La fibra nordica c'è e si vede, anche se l'inglese fluente e privo di inflessione potrebbe trarre in inganno. Pur avendo frequentato l'università in Australia (nel Queensland per l'esattezza) per sfuggire al gelo scandinavo, Tommy Wirkola rivendica con orgoglio le sue origini norvegesi confermando che "la fiaba, nel mio cinema, è una fonte di ispirazione. Sono cresciuto con le fiabe dark norvegesi piene di troll e molte mie opere condividono la stessa cupezza. È nel mio DNA". L'autore è approdato da Locarno a Torino per accompagnare l'uscita del sci-fi distopico Seven Sisters, nei cinema italiani dal 30 novembre con Koch Media. Il film è ambientato in un futuro cupo dominato da un regime autoritario dove, per combattere la sovrappopolazione, il governo ha imposto la regola del figlio unico costringendo tutti gli altri nati a un sonno criogenetico in attesa di risvegliarli in condizioni migliori.
La star Noomi Rapace interpreta sette gemelle che vivono segregate in una casa-bunker e ognuna di loro può uscire solo un giorno alla settimana per far credere che siano tutte la stessa persona. Wirkola ci racconta come è stato coinvolto nel progetto spiegando: "Raffaella De Laurentiis ha sviluppato lo script per otto anni. Prima di me era coinvolto un mio amico, Morten Tyldum. È stato lui a parlarmene. All'inizio i personaggi erano sette uomini, ma dopo l'incontro con Raffaella abbiamo riscritto in parte la sceneggiatura volgendola al femminile".
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Effetti speciali low cost
Tommy Wirkola si è trovato così sul set di un film di genere dal budget limitato ("20 milioni di dollari per questo tipo di film sono davvero pochi") e una sfida registica non indifferente: far interpretare sette ruoli alla stessa attrice. "Doveva sembrare naturale" spiega Wirkola. "Abbiamo girato tutto come se si trattasse di attrici diverse. Le sette sorelle sono così vicine, si vogliono toccare, vogliono stare insieme. Ma è frustrante, non abbiamo potuto far toccare i capelli tra sorelle perché sarebbe stato troppo costoso realizzare la scena. Dopo il primo screening a Los Angeles ero consapevole che il pubblico non sarebbe riuscito a ricordare i nomi delle sorelle, ma avrebbe ricordato le loro personalità".
Per creare l'illusione delle sette gemelle in contemporanea, Tommy Wirkola si è affidato all'esperienza di Bryan Jones, mago degli effetti speciali, scrivendo con precisione ogni singola scena d'azione. "La sfida era avere a che fare con sette personaggi molto diversi, dovevamo girare un personaggio alla volta, abbiamo dovuto essere molto flessibili sul set. È stato un lungo lavoro. La regola che avevamo era girare ogni scena nello stesso modo come se avessimo sette diverse attrici, e questo era necessario affinché il pubblico percepisse il tutto in modo naturale. Noomi Rapace doveva cambiare trucco e costumi. Tenevamo la camera ferma e replicavamo l'azione. Noomi è stata contenta di essere coinvolta nella preparazione delle scene. L'idea era vedere le sette sorelle lavorare come una cosa sola, venire in aiuto le une delle altre". Visto il notevole impegno economico nel settore FX, per abbattere i costi Seven Sisters è stato girato in Romania. "Ceaușescu ha fatto costruire imponenti edifici sovietici, ora il paesaggio è cambiato un po' e questo mix architettonico molto interessante ci è servito per il film".
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Suggestioni e distopie tra passato e futuro
Oltre a Noomi Rapace, nel cast di Seven Sisters spicca la presenza di Glenn Close e Willem Dafoe. "Convincere Glenn Close è stato facile" spiega Wirkola. "È molto consapevole dei temi toccati nel film, è un'attrice molto impegnata e ha portato molte idee nel ruolo. Per quanto riguarda Willem Dafoe, la produzione mi aveva imposto un attore europeo e qualcuno mi ha detto che Willem viveva a Roma perché ha una moglie italiana. Ha interpretato ruoli indimenticabili e a noi serviva un attore carismatico, ricco di spessore emotivo e capace di creare chimica con l'attrice che interpreta le sue nipoti. Noomi Rapace da piccola è interpretata da Clara Read, che è la protagonista di Matilda a Londra, un grande talento". Sulla difficoltà di dirigere nomi celebri, il regista minimizza: "Gli attori sono tutti uguali, vogliono essere diretti e io so cosa voglio, quindi è stato facile lavorare con loro".
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Il futuro? Netflix... e i vichinghi
Un film distopico come Seven Sisters richiama subito alla mente numerosi modelli che, prima di Tommy Wirkola, hanno frequentato il genere. "Tutti coloro che fanno film di genere devono affrontare determinati modelli, nel mio caso Blade Runner, ma io avevo più presente I figli degli uomini per questa visione di futuro sporco e malato. È un film con poco budget e tante idee. Un'altra fonte di ispirazione è stata Paul Verhoeven per l'impatto visivo. Non ho avuto vincoli nel girare scene violente, ma il mio scopo non era la violenza grafica, volevo rappresentare in maniera realistica un futuro pericoloso". Wirkola specifica poi il legame con Netflix, che ha acquisito i diritti di distribuzione del film negli USA. "Quando ho girato Seven Sisters, non era stato ancora venduto a Netflix, quando siamo stati a Toronto con il film quasi pronto Netflix l'ha comprato per l'America. Non per il mondo, è un modo inusuale di fare le cose, ma è il futuro".
Mentre si attende di conoscere l'esito al botteghino, Wirkola anticipa il suo prossimo progetto: "Il mio obiettivo è sempre stato fare un film sui vichinghi, sto scrivendo la sceneggiatura proprio adesso." Interrogato sul tema della sovrappopolazione, di cui ammette di aver letto molto prima di accettare il progetto, il regista ammicca alle sue opere precedenti (i due capitoli di Dead Snow) ridendo: "Sono consapevole che la sopvrappopolazione è un problema molto grave, ma i miei incubi saranno sempre popolati da nazisti zombie".