Carlo Lavagna, regista: “Shadows è un film dal respiro internazionale che cerca di osare”

L'intervista a Carlo Lavagna, regista di Shadows, thriller psicologico dall'ottima fattura che punta a essere internazionale.

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Shadows: una scena con Lola Petticrew, Mia Threapleton

A cinque anni dall'esordio, Arianna, Carlo Lavagna torna a raccontare una storia in cui il vero mistero non è al di fuori, ma dentro la sua protagonista: se Arianna (interpretata da Ondina Quadri, premiata con il Globo d'oro) cercava di trovare l'identità del proprio corpo, in Shadows, disponibile on demand dal 19 novembre distribuito da Vision Distribution, l'oggetto d'indagine è la mente.

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Shadows: Lola Petticrew, Mia Threapleton durante una scena

Caricato sulle principali piattaforme di streaming (Sky Primafila, Chili, Google Play, Apple iTunes, CG Digital, Rakuten TV, The Film Club, Timvision, Infinity, Io resto in sala), Shadows è ambientato in un futuro imprecisato, in cui il sole è diventato una minaccia. Per proteggere le figlie, una madre (Saskia Reeves) insegna loro ad andare a caccia e a ricavare medicinali dalle piante, ma le tiene chiuse in un albergo abbandonato. Alma (Mia Threapleton) e Alex (Lola Petticrew) imparano quindi a temere la luce solare, ma in loro si insinua il dubbio: il mondo esterno è davvero così pericoloso?

Prodotto da Ascent Film di Andrea Paris e Matteo Rovere, insieme a Rai Cinema e alla casa di produzione irlandese Feline Films, abbiamo parlato di Shadows insieme al regista Carlo Lavagna, che ha presentato il film alla Festa del cinema di Roma 2020, nella sezione Alice nella città.

La video intervista a Carlo Lavagna

Shadows, la recensione: un posto al sole ci sarà?

Shadows: l'importanza della fotografia e di saper osare

Un film che si chiama Shadows non può non curare nel dettaglio la fotografia: l'uso della luca dà proprio l'idea di una verità sfuggente.

È un film che parla di sogno e realtà. Di verità e non verità. Di ombre e luci. Non c'era altro modo se non attraverso l'ambientazione. In questo poi sono abbastanza ossessionato: volevo creare un ambiente familiare, che rimandasse al cinema degli anni '70, primi anni '80, che restituisse calore a un film che invece è scuro, tragico. La tragedia di una ragazza, e di sua sorella, che devono emanciparsi da una madre vessatoria in un mondo ostile, che è questo albergo nel nulla, in un mondo che non si sa se è finito o meno.

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Shadows: Carlo Lavagna in una foto dal set

A proposito di emancipazione: queste due ragazze hanno l'arma della conoscenza. Quanto era importante questo aspetto?

La madre fornisce a queste ragazze tutti gli elementi necessari per sopravvivere in questo mondo: rudimenti di chimica, di biologia, perché sappiano farcela in quel contesto. Quindi lo studio delle piante, la conoscenza dell'ambiente in cui si muovono. Sì: la conoscenza è essenziale per emanciparti dalla tua provenienza. Per metterla in discussione. Loro utilizzano ciò che hanno imparato per poter poi liberarsi. Poi lo fanno anche emotivamente ovviamente.

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Shadows: un'immagine

Alla produzione ci sono Matteo Rovere e Andrea Paris: spesso parlando con Rovere ci ha detto che oggi in Italia mancano i produttori in grado di osare. Secondo te l'avete fatto con Shadows?

Secondo me è un film che osa molto: innanzitutto dall'Italia cerca di fare un cinema internazionale. È in lingua inglese. Affronta il genere ma cerca di elevarlo. Prova a parlare di temi che sono adatti a un pubblico vario: per i ragazzi, per un pubblico più giovane, ma che comunque è stato affidato a un regista come me che sono più predisposto all'introspezione e al racconto più immaginifico. Secondo me loro sono dei produttori molto coraggiosi.

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Shadows: una scena con Lola Petticrew, Mia Threapleton, Saskia Reeves

I quadri di Shadows sono di Alessandro Cicoria

Ti sei ispirato anche alla pittura? Alcune inquadrature sembrano proprio dei quadri. Oltre a quelli che effettivamente ci sono nel film.

La pittura è essenziale nel film: ho voluto che Alessandro Cicoria, l'artista che ha fatto tutti i quadri che si vedono nel film e ha aiutato la scenografia di Joe Fallover, desse proprio quell'elemento pittorico, materico, sospeso che il film ha. Per me quello è stato cruciale. C'è attenzione sia alla fotografia in generale, che prova a scaldare, ma allo stesso tempo essere più vera, c'è la luce delle lampadine, e a questi quadri, che poi sono l'unico luogo di vera evasione di questa ragazza della protagonista. Non ha altro se non questo per immaginare il mondo fuori.

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Shadows: Mia Threapleton in una scena

A proposito di elemento materico: il rapporto con la natura è molto importante. Ormai siamo abituati a vederla solo su Instagram la natura. Come ci avete lavorato

La natura non soltanto rappresenta il limite, l'invalicabile, c'è questo fiume che segna il confine del mondo in cui sono chiuse queste ragazze, ma soprattutto c'è il bosco come archetipo dello sconosciuto e del mistero. Come nelle favole. La natura è fondamentale.