Arriva dalla creatrice di Maid la nuova miniserie Netflix perfetta per il binge watching. Grande cast, ambientazione suggestiva e vagamente esotica, drammi familiari conditi con un pizzico di mistero e un'atmosfera a tratti surreale fanno di Sirens un prodotto da godere tutto d'un fiato. La serie al femminile in cinque episodi, disponibile in streaming è firmata da Molly Smith Metzler e prodotta da Margot Robbie con la sua LuckyChap. Tre le registe che hanno diretto i cinque episodi, proprio come le tre protagoniste femminili di questo Eva contro Eva immerso in un universo solare e lussuoso che strizza l'occhio a The White Lotus.

Ed è Julianne Moore a inaugurare l'incipit di Sirens mostrandosi in veste di "sacerdotessa" di un'isola non meglio specificata dell'Upstate New York che ha molto in comune con Martha's Vineyard e che ospita la lussuosa dimora della famiglia Kell, di cui Michaela è entrata a far parte sposando Peter (Kevin Bacon).
Da buona moglie borghese, Kiki, così viene chiamata amichevolmente, si dedica al proprio benessere fisico, coltiva l'hobby naturalistico di salvaguardare i rapaci e organizza party per i facoltosi amici e vicini. Il tutto con l'aiuto di Simone (Milly Alcock), la sua bionda e spumeggiante assistente. Ma quando la disastrata sorella maggiore di Simone, Devon (Meghann Fahy), fa irruzione sull'isola per convincerla a tornare a casa e aiutarla ad accudire il padre malato, la scintillante esistenza che Simone si è costruita vacilla sotto il peso delle omissioni sul suo doloroso passato.
Scene di lotta di classe su un'isola paradisiaca

vserie agisce su due binari paralleli, descrivendo singole personalità eccentriche destinate allo scontro inglobandole in un più ampio ritratto dell'alta società americana e dei suoi vezzi, osservati dallo sguardo caustico e dissacrante del sottoproletariato. La solennità riversata in improbabili cerimonie, l'ossessione per i dettagli e i modi affettati sono oggetto di derisione da parte della servitù della villa. Cuoche, cameriere, giardinieri e maggiordomi, tra cui spicca il sornione tuttofare Jose, interpretato dal veterano Felix Solis, alzano gli occhi al cielo di fronte alle stranezze o si sfogano su una chat di gruppo che ha per bersaglio principalmente la "perfettina" Simone.

L'equilibrio di questo labile ecosistema viene sconvolto dall'irruzione di Devon che, con le sue uscite assai poco diplomatiche, rafforza l'elemento comico, ma al tempo stesso riporta alla mente della sorella le sofferenze, la miseria e il degrado familiare da cui è fuggita a gambe levate. In questa eccentrica satira sociale si va a innestare un elemento di mistero che vira verso il thriller con venature soprannaturali, aprendo mondi allo spettatore e stimolando suggestioni che poi lo script non percorrerà.
Il dominio del femminile, dentro e fuori lo schermo

Nonostante la nutrita pattuglia di personaggi che popolano Sirens, come anticipa il titolo, che evoca una sorta di messaggio in codice tra Devon e Simone, l'attenzione si concentra sulle tre figure femminili centrali: le due sorelle, per l'appunto, e la padrona di casa Kiki. Lo show mette in campo tre personalità femminili antitetiche che, con l'avanzare della storia, si riveleranno molto diverse da come ci vengono presentate. L'arco narrativo delle tre protagoniste è tutt'altro che banale grazie alla presenza di un'autrice capace di tratteggiare personalità complesse schivando, per quanto possibile, i cliché.

E così abbiamo la diligente Simone, ambiziosa e determinata, che cerca il riscatto da un'infanzia infelice diventando l'assistente di Kiki e integrandosi nell'alta società. Di tutt'altra pasta è Devon, la sorella scapestrata e senza un lavoro che lotta per restare sobria e usa il sesso come merce di scambio, ma è pronta a tutto pur di salvare Simone da un ambiente ostile. Se Milly Alcock, nei panni della pseudo Barbie affetta da nevrosi, si accosta al ruolo di protagonista con diligenza, risultando però a tratti leziosa e un po' irritante, Meghann Fahy ruba la scena a ogni apparizione. Neppure gli abiti dimessi e il trucco sbavato riescono a nascondere la bellezza e il carisma dell'interprete di The White Lotus, vera mattatrice dello show insieme aìll'irresistibile Felix Solis. Quanto a Julianne Moore, gli ultimi lavori hanno visto l'attrice premio Oscar orientarsi progressivamente verso personaggi più oscuri. Non fa eccezione Kiki, manipolatrice socialite dal temperamento passivo-aggressivo i cui sorrisi forzati celano abissi di ambiguità e inquietanti non detti.
Location magiche e cariche di significato

Anche se non viene specificato il nome dell'isola su cui è ambientata, le location assumono un ruolo fondamentale in Sirens. Girata a Lloyd Harbor, pittoresco villaggio di Long Island noto per le lussuose esclusive proprietà sul lungomare e i paesaggi lussureggianti, l'azione della miniserie si concentra in un paio di giorni a cavallo del Labour Day. Il ritorno costante di paesaggi e luoghi li ammanta di significati reconditi che si rivelano man mano che l'azione avanza. La scalinata di legno da cui Simone appare e scompare, la suggestiva scogliera su cui si affaccia la villa di Kiki, il prato e il bosco intorno alla magione verdeggiante, l'imbarco e lo stesso traghetto che collega l'isola alla terraferma, teatro di un paio di scene memorabili che fungono da cornice alla miniserie, diventano "luoghi dell'anima" raccontandoci qualcosa in più sull'interiorità dei personaggi che li frequentano e alimentando, al tempo stesso, il mistero.

Sì, perché una caratteristica di Sirens è evocare un non detto che mantiene alta l'attenzione dello spettatore. Sono molti i personaggi che sembrano aver qualcosa da nascondere a partire da Kiki, sacerdotessa di quella che Devon definisce una "setta" dopo aver assistito alle curiose cerimonie rituali organizzate davanti agli ospiti altolocati, ma anche la stessa Simone si rivelerà molto diversa da come appare. Non a tutte le domande verrà fornita risposta, ma il ritmo avvincente, la vivacità della scrittura e la profondità con cui vengono descritte le dinamiche tra le figure femminili sono tanto convincenti da far perdonare qualche piccolo difetto rendendo Sirens una delle migliori serie tv da vedere su Netflix.
Conclusioni
Vivace, divertente, ricca di humor e mistero, Sirens è la serie perfetta per il binge watching, come spiega la nostra recensione, grazie al ritmo elevato e ai personaggi accattivanti. Dominio del femminile dentro e fuori lo schermo per lo show che racconta gli scontri e le complesse dinamiche familiari che si instaurano tra le sorelle e la ricca ed eccentrica datrice di lavoro della minore in una lussuosa isola dell'Upstate New York.
Perché ci piace
- La trama avvincente e il ritmo vivace.
- La complessità delle dinamiche tra le tre protagoniste.
- La verve comica e il carima di Meghann Fahy.
- Gli interventi di Felix Solis in un ruolo minore, ma irresistibile.
- Il tono a tratti surreale.
Cosa non va
- Non tutti i misteri vengono svelati.
- Lo script sembra costruire piste che non percorrerà solo per dilettare lo spettatore.