Lo Shogun di James Clavell è un romanzo epico nel senso più ampio del termine. Accorpa al suo interno la gesta eroiche e trasformative del singolo, dando però risalto al popolo giapponese inteso come nazione, e dunque a una pluralità, rappresentata da tanti individui differenti, anche antagonisti. Una storia che rispetta e nobilita costumi e tradizioni del Giappone, tramandando non soltanto l'identità di una civiltà completamente differente da quella occidentale - all'epoca - ma anche la sua memoria, sociale, storica e politica.
Fortunatamente, la qualità della trasposizione seriale di Shogun (leggi la recensione) mantiene intatto ogni passaggio del romanzo originale, adattando il progetto in live-action così come era stato pensato su carta da Clavell, e anzi valorizzando tutto l'aspetto formale del progetto. Dietro e dentro Shogun, esattamente come l'epica ci insegna, si nasconde però un racconto basato su fatti storici realmente accaduti, su personaggi intrepidi e carismatici e su di un periodo tra i più importanti dell'intero passato nipponico, momento di transizione fondamentale che portò poi alla fine del sistema feudale. Proviamo a scoprirlo insieme attraverso la storia vera.
Il clan Matsudaira
Quella del daimyo (letteralmente "grande nome") era considerata nel Giappone feudale la carica più importante e prestigiosa, conferendo ai lord nominati grandi poteri, territori e ricchezze. Tra questi, nel cosiddetto Periodo Sengoku - anche conosciuto come "Periodo degli Stati Belligeranti", tra il 1467 e il 1603, ruolo fondamentale lo avevano in particolare tre clan feudali comandati da cinque daimyo: quello Imagawa, quello Oda, quello Ishigawa, quello Hojo e infine quello Matsudaira. L'epoca Sengouku è ricordata tra le più divisive dell'intera nazione a causa della costante belligeranza tra i tanti feudi esistenti. Mancava di coesione e unitarietà, tanto nella governance, per questioni socio-economico-politiche, quanto in materia di confessione religiosa, che al tempo andava a intaccare profondamente il pensiero dei daimyo, divisi in shintoisti e cristiani. Lo Shogunato - in pratica un'unificazione - a cui aspira nel romanzo di Clavell e nella serie FX lo Yoshi Toranaga interpretato da Hiroyuki Sanada è in effetti ispirato all'ascesa al potere del clan Matsudaira, rappresentato in contesto dalla figura di Takechiyo Matsudaira.
A causa di scontri e alleanze (anche interne, essendo divisivi in più correnti) con gli Imagawa e gli Oda, infatti, il giovanissimo figlio del clan Matsudaira venne imprigionato assieme ad alcuni seguaci nel castello di Kowatari (nella serie Toranaga è prigioniero del Castello di Osaka), segnando sin dall'infanzia un'esistenza costellata da strategie militari e spirito indomabile. In età adulta, dopo essere divenuto signore del suo clan, chiese e ottenne di cambiare il nome di famiglia in Tokugawa e di chiamarsi Ieyasu, affermando al contempo di discendere dalla stirpe Minamoto, cioè della vecchia Famiglia Imperiale (in Shogun si parla dei Minowara, ma il senso è lo stesso).
Shogun, la recensione: un'imperdibile ed epica serie, tra anjin e samurai
La Battaglia di Sekigahara
Ieyasu fu protagonista di numerose e astute mosse politiche e militari - come la totale disfatta del clan Hojo - nel corso dei suoi primi cinquant'anni, insediandosi nel 1590 nel Kanto e rendendo Edo (l'attuale Tokyo) la sua base operativa, distaccandosi di conseguenza dal clan Toyotomi, in quel momento in ascesa e più importante leader feudale del Giappone, che di fatto governava. È in verità da questo momento che inizia la storia di Toranaga, controparte romanzata di Ieyasu, quando viene nominato come esponente del Consiglio dei Cinque Reggenti alla morte di Toyotomi Hideyoshi fino alla maggiore età del figlio Hideyori. Il daimyo Tokugawa era molto più ambizioso e opportunista del Toranaga del romanzo, desiderando l'unificazione del Giappone principalmente per aspirazione e motivi personali, rispetto al bene della nazione e alla fine di un lungo periodo di belligeranza voluti dal personaggio interpretato da Sanada.
Le due figure sono però analoghe nella volontà di coesione del paese attraverso l'atto militare, e infatti nel 1600 il clan Tokugawa guidato da Ieyasu - la Fazione Orientale - e il clan Mitsunari guidato invece da Ishida (che non era però reggente, come invece lo è Ishido nel racconto) - la Fazione Occidentale - si fronteggiarono nella decisiva Battaglia di Sekigahara, dove vennero schierati 160 mila uomini in totale e campale per le sorti dell'intero Giappone. Alla fine prevalse la Fazione Orientale di Tokugawa, che dopo aver ucciso i principali leader della Fazione Occidentale e disgregato la maggior parte dei clan feudali nemici, divenne de facto il governatore del Giappone, ottenendo poi nel 1603, all'età di 60 anni, il titolo di sei-i-tsaishogun , "il grande generale dell'esercito" di sua Maestà (all'epoca l'imperatore era Go-Yozei, 107° per successione), altrimenti più noto e abbreviato in Shogun. Iniziò così il terzo governo shogunato dopo quello Minamoto e Ashikaga, dando contestualmente i natali al Periodo Edo che durò fino al 1867, traghettando anche il Giappone attraverso gli inizi dell'Età Contemporanea.
Il vero John Blackthorne
In tutto ciò, è altrettanto vera l'ispirazione dietro al Capitano John Blackthorne (Cosmo Jarvis). Proprio a ridosso della Battaglia di Sekigahara, infatti, approdò sulle coste giapponesi il navigatore inglese William Adams, che per altro venne realmente soprannominato Anjin dalla popolazione del luogo, seppure con l'aggiunta di Miura nell'appellativo, dal nome della penisola che divideva (ma divide tutt'ora) la Baia di Edo da quella di Sagami. Adams attraccò con fatica (ma senza naufragare come Blackthorne) con il suo equipaggio di venti uomini nel Kyushu, che all'epoca era però popolato da missionari cristiano-cattolici spagnoli e portoghesi, che convinsero le autorità locali e imprigionare per pirateria il navigatore e il suo equipaggio una volta scoperta la loro confessione calvinista-protestante. In un momento cruciale del suo percorso di unificazione del Giappone e sospettoso delle attività dei missionari europei, Ieyasu intravide in Adams - e nella sua nave, la Lefde - un grande alleato sia in termini militari che di futuri commerci con l'estero, decidendo infine di incontrarlo.
In tal senso, tanto il romanzo di Clavell quanto la serie adattano magnificamente i testi redatti dallo stesso navigatore dopo gli incontri con Tokugawa (le domande che gli pone il daimyo, le risposte dell'anjin, il disegno della mappa, le traduzioni), ma anche il rapporto che si instaura tra i due, appena mutuato dall'amicizia. Blackthorne più di Toranaga è poi un lettura pressoché identica dell'uomo Adams, in particolare per quanto riguarda lo spirito di adattamento alla cultura giapponese e il modo in cui riuscì a divenire nel tempo - nel giro di pochi mesi - un fidato consigliere del futuro primo shogun Tokugawa, aiutandolo in concreto a ottenere tale titolo. Non solo tra i primissimi esploratori britannici a raggiungere le coste nipponiche, ma l'uomo bianco protestante che contribuì a cambiare per sempre il volto del Giappone e dei commerci tra oriente e occidente.