Mi perdoni padre, perché ho peccato
In un Paese in cui al Quirinale (quindi sede dello Stato) una delle sale principali è intitolata a un Papa, non c'è da sorprendersi che la religione, specialmente quella cattolica, sia una parte estremamente importante della vita delle persone, e che ancora ne detti la vita e le regole, anche nell'intrattenimento audiovisivo. Non vogliamo però parlare dei vari Don Matteo e Che Dio Ci Aiuti. C'è tutta una produzione seriale che è riuscita a filtrare la religione sotto svariati punti di vista e di riflessione, mescolandola a generi e sottogeneri: stiamo parlando delle serie Sky Original in produzione negli ultimi anni, da Il Miracolo fino alla più recente Christian, il cui finale (di stagione?) è andato in onda l'11 febbraio su Sky Serie e NOW. Andiamo a ripercorrere questi titoli e a cercare di capire come l'elemento religioso sia stato inserito di volta in volta nella trama, dove in modo più prominente - come nei Due Papi di Sorrentino, fresco di seconda nomination agli Oscar per È stata la mano di Dio - e dove in modo decisamente più sottile - come in Anna, Gomorra o Romulus. Proviamo ad analizzare insomma l'importanza della religione nella serialità di Sky e il diverso approccio degli autori.
Libro Primo: la Camorra è la Religione
In principio era Gomorra - La Serie, lo show che ha rivoluzionato la serialità italiana mettendo al centro realismo, dialetto e esagerazione teatrale per parlare della Camorra, dove non ci sono vincitori e vinti ma tutti sono destinati a morire, la vera domanda è come questo accadrà. La caducità e ineluttabilità della vita è al centro dei mafiosi protagonisti e il loro rapporto con la religione è sempre forte, stretto, intimo e allo stesso tempo viene mostrato in piazza, esposto con processioni e altri riti che coinvolgono la comunità. Non solo: le morti simboliche come quella di Salvatore Conte in chiesa nella seconda stagione, o la ricorrenza del cimitero nella quinta ed ultima stagione, fanno tornare i personaggi sempre al "punto di partenza", il rapporto con Dio, o al punto di arrivo se vogliamo, "cenere alla cenere". La vita - e appunto la morte - dei protagonisti di Gomorra è legata a doppio filo alla religione, nonostante il loro uccidere a sangue freddo per sopravvivere alla legge del più forte, agli atti illeciti a cui sembrano essere "destinati" e dai quali non c'è via di scampo.
Anna, parla Niccolò Ammaniti: "è la speranza a muovere tutta la storia"
Libro Secondo: la religione fantasy di Ammaniti
Il Miracolo ha segnato un prima e un dopo, un unicum nel panorama seriale italiano per la capacità di raccontare per una volta una storia che non parlasse di criminalità, un insieme di storie mescolare tra loro in modo avvincente e toccante, che solo verso la fine si uniscono in un puzzle ben architettato e costruito. Una serie che mescola incredibilmente i generi e che si incentra sul binomio Scienza e Fede mentre una Madonna continua misteriosamente a grondare sangue. Uno show che ci ha regalato una Elena Lietti folle e spregiudicata.
Lietti che ritroveremo come madre e "guida" per Anna, la protagonista della seconda serie di Ammaniti per Sky, questa volta adattata dal proprio romanzo e che lo ha visto debuttare (con grande pregio, aggiungiamo) alla regia. Anna mostra una Sicilia distopica in cui il mondo è governato dai bambini, una Sicilia impervia e angusta da attraversare, nello spirito del fantasy e dell'epica cavalleresca, nella cui Terra è anche nascosto un Credo, quello della Picciridda, perché è l'unica bambina a non essere morta dopo essere cresciuta. Quasi un santone o una provvidenza in un mondo oramai allo sbando.
È stata la mano di Dio, Paolo Sorrentino: "Io credo in un potere semidivino di Maradona"
Libro Terzo: I Due Papi di Sorrentino
Per alcuni il miglior Sorrentino è paradossalmente quello seriale perché più sperimentalista e uno dei rari casi in cui la seconda stagione, che è quasi uno spin-off (infatti ha cambiato titolo in The New Pope), è migliore della prima. Sorrentino è anche uno dei registi che ha saputo meglio trasformarsi e adattare la propria poetica da grande a "piccolo" schermo; a strutturare tutto in modo così affascinante da lasciare a bocca aperta lo spettatore, ammaliato da ciò che accade sullo schermo, comprese le metafore e gli easter egg presenti all'interno degli episodi, in cui Stato e Chiesa si incontrano e scontrano continuamente, come nella vita reale italiana. The Young Pope parte da un paradosso per la Chiesa cattolica - un Papa giovane - e tutto diventa rock, sensuale e pop... senza mai dimenticare però l'importanza della Fede come ancora di salvezza, che unisce gli uomini di tutto il mondo proprio in una delle figure simbolo della religione, appunto il Papa, il "tramite" di Dio.
Romulus, il significato del finale: figli di una nuova Alba
Libro Quarto: Pagano
A proposito di tramite, nell'Antica Roma e in ciò che è venuto prima della sua fondazione c'era un rapporto strettissimo fra uomini e dèi, che decidevano le sorti di ciò che accadeva sulla Terra e che i primi cercavano di interpretare tramite riti, preghiere e sacrifici. Romulus presentandosi come prequel de Il Primo Re cerca di indagare proprio i diversi punti di vista e di contatto fra il divino e il terreno, quando ancora molte "tecnologie" venivano viste come magie dagli uomini, quindi intrise di un elemento fantasy e mitologico. Ma d'altronde non è nei miti e nelle leggende che è racchiusa l'origine di tutte le storie? Non sono solo i corpi dipinti per qualche rito votivo o la stretta correlazione causa-effetto che gli uomini antichi credevano esistesse fra gli atti che compievano e gli dèi che li punivano e premiavano per essi, a mostrare l'identità di questo show. Lo è anche il suo sviscerare i diversi di punti di vista, come il percorso che compie Ilia (Marianna Fontana) da Vestale votata a Vesta a guerriera votata a Marte, o ancora il Culto della Lupa del misterioso popolo del bosco. È proprio il concetto stesso di Fondazione: la Bibbia d'altronde non è l'origin story dell'universo e della vita stessa?
Christian, la recensione: nuovi miracoli su Sky, in un mondo senza santi né eroi
Libro Quinto: Christian(o)
Siamo arrivati a Christian, ultima fatica seriale di Sky (co-prodotta con Lucky Red) a tema religioso che mescola atmosfere derivative dal Miracolo alla criminalità geolocalizzata di Gomorra, in questo caso addentrandosi nella periferia romana. Edoardo Pesce interpreta ottimamente l'ultima ruota di un ingranaggio criminale che sembra destinato a ripetersi ciclicamente, finché non arriva proprio lui, il Christian del titolo, a inceppare questo meccanismo e a fornire ciò che la religione ha, o almeno dovrebbe avere, come fine ultimo principale: donare speranza e sollievo a chi pensa di non meritarla e di non poterla assaporare mai più. Un dono - quello delle stimmate e della guarigione miracolosa - che lo rende quasi un Messia, un Profeta tra gli uomini e le donne che sono cresciuti pensando che la loro vita non potesse essere nulla di più di quello che è sempre stata. Ogni storia religiosa ha anche un lato oscuro oltre ad un lato luminoso, perché impregnata dal mistero più che dalla conoscenza, come in American Horror Story, dall'eterna ricerca di quest'ultima più che dall'appagamento nel trovare le risposte. Emblematica in questo senso è la scena finale con l'Angelo in cucina, un modo originalissimo di (ri)scrivere la storia.
Ciò che accomuna gli esempi seriali che abbiamo fornito è anche la colonna sonora, la musica, che sia quella dalle sonorità più disparate di Ammaniti, quella rock e pop di Sorrentino o ancora quella antica e stridente di Romulus. Un fil rouge che è specchio del racconto religioso che accompagna.