Ehrenreich in una foto del film

Per quanto riguarda il protagonista, Alden Ehrenreich, che si è ritrovato nel difficile compito di dover sostituire Harrison Ford, i colleghi non hanno altro che lodi. Per Waller-Bridge: "Credo che se la sia cavata bene: ha quel carisma naturale che è difficile trovare". Per Glover invece: "Si è comportato molto bene. So quanto è difficile per un attore giovane e credo sia stato coraggioso ad accettare un ruolo così impegnativo, sapeva che sarebbe andato incontro a critiche. È stato bravo a rendere il personaggio suo: l'Han che vediamo qui non è ancora quello di Harrison Ford, è molto ingenuo e romantico. È come una canzone di Springsteen! Pensa a scappare con il suo amore. Durante questa avventura capisce che non è perché siamo cattivi che le cose vanno male, ma perché siamo imperfetti e quindi lo è anche il sistema. Tutti dobbiamo tradire e mentire almeno un po': se non altro noi stessi. La cosa interessante è che Han in questo film capisce di essere migliore insieme agli altri: è questo che gli dà forza".