See 3, la recensione dell’ultima stagione: anche il mondo post-apocalittico deve finire

La recensione di See 3, la terza ed ultima stagione di una delle serie d'esordio di Apple TV+, quella post-apocalittica ideata da Steven Knight e interpretata da Jason Momoa.

È nell'epicità più totale che chiude See 3, la terza ed ultima stagione di una delle serie d'esordio di Apple TV+, quella post-apocalittica, disponibile dal 26 agosto con il primo degli otto episodi finali, seguito da un nuovo appuntamento settimanale ogni venerdì. I conflitti e le tematiche dello show troveranno, come spiegheremo nella recensione della stagione finale di See 3, un loro epilogo e una loro soluzione.

Quasi come il Trono di Spade

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See 3: un momento della terza stagione

Ancora di più che nelle prime due stagioni, questo capitolo finale di See ricorda le dinamiche de Il trono di spade, grazie al lavoro dell'ideatore Steven Knight (Taboo, Peaky Blinders) e dello showrunner Jonathan Tropper. Non solo per l'ambientazione che viene dal passato ma anche e soprattutto per gli intrighi di palazzo in atto: è passato quasi un anno da quando Baba Voss (Jason Momoa) ha sconfitto il suo nemico, fratello Edo (Dave Bautista), e ha detto addio alla sua famiglia per vivere nella foresta. Intanto a Paya Sibeth (Sylvia Hoeks) dà alla luce il figlio di Kofun (Archie Madekwe), con disappunto suo e della sorella gemella Haniwa (Nesta Cooper) e con grande preoccupazione di Maghra (Hera Hilmar), sorella minore di Sibeth e attuale regina che vorrebbe regnare con pace e prosperità, e non con il regno del terrore della maggiore. Una nuova - l'ultima? - minaccia si profila però all'orizzonte, in aggiunta alla diffidenza dei trivantiani per chi possiede il dono della vista come i due gemelli. Uno scienziato trivantiano sta sviluppando una nuova e devastante forma di armamento dotato della vista e in grado di minacciare il futuro dell'umanità, costringendo Baba a tornare a Paya per proteggere ancora una volta - l'ultima? - la sua tribù.

See, la recensione: Jason Momoa sostiene un mondo distopico affascinante, ma imperfetto

Uno sguardo al passato

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See 3: una foto di scena

È interessante notare il lavoro certosino di ricostruzione, scenografie e costumi fatto in questo show per creare un mondo distopico affascinante e l'aver coinvolto, davanti e dietro la macchina da presa, molte persone non vedenti per dare maggior realismo al racconto. Nonostante non sempre funzioni al meglio, questo aspetto è ancora più accentuato in quest'ultimo giro di boa, dove l'epicità raggiunge livelli altissimi, enfatizzata dalla regia dinamica di Anders Engström (già dietro alcuni episodi di Taboo) e da una colonna sonora quasi ancestrale, fino alla sigla che sembra davvero strizzare l'occhio alla "ricostruzione pop-up" di Westeros. La crudezza e l'atrocità di alcune scene di battaglia, complice la bravura e il carisma di Jason Momoa che si conferma perfetto nei panni di Baba Voss, è il valore aggiunto, grazie anche alle new entry come Michael Raymond-James (che bello rivederlo dopo C'era una volta e Tell Me A Story in nuovi mondi fantastici) nei panni dell'amico di Baba Voss che gli offre rifugio nella foresta, David Hewlett nel ruolo dello scienziato temibile e senza scrupoli Tormada, e Trieste Kelly Dunn nei panni di una nuova figura femminile importante nella vita di Baba.

See 3: in esclusiva il trailer italiano degli ultimi episodi della serie con Jason Momoa

Convivenza e eredità

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See 3: una scena della terza stagione

L'accettazione del diverso è ancora di più al centro di questo terzo ed ultimo capitolo di See rispetto al passato: i non vedenti e chi invece possiede il dono della vista devono trovare il modo di convivere oppure soccombere sotto una guerra senza esclusione di colpi. Determinanti in questo senso saranno le due sorelle-regine e le due figure femminili di spicco dello show, che mostra una società che nel futuro brutale e primitivo, centinaia di anni dopo che l'umanità ha perso il senso della vista, ha trovato la soluzione in una società matriarcale tanto quanto patriarcale. Una soluzione sul "problema" della vista spetta a questi ultimi otto episodi e ai personaggi, che saranno messi di fronte alle proprie paure e soprattutto alla propria rabbia interiore, a lungo repressa. Kofun non vuole accettare il proprio ruolo di padre e nel farlo ripensa al proprio (Baba) mentre Haniwa sembra non riuscire a trovare il proprio posto a Paya. See 3 si pone quindi come una riflessione che guarda al nostro presente e al cambiamento climatico in atto, che precipita sempre più, mostrando come bisognerebbe trovare il modo di riconvivere pacificamente con la madre Terra, anche se sembra quasi utopistico e impossibile al momento. Soprattutto parla di eredità, di cosa lasceremo ai nostri figli e cosa ci hanno lasciato i nostri genitori: un Pianeta che dovremmo salvaguardare il più possibile.

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Conclusioni

Confermiamo l’epicità ai massimi livelli alla fine della recensione di See 3, la terza ed ultima stagione di una delle serie d’esordio di Apple Tv+. Tra alti e bassi, che sono più o meno gli stessi dell’esordio dello show anche se migliorie sono state fatte in corso d’opera, il serial chiude le tematiche e le domande poste all’inizio, con alcune new entry interessanti e uno scontro finale senza esclusione di colpi che strizza l’occhio al Trono di Spade.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Il lavoro di ricostruzione, scenografie e costumi migliorato rispetto agli esordi.
  • Le scene di battaglia ben orchestrate.
  • Jason Momoa regge bene la serie sulle proprie spalle, affiancato dalla new entry Michael Raymond-James e dalle due sorelle-regine Sylvia Hoeks/Hera Hilmar.
  • La metafora ambientalista dello show.

Cosa non va

  • L’esagerazione di alcune sequenze.
  • Il realismo non sempre raggiunto.
  • La recitazione non sempre eccelsa.