M. Night Shyamalan, come analizziamo in questa recensione di Servant ovviamente parziale basandosi sui primi tre episodi messi a disposizione online, torna ad atmosfere e tematiche che gli sono particolarmente congeniali, rischiando però di scivolare in stereotipi e situazioni troppo sopra le righe. Il racconto ideato da Tony Basgallop (24: Die another day) getta le basi per un interessante intrecciarsi di drammi personali e suggestioni al limite del sovrannaturale e bisognerà attendere per capire se i quattro personaggi principali riusciranno a mantenersi all'interno di una narrazione che mantenga alta l'attenzione degli spettatori e la tensione, sfruttando l'esperienza del filmmaker, coinvolto come regista e produttore esecutivo, che già in passato ha fatto delle suggestioni e dell'approfondimento psicologico le sue carte vincenti.
L'esordio di questo interessante progetto targato Apple TV+ stimola senza dubbio la curiosità e l'interesse degli spettatori proponendo un ritratto di una coppia alle prese con un terribile lutto ben delineato e dall'approccio originale, seppur non privo di punti di contatto con cult del cinema e della letteratura di genere.
M. Night Shyamalan ci racconta Split, tra mostri, buio e dolore
Un dolore impossibile da superare
Dorothy e Sean Turner (Lauren Ambrose e Toby Kebbell) accolgono nella propria casa la giovane Leanne Grayson (Nell Tiger Free), assunta per occuparsi del loro figlio Jericho. Nulla di strano se non fosse che il bambino è solo un bambolotto: la coppia ha infatti subito un terribile lutto e la donna, incapace di affrontare il dolore, tratta il giocattolo come se fosse vero. Dorothy, una reporter televisiva, non riesce ancora ad accettare la morte del suo bambino e Sean, uno chef che lavora da casa ideando ricette e cucinando per clienti prestigiosi, ha deciso di assecondare la sua "follia" sperando di aiutarla.
L'arrivo di Leanne, estremamente religiosa e dal passato misterioso, rompe però l'equilibrio esistente e sembra legato a una "trasformazione" imprevedibile. Sean è però determinato a scoprire la verità e, con l'aiuto di Julian (Rupert Grint) inizia ad indagare sul passato di Leanne, provando a fare luce su quanto sta accadendo nella sua vita.
Apple TV+ è arrivato in Italia: prezzi e dettagli del servizio streaming
Un ritratto pieno di ombre di una coppia
I primi tre episodi di Servant sanno suscitare la giusta atmosfera all'insegna del mistero e della tensione, nonostante Nell Tiger Free sia alle prese con un personaggio che, dopo il primo episodio, non sembra evolversi in nessun modo, nonostante una cena dai risvolti quasi violenti e in cui si dà spazio a un lato della giovane in cui l'innocenza viene totalmente abbandonata. Leanne, tuttavia, per ora è una presenza poco definita e sviluppata senza equilibrare i suoi eccessi con una parvenza di normalità. Ben più interessante il ritratto di Sean e Dorothy che si muove in equilibrio tra un'apparente normalità tra un lavoro come reporter che mette la donna sempre davanti allo sguardo degli sconosciuti e una vita privata in cui ci sono sprazzi di disperazione non detta. Le ferite del passato, seppur visibili, rimangono comunque celate e gli aspetti psicologici vengono affrontati in modo progressivo, svelando i tasselli che compongono la vita dei coniugi uno dopo l'altro, lasciando inizialmente agli spettatori il compito di colmare i vuoti di quanto solo suggerito.
Lauren Ambrose e Toby Kebbell sono molto bravi nel gestire due personaggi che si muovono in un contesto quasi claustrofobico, fisicamente e mentalmente, e riescono a creare un rapporto credibile e realistico nonostante le stranezze che contraddistinguono la storia. Nelle prime tre puntate lo spazio più limitato dato a Grint non permette invece di prevedere se il ruolo di Julian assumerà un ruolo più centrale e significativo, rimanendo in queste prime battute un po' in ombra e apparendo delineato con minor attenzione.
Un thriller che si addentra nei labirinti della mente
Basgallop sembra aver costruito un racconto che sfrutta degli elementi sovrannaturali solo come espediente narrativo per addentrarsi nella mente umana messa alla prova con emozioni devastanti e situazioni apparentemente incomprensibili. La solitudine di Dorothy e la frustrazione di Sean sono centrali in questo esordio di stagione e i misteri che caratterizzano Leanne sono maggiormente legati alle sue motivazioni, lasciando gli elementi legati alla simbologia religiosa un ruolo secondario. La bravura di Shyamalan nel creare un'atmosfera affascinante e inquietante, con inquadrature che ricordano a tratti Scappa - Get Out e una colonna sonora volutamente disturbante, sono essenziali per trasportare fin dalle prime battute in una quotidianità dark in cui i personaggi sono intrappolati nel proprio mondo, come sottolineato anche dall'azione che si svolge quasi totalmente negli spazi di una casa piena di ombre enfatizzate da una fotografia davvero efficace e, in modo anche metaforico, che sta andando in pezzi.
Noi e Scappa - Get Out: l'America di Jordan Peele, tra metafora e orrore
I primi tre capitoli del racconto appaiono ben costruiti per far compiere in ogni episodio un passo in avanti alla storia e sarà interessante scoprire se la serie saprà mantenere alto il livello o la struttura crollerà su se stessa prima di arrivare al proprio epilogo. M. Night Shyamalan ha dimostrato in passato di sapersi muovere con maestria nel labirinto della psiche umana e, se lo show saprà mantenersi originale e non prevedibile, Servant potrebbe inserirsi tra i titoli rivelazione di questa stagione seriale.
Conclusioni
L’esordio della serie di Shyamalan, come abbiamo spiegato in questa recensione di Servant, suscita la giusta dose di interesse e tensione, convincendo senza troppe difficoltà a continuare la visione anche nelle prossime settimane. Le precedenti prove alla regia di M. Night Shyamalan gli permettono di addentrarsi nell’universo dei problemi mentali dei traumi in modo convincente, coinvolgendo gli spettatori con un approccio originale al tema del lutto in famiglia. Le buone interpretazioni del cast e il livello tecnico e artistico raggiunto sostengono le prime tre puntate, gettando le basi per un racconto ben calibrato sui misteri e sull’approfondimento psicologico dei personaggi principali. Bisognerà comunque attendere per scoprire se il progetto eviterà cliché e stereotipi di genere mantenendo una propria identità in grado di distinguersi all’interno del panorama seriale.
Perché ci piace
- L’atmosfera è suggestiva e coinvolgente.
- Il cast dimostra di sapersi avvicinare ai propri personaggi dando loro spessore e sfumature.
- Shyamalan e Basgallop hanno costruito delle basi apparentemente solide per la narrazione.
- Il mistero al centro della narrazione è, almeno per ora, non prevedibile.
Cosa non va
- Il rischio di cadere nella banalità e di essere surreale è comunque dietro l’angolo.
- La trama potrebbe apparire già conosciuta, limitando la curiosità di parte degli spettatori.
- I personaggi secondari sono fin troppo in secondo piano.